di Andrea Camaschella
Mentre preparo la valigia per andare a Verona, al Vinitaly, mi domando cosa mi aspetta, ovviamente sul fronte dei birrifici.
In un contesto che sin dal nome è fortemente dedicato al mondo del vino, ha senso per i birrifici presentarsi al Vinitaly? La mia idea me la farò nei prossimi giorni, intervistando i birrai che saranno presenti là, intanto cerco di chiarirmi le idee e quindi urge sentire qualcuno che conosca bene i due mondi, quello del vino e quello della birra e conosca anche il contesto del Vinitaly. Il primo a cui pongo la domanda è Walter Massa, il profeta del Timorasso, che anni fa affermava che “per fare vino ci vuole culo, per fare birra ci vuole testa”. Il mondo della birra Walter lo conosce bene, è grande amico di Riccardo Franzosi del birrificio Montegioco, con cui collabora spesso in piccoli eventi che rilanciano le colline del Tortonese, e gli vende le botti usate per la sua Bigolla per far nascere uno dei capolavori di Riccardo, la Mummia. La risposta di Walter è tranchant: “Secondo me no perché i birrifici in un contesto del genere perdono la loro bellezza, la loro vivacità intellettuale e si contagiano del brutto del mondo del vino”. Conoscendolo a farlo parlare così non è sicuramente la gelosia né la paura che il vino venga in qualche modo oscurato dalla birra, ma proprio il timore del contrario.
Passo allora a Nicola Perra, Birrificio Barley di Maracalagonis (CA), unico birrificio italiano da cui non è mai uscito un fusto, nemmeno per gioco, ma solo bottiglie. Nicola il mondo del vino lo conosce molto bene: è stato il primo a creare (inventare? scoprire?) una Iga, quando ancora non si chiamavano così, cioè una birra con una percentuale di sapa (mosto cotto) di Cannonau; il suo mercato guarda con sicurezza alle enoteche e le sue birre convincono molti bevitori di vino oltre a chiunque apprezzi una birra buona. Benché meno tagliente, anche lui concorda con Walter: “Ha senso per i birrifici che sono già in Gdo o che puntano a entrarci, nella grande distribuzione. Birrifici quindi che hanno grandi gruppi dietro o multinazionali. Non ha senso per i piccoli birrifici, nemmeno se hanno sbocco nelle enoteche. Entrare al Vinitaly richiede spese molto importanti e rientrare da quei costi è praticamente impossibile per chi ha l’Horeca come mercato di riferimento”.
Nei prossimi giorni vi aggiornerò, direttamente dal Vinitaly, e chissà che non ci sia anche qualche interessante novità da godermi, ehm raccontarvi.