Sono stati i vini prodotti da vigneti storici con oltre 80 anni di età ad aprire il Vinitaly 2018 delle Donne del Vino.
A guidare la degustazione di un anniversario importante in cui l’associazione festeggia i suoi 30 anni di vita, Ian D’Agata, uno dei massimi esperti del vino nel mondo, autore del pluripremiato volume Native Wine Grapes of Italy. Si tratta di vini ottenuti da vigneti ottuagenari e, in alcuni casi, anche più vecchi, la cui degustazione è stata di straordinario interesse ed ha riguardato 10 etichette provenienti da sei regioni che offrono una panoramica ampia della ricchezza e della biodiversità del patrimonio viticolo italiano. “Fino a questo momento la tendenza è stata quella di privilegiare le uve provenienti da vigneti giovani ottenuti dal reimpianto – ha detto Ian D’Agata – a scapito della complessità, personalità e carattere trasmesso al vino dalle viti molto longeve”. Una strategia su cui vale la pena riflettere e per questo le Donne del Vino hanno organizzato una degustazione che è destinata a diventare una pietra miliare nella comprensione del potenziale qualitativo del vigneto italiano.
Un punto di partenza che evidenzia un approccio visionario a cui la presidente delle Donne del Vino, Donatella Cinelli Colombini, ha voluto legare una riflessione sui vantaggi del restauro del vigneto storico italiano e sulla diffusione delle pratiche capaci di allungare la vita delle piante: “Un approccio rivoluzionario – ricorda la presidente – rispetto alla pratica dei reimpianti frequenti applicata in modo massiccio negli ultimi 50 anni, pratica che presenta indubbi vantaggi produttivi ma priva i vini del timbro unico che ricevono da viti molto vecchie”.
Manuela Zanni