“E’ davvero un’emozione essere qui oggi. Lo è di più perché siamo consapevoli delle difficoltà di questi due anni”.
A dare il via ufficiale alla 54esima edizione del Vinitaly, è Maurizio Danese, presidente di Veronafiere. Che subito parla del conflitto tra Russia e Ucraina. “Un’emergenza che non ci può lasciare indifferenti”, dice il numero uno di VeronaFiere. E per questo Danese annuncia che tutti i ricavi dei wine-tasting e delle masterclass saranno devoluti per il sostegno ai profughi ucraini, “con l’obiettivo di raggiungere presto la pace”. Il Vinitly torna alla sua configurazione originale, con il quartiere completamente sold-out “ed è un risultato per nulla scontato”, dice Danese. Ora sono tre le direttive su cui ci si sta concentrando per i prossimi Vinitaly, “anche se – spiega Danese – questo è un percorso che abbiamo già iniziato nel 2018”. Quindi il potenziamento del business, una selezione sempre più accurata degli operatori e il trding dei buyer esteri. Poi un’altra questione: “Dopo la pandemia, il vino italiano è nel pieno del vortice di aumenti che rischiano di impattare per 1,3 miliardi di euro di costi aggiuntivi, facendo perdere quote di mercato a favore di Paesi
produttori del nuovo mondo ed europei, meno esposti alla crisi energetica – spiega il presidente – Un tema, questo, particolarmente delicato e strategico, che sarà al centro delle giornate di Vinitaly e che, conseguentemente, imporrà anche nuovi criteri di selezione di mercati e di buyer ad alto potenziale. Il ritorno a pieno regime delle rassegne fieristiche in presenza si traduce in occasione di rilancio dell’export per le piccole medie imprese anche nel comparto vino. Settore che vede l’Italia maggior produttore al mondo con una quota del 18,5%, grazie a 130 mila imprese agricole, oltre 45.600 aziende vinificatrici e 1,3 milioni di addetti. Ed è in questo contesto che Vinitaly torna a giocare un ruolo centrale, di vero protagonista nella promozione e nell’internazionalizzazione”.
G.V.