Per la prima volta al Vinitaly 16 aziende hanno proposto 600 etichette
di Alma Torretta
Scoprirne i vini significa tornare alle origini della viticultura europea grazie a vitigni che risalgono a mille anni fa, ma significa anche avere un’anticipazione del futuro di un territorio che vuole tornare rinomato per le sue etichette come lo era nel passato.
Al Vinitaly quest’anno per la prima volta la Federazione Russa è sbarcata a Verona con 18 aziende che hanno presentato oltre 600 vini, tra fermi, spumanti e ice wine, accompagnati dal Segretario di Stato e vice ministro dell’Agricoltura russa, Sergey Levin, che nell’incontrare stampa e operatori ha ribadito come c’è molto spazio sul mercato russo per chi volesse investire in un territorio dalla tradizione vinicola antichissima ma già modernizzata anche grazie a consulenti enologi provenienti da tutto il resto del mondo, dalla Francia all’Australia, compresa l’Italia.
La Federazione russa ha presentato a Verona i vini di cinque delle sue regioni più meridionali – Krasnodar, Stavropol, Rostov, Dagesta e Crimea – tra il Mar Nero, il Mar di Azov e il Mar Caspio, nella parte più settentrionale di quel Caucaso che è ritenuto la culla della viticoltura europea, una zona oltretutto attraversata dal 45° parallelo vicino al quale si trova anche, a qualche latitudine di distanza, Bordeaux. Gli inverni sono molto rigidi e le estati brevi ma calde e secche, nelle zone più a sud con autunni abbastanza miti da potere fare delle vendemmie tardive. Queste province nel VII secolo facevano parte del grande impero Khazari, una confederazione di popolazioni seminomadi che praticava la vitivinicoltura per fini religiosi e vantavano tre capitali presso i tre principali fiumi dell’impero – il Don, il Volga e il Terek – fiumi che ne determinano le peculiari caratteristiche pedoclimatiche. I Khazari furono poi sconfitti da russi nel X secolo ed in questa zona i cosacchi hanno poi così introdotto l’uso delle botti e, secondo alcune tradizioni locali, portato qui dalla Francia pure il Cabernet Sauvignon, chiamato localmente Krasnostop, ma gli studi del Dna hanno oggi dimostrato che si tratta invece di una varietà autoctona che non ha nulla a che fare con il Cabernet francese.
Nelle cinque zone vinicole russe presenti al Vinitaly la superficie vitata è attualmente di 90mila ettari, vi sono coltivati per la maggior parte tra le varietà di uve russe più antiche quali il bianco Sibirkoviy e i rossi Krasnostop, Zolotovsky, Tsimlyansky nero e il Plechistik. Di origine georgiana altre due varietà molto diffuse, e già più conosciute nel mondo,il Saperavi e Rkatsiteli. Altre uve ancora sono di origine turca, in Crimea, si trovano anche vitigni di origine greca. Se la fillossera ha devastato i vigneti e la maggior parte delle vigne sono innestate, ed in alcuni casi con vite selvatica americana dando quindi origine a ibridi, si è comunque in alcuni casi conservato il suggestivo tradizionale sistema di allevamento a forma di cesta (Donskaia chasha)
Un piccolo assaggio, emblematico delle potenzialità della viticoltura russa, è stato offerto con la con la presentazione in particolare di quattro etichette da parte dell’esperto di vini russi Vladimir Tsapelik, presidente dell’Indipendent Wine Club di Mosca, e da Andrea Galanti, Miglior Sommelier d’Italia 2015. I primi due vini sono prodotti da una delle più grandi imprese vitivinicole russe , la Kuban-Vino, fondata nel 1956, che dal 2003 fa parte della holding del vino Ariant che produce vini con la consulenza degli enologi italiani della Enofly.
Kuban-Vino Winery – Chateau Tamagne Autochtone Collection Rkatsiteli 2016
Dalla regione di Krasnodar, un fresco bianco da uve Rkatsiteli , dal naso gradevolmente aromatico grazie alla presenza di una varietà locale di Moscato, sentori agrumati d’arancio e lime che si aprono in piacevoli note erbe aromatiche con una punta di salmastro. All’assaggio è fresco, intenso, con la nota salmastra che ne caratterizza la lunga persistenza.
Kuban-Vino Winery – Chateau Tamagne Krasnostop 2015
Dalla stessa azienda e regione, un rosso da uve Krasnostop che si mostra subito concentrato e potente da tutti i punti di vista: dal colore rubino impenetrabile ai profumi leggermente surmaturi di marmellata di frutta rossa rinfrescati da sentori mentolati e di spezie fini. Tannini fitti e forti all’assaggio, con il dolce del frutto che chiude con una piacevole nota leggermente amara finale in contrappunto.
Tsimlianskie Winery – Tsimlianskoye Red Sparkling Sweet, Old Cossak 2014
Un vino frizzante leggermente dolce della regione di Rostov, lungo il fiume Don, da tre uve – Tsimlianskiy, Plechistik, Krasnostop – raccolte ad ottobre avanzato. Dal colore violaceo, spuma esuberante ma evanescente, sensuali profumi floreali leggermente speziati, solo leggermente abboccato all’assaggio (non ha zuccheri aggiunti), molto piacevole da bere fresco. Non è un caso che si tratta di una tipologia frizzante tradizionale, prodotto ancora secondo l’antica metodologia, che il poeta russo Puskin amava molto bere tra la portata di carne e il dolce al cucchiaio per rinfrescarsi la bocca. Tradizionalmente abbinato anche con il grasso pesce di fiume, oggi perfetto anche per il cioccolato.
Fanagoria Winery – Icewine Saperavi 2015
Dalla penisola di Tamar, nella regione di Krasnodar dall’antichissima varietà georgiana Saparevi, un ice wine rosso ottenuto da grappoli realmente lasciati a ghiacciare sulla pianta, non in frigoriferi, dal colore rubino impenetrabile, profumi di cappero, marasca e cacao, decisamente dolce ma contemporaneamente sapidissimo, dalla persistenza lunghissima: Un vino dalla personalità unica. . Lo produce una delle più grandi aziende vitivinicole russe, con 2.800 ettari di vigne tra il Mar d’Azov e il Mar Nero.