L’edizione di Vinitaly 2020, prevista dal 19 al 22 aprile è stata rinviata dal 14 al 17 giugno 2020. Abbiamo ascoltato, a caldo, i pareri di alcuni produttori italiani.
“Vista la situazione, non solo per la salute, ma legata soprattutto all’immobilità di molti paesi, è inutile fare una manifestazione che accresca le casse di VeronaFiere e che non tenga conto dei nostri interessi. La partecipazione degli stessi visitatori italiani potrebbe essere bassa. Trovo che sia giusto e sensato il rinvio. Molti contatti dall’estero ci riferiscono già di non confermare la loro partecipazione”, afferma Renato De Bartoli, amministratore delegato della cantina siciliana Baglio di Pianetto, azienda della famiglia Marzotto. Quasi un sollievo per Sandro Gini, presidente del consorzio Soave che afferma: “Qui ci speravamo, perché abbiamo sentito tutti gli operatori e ci avevano già detto che non sarebbero venuti. Vediamo se si potrà fare in seguito. Ci mettiamo tutta la buona volontà ma se gli operatori non vengono non ha senso. Prima di tutto vanno appianate le condizioni che rendano possibile e serena la manifestazione, e quando sarà superato e le autorità sanitarie diranno che è tutto rientrato allora potremo ripartire. Dagli Stati Uniti all’Asia ad oggi non si muovono”.
Un disastro terribile per il mondo del vino, che fa riflettere, secondo Walter Massa, titolare dell’omonima azienda di Monleale, in Piemonte: “Penso che la vita deve andare avanti e non ci si può fermare. Per me il coronavirus e cosa ci gira intorno è la cosa più pesante degli ultimi cento anni di storia. Devastante più della Seconda Guerra Mondiale, dell’attacco alle Torri Gemelle, della Guerra in Vietnam, a causa del danno che fa sul pensiero umano: il mondo si è fermato. Questo virus, e il modo in cui si è diffuso nei pensieri, frena il modo di stare al mondo. Di divertirsi. Ora va fatta una fortissima riflessione interiore. Il Vinitaly giustamente va sospeso, perché anche considerando il coronavirus un’influenza poco giù grave di un’altra, si rischia che non venga nessuno in fiera. Bisogna però cominciare a pensare positivamente, ad avere fiducia. Io penso, ma è un mio pronostico, che a giugno avremo già dimenticato. Adesso però diamo ossigeno, perché si riassesti il pensiero umano da cui partono gli impulsi per una reazione più lucida. Il Vinitaly comunque va fatto: è importante come una vendemmia”. Giusto sospendere anche per Raffeale Librandi, titolare dell’omonina cantina calabrese: “Penso sia la decisione più giusta anche da un punto di vista commerciale. La manifestazione non sarebbe stata proficua. Manca l’entusiasmo. Seriamente è giusto rimandare. Poi non si sa se sarà opportuno farla a giugno. Potrebbe non avere senso. Ma è presto per valutare, l’incertezza è grande. E viviamo alla giornata”.
“Onestamente se da un lato comprendo le ansie per gli sviluppi del virus, dall’altra ho la sensazione che stiamo perdendo di vista il punto nodale – afferma Luigi Bonsignore, produttore siciliano dell’azienda Baglio Bonsignore – Non vorrei che si dovranno contare morti e feriti tra le aziende. Spero sia un rinvio di qualche mese e che si ritorni con serenità ad affrontare la vita. Il problema è che si sta bloccando tutto. Il mondo del vino siciliano, per esempio, perde la possibilità di avere 7 milioni di turisti che arrivano in Sicilia”. D’accordo anche il produttore Carmelo Bonetta, proprietario della cantina siciliana Baglio del Cristo di Campobello: “Non ha senso andare ad una fiera in cui siamo tagliati fuori. Sarebbe un flop. Meglio spostarla. Speriamo che la situazione si riprenda presto. E spero che si riparta con più grinta”.
F.L.