(Luca Gardini – ph Vincenzo Ganci)
di Luca Gardini
Con l’avvicinarsi di quello che indubbiamente, per noi che ci occupiamo di vino, è l’appuntamento dell’anno, permettetemi una panoramica sui miei assaggi imperdibili a Vinitaly 2019.
Inizio da casa mia, me lo consentirete, ma la cantina di Enio Ottaviani, a San Clemente di Rimini, è davvero unica. Oltre a dedicarsi ad un serissimo lavoro sugli autoctoni come Sangiovese e Pagadebit quest’anno ha rilasciato una versione del loro vino di punta, il Dado 2017, un Sangiovese capace di giocarsela su palcoscenici internazionali. Per conferme passateli a trovare, saranno al Padiglione dell’Emilia-Romagna, il numero 1, stand A4/B4. Passando alle bollicine, e alla tradizione in un territorio dalla vocazione indiscutibile, dobbiamo approdare a Monte Rossa, il cui Riserva Cabochon Doppiozero 2012 è una graffiante, conclamata prova in ambito Franciacorta, una delle più memorabili. Saranno al padiglione 6, stand B6. Risaliamo verso l’Alto Adige, altra terra dalla vocazione cristallina in cui Girlan sta svolgendo un compatto lavoro fatto di cura per la vigna e di tante etichette imbottigliate, che brillano per la qualità sempre altissima. Una prova evidente è il Trattman 2016. Pinot Nero Riserva fascinoso, rotondo ed ammaliante, che potrete degustare al Padiglione 6, stand D2. Per capire invece come Santa Barbara sta riscrivendo la storia di un territoriale imprescindibile come il Verdicchio dei Castelli di Jesi, necessarie due cose: la prima è procurarsi una bottiglia de Le Vaglie 2018. L’altra è passarli a trovare, al padiglione 7, stand A8, e sperare di incrociare Stefano Antonucci, cui non a caso è spesso associata la parola “maestro”. Provare per credere.
Per un altro assaggio imprescindibile è necessario volare in Sicilia, presso la Cantina Benanti, il Pietra Marina 2015 è uno spettacolare Carricante 100% che sa di tufo, timo, salvia e sfalcio di campo, ed esibisce una mineralità sconvolgente. Andateli a trovare al padiglione della Sicilia, che è il numero 2. Un altro irrinunciabile assaggio è quello del Barolo Ravera 2015 di Elvio Cogno. Uno dei prodotti-cardine dell’Italia vitivinicola. Il Pecorino 2018 delle Terre di Chieti, in un’interpretazione impeccabile come quella della tenuta Ulisse, sarà invece protagonista nel Padiglione 12 (stand C2), con la missione di riscoprire una regione spesso – e ingiustamente – considerata secondaria nel panorama enoico nazionale, e invece matrice di alcuni territoriali unici. All’interno dello Spazio Comune Castelvecchio, Padiglione 3, imperdibile la visita a Tenuta Sant’Antonio, per degustare l’Amarone “Selezione Antonio Castagnedi” 2015, uno dei prodotti di punta dei fratelli alla guida della celebrata cantina. Da lì il passo è breve per assaporare l’altra faccia del veronese, ovverosia il Garganega. Il Soave 2017 di Gini è praticamente perfetto, gli manca solo la parola e non sarei del tutto convinto nemmeno di quello. Concludo il mio percorso con l’ultimo consiglio, che se volete è anche una scommessa: il Durello. Questo spumantizzato metodo classico “Io Teti”, di Cantine Tonello, 36 mesi sui lieviti, appartenente alla denominazione Lessini Durello, a base di Durella, territoriale dei Monti Lessini, ha davvero tutte le caratteristiche per sfondare. Troverete Diletta, con tutto il suo entusiasmo, al Padiglione D, posizione D2.