Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Vinitaly 2018

Langhe shock: mezzo ettaro a Barolo comprato per due milioni di euro

17 Aprile 2018
cerequio cerequio


(Cerequio La Morra)

Non siamo ancora al livello della Borgogna, ma ci stiamo avvicinando rapidamente. Mezzo ettaro,sì avete letto bene, mezzo ettaro di vigneto nel celebre cru Cerequio di la Morra, sarebbe stato (condizionale d'obbligo, ma le voci sono sempre più insistenti) acquistato a 2 milioni di euro. 

Quindi, calcoli facili da fare, un ettaro di vigneto da queste parti oggi vale 4 milioni di euro. Prezzi incredibili e impensabili fino a qualche tempo fa che si stanno allineando a quelli della Borgogna, dove però i vigneti si vendono a filari e un ettaro, complessivamente, può costare anche 7/8 milioni di euro. Lo ha rivelato La Stampa, nell'edizione cartacea di oggi. La notizia è trapelata al Vinitaly. Nessuno dei produttori “big” piemontesi ha confermato, ma non ha neanche smentito. Da Angelo Gaja a Michele Chiarlo, da Roberto Voerzio a Batasiolo e Paolo Damilano che conoscono molto bene questa celebre collina, famosa in tutto il mondo. Non si conosce il nome dell'acquirente, si vocifera che sia straniero. Sulla questione interviene Oscar Farinetti: “Se parlo come proprietario, con Fontanafredda, del maggior numero di ettari a Barolo (sono circa 100) non posso che sorridere – ha detto Farinetti a La Stampa – In realtà sono un po' preoccupato. Temo l'effetto bolla, mi sembra di rivedere i prezzi degli appartamenti in Liguria di 30 anni fa. Non si può andare oltre certi limiti, ci vuole equilibrio tra costo delle uve, del vino e dei terreni”. Parla anche il neo presidente del consorzio di tutela delle Langhe, Matteo Ascheri: “E' chiaro che è in atto una trasformazione – dice – L'acquisto di un vigneto non è più un investimento produttivo, ma patrimoniale o finanziario. Chi acquista a certe cifre sa che può avere un ritorno economico solo tra 70 anni, quindi i ragionamenti sono di altro tipo e superano le dinamiche familiari a cui siamo abituati”.

C.d.G.