Gli onori di casa affidati al presidente di VeronaFiere Maurizio Danese. Presente anche il commissario europeo per lo sviluppo rurale Phil Hogan. E tra il pubblico la presenza del “re del Barbaresco”
di Giorgio Vaiana
Il record di Maurizio Martina, le risate con il patron di 1919 Robert Yang, la provocazione del presidente della regione Veneto Luca Zaia, Angelo Gaja relegato tra il pubblico.
In sintesi ecco la cerimonia tradizionale di inaugurazione della cinquantesima edizione del Vinitaly. A fare gli onori di casa il presidente di VeronaFiere Maurizio Danese che ha ringraziato un elenco infinito di nomi. “Lascio parlare i numeri – ha detto Danese – Sono 4.273 le aziende presenti da 30 paesi che superano 4.700 se contiamo anche quelle di Sol&Agrifood. Stiamo pensando ad una fiera sempre più dedicata a mondo degli affari: per questo riteniamo fondamentale il fuori salone. Lo scorso anno abbiamo registrato 130 mila presenze, 29 mila presenza al fuori salone. Quest'anno i numeri sono più bassi, siamo intorno a 110 mila, ma si tratta di operatori che si sono pre-accreditati. Quindi di chi ha interesse a visitare la Fiera per il business. Gli appassionati si possono sbizzarrire tra Verona e Bardolino. Per noi, questa, è la prima edizione del cinquantesimo anno, un nuovo inizio. In 365 giorni sono già cambiate tante cose: siamo diventatu una Spa e stiamo progettando investimenti per 100 milioni entro il 2020”.
Insomma la Fiera di Verona cambia volto. E anche la città di Giulietta e Romeo sta seguendo questo filone di cambiamenti per presentarsi ancora più bella di quanto non lo sia già alle centinaia di migliaia di turisti e appassionati che la visitano in questo periodo. Come ha confermato il sindaco di Verona Flavio Tosi: “La fiera sarà sempre di più dedicata agli operatori del settore – dice il Primo Cittadino – Potenzieremo la fiera in città, coinvolgendo anche la Valpolicella. Le cose in città stanno cambiando: penso al percorso pedonale e alla pista ciclabile che collegano la Fiera con la stazione, il nuovo filobus, i progetti di viabilità. Insomma la Fiera ha contribuito a recuperare in toto un'intera area della città che era degradata. Tanto che anche Oscar Farinetti l'ha scelta come sede del suo nuovo Eataly (si troverà nell'ex ghiacciaia, ndr)”.
Siparietto simpatico, poi, con Robert Yang, titolare di 1919, gigante della distribuzione O2O (online to offline). Si tratta di una catena di mille negozi spars in 500 città cnesi che garantisce la consegna del vino in 19 minuti dal momento dell'ordine e assicura sconti per ogni minuto di ritardo: “Nel 2019 i nostri negozi dovrebbero essere 6.000 – dice Yang – che poi prosegue – e nel giro di dieci anni il nostro fatturato dovrebbe raggiungere quota 100 miliardi di Renmimbi (la mometa della Cina, che corrispondono a circa 13 miliardi)”. Obiettivo, comunque acquistare e distribuire oltre 2 milioni di bottiglie di una quindicina di marchi italiani.
Poi è toccato al presidente Zaia prendere la parola. E ha iniziato con una battuta: “Il video che presenta il mio intervento mi piace – ha detto – Lo userò per la campagna di autonomia del nostro Veneto”. Poi è tornato serio e ha sciorinato i numeri del Veneto del vino: “Ne produciamo 10 miliardi di ettolitri, ci sono 22 mila addetti in 30 mila aziende e 86 mila ettari di vigneto. Il nostro export è il 35 per cento del totale italiano e vale 2 miliardi di euro. Il sogno? Creare un collegamento tra Langhe, Prosecco e Valpolicella”. Phil Hogan, commissario europeo per lo sviluppo rurale ha parlato di Pac, la Politica Agricola Comune: “Stiamo facendo un ottimo lavoro e in ogni caso – ha detto – la qualità rimarrà al centro del nostro progetto sia per ciò che riguarda il cibo che per quello che riguarda il vino. All'Expo, nel 2015 avevo promesso che sarei venuto al Vinitaly nel 2017. Ho mantenuto la promessa, nonostante io sia un politico”.
(Maurizio Martina)
Dulcis in fundo, il ministro Maurizio Martina: “E' il mio quarto Vinitaly, fatemelo dire con orgoglio – ha detto – L'ultimo? Non saprei. In ogni caso se non è un record, almeno in tempi recenti, poco ci manca. Mi ritengo soddisfatto del percorso che abbiamo fatto. Il vino rimane uno strumento fondamentale del nostro lavoro. Certo tutti i cambiamenti necessitano di tempo per essere digeriti. Penso alla dematerializzazione del Registro vinicolo. In ogni caso, fino al 30 giugno lo Stato non farà sanzioni a chi non rispetta le regole. Cerchiamo sempre di essere equi, perché sappiamo che i cambiamenti penalizzano sempre le piccole e medie imprese”. Ma Martina ha stabilito i suoi punti fermi: “La sostenibilità del bilancio è un punto fondamentale della Pac. Chi parla a sproposito di dazi, dogane e barriere non sa che sta dicendo”. Poi capitolo Testo Unico del Vino: “A pensarci bene, 4 anni fa sembrava un'utopia. Oggi diamo il via ai primi 15 pacchetti attuativi che riguardano i controlli, la qualità e la tracciabilità. Su questo punto, da domani, sul nostro sito istituzionale, sarà attivo un link dove potere inviare i vostri suggerimenti. Abbiamo bisogno del supporto di tutti”. E una promessa: “Entro luglio o comunque prima della pausa di agosto sarà completato il Codice Unico dell'Agricoltura, il testo fondamentale con le leggi che completa il quadro normativo della semplificazione normativa che stiamo attuando”. “Fondi Ocm? “Sono la prova di come l'Europa sia al servizio delle aziende e danno l'idea di un'Europa forte. Si tratta di uno strumento fondamentale. Il decreto 2017 ci permetterà di superare tutte le criticità che abbiamo rilevato fino ad oggi”.
(Angelo Gaja prende appunti seduto tra il pubblico)
Una piccola nota di colore. Tra il pubblico c'era Angelo Gaja il “re del Barbaresco”. Ha assistito all'intera conferenza. Proprio lui che al Vinitaly non partecipa più e che vorrebbe una fiera biennale a Milano.