In un solo anno sono più che raddoppiate le frodi con un incremento record del 150 per cento del valore di vini e alcolici sequestrati perché adulterati, contraffatti o falsificati.
È quanto emerge dal Dossier su “Frodi in Italia e vinopirateria nel mondo nel 2015” sulla base della preziosa attività svolta dai carabinieri dei Nas nel 2015, divulgato in occasione dell’apertura presentata della “cantina dell’orrore” al Vinitaly nello stand della Coldiretti per denunciare nuovi e incredibili casi di contraffazioni e imitazioni dei nostri vini piu’ prestigiosi con il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e il presidente dell'Osservatorio Agromafie Gian Carlo Caselli.
“Il fenomeno è allarmante – dice Domenico Bosco, responsabile ufficio vitivinicolo della Coldiretti – Le frodi seguono due linee: una che è quella dell’utilizzo del nome della denominazione, pur non producendo in quella parte del territorio; la seconda è la distribuzione dei kit per il vino. Le persone che conoscono questo mondo sanno benissimo che il vino non può certo prodursi con acqua e bustine stile piccolo chimico. E ricordiamo che nella definizione internazionale di vino non si parla mai di aggiunta di acqua, cosa fondamentale, invece, per ottenere il vino da questi kit”.
Le frodi e la vinopirateria sono la principale minaccia al successo dei vini italiani che nel 2015 hanno raggiunto un fatturato record di 9,7 miliardi (+3%) realizzato soprattutto grazie all’export che è stato di 5,4 miliardi (+5%). Da tutelare c’è un settore che – precisa la Coldiretti – offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone e che negli ultimi 50 anni a messo a segno una crescita impetuosa con le esportazioni che sono aumentate di quasi otto volte in (+687%) nonostante la produzione sia calata del 30% a 47,4 milioni di ettolitri, con una bottiglia prodotta su tre che è a denominazione di origine, tanto che l’Italia che ha conquistato il primato in Europa per numero di vini con indicazione geografica (73 Docg, 332 Doc e 118 Igt).
“La repressione c’è, per fortuna – continua Bosco – e coinvolge tutti i paesi membri dell’Unione europea. Infatti quando c’è una denuncia di frodi, le forze dell’ordine intervengono immediatamente, anche se la denuncia arriva da altri paesi. Si parla del reato di frode in commercio e le sanzioni variano da paese a paese”.
Il Prosecco guida la classifica dei vini italiani più taroccati dopo aver conquistato il record delle vendite a livello mondiale dove sono state esportate 237 milioni di bottiglie di Prosecco doc e 38 milioni di bottiglie Prosecco docg (Conegliano, Valdobbiadene, Asolo, Cartizze).
Il fenomeno del falso vino “Made in Italy” – informa la Coldiretti – trova un forte impulso anche dalle opportunità di vendita attraverso la rete dove è possibile acquistare pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit – anch’essi esposti dalla Coldiretti – che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette piu’ prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Verdicchio, Lambrusco o Montepulciano. In questo contesto sono importanti le forme di collaborazione avviate dalle autorità italiane con i principali operatori del settore a partire da Alibaba con l’incontro tra il fondatore di a, Jack e il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Il vino in polvere non è diffuso solo in Paesi extracomunitari ma può essere facilmente acquistato anche direttamente nei negozi di alcuni Paesi dell’Unione Europea, dalla Gran Bretagna alla Svezia. Fuori dall’Unione Europea dove uno dei piu' grandi produttori di wine kit si trova in Canada e, con i marchi California Connoisseur, KenRidge, Cellar Craft, European Select, vende kit di Verdicchio, Chianti, Barolo, Amarone, Valpolicella ai quali – denuncia la Coldiretti – si è limitato ad aggiungere semplicemente l’aggettivo “style”. La società che produce wine kit fa capo al secondo produttore canadese di vino Andrew Peller Limited che in passato ha anche esposto i propri vini al Vinitaly. E preoccupante notare – continua la Coldiretti – come la falsificazione continui a prosperare in un Paese come il Canada con cui la Commissione europea ha recentemente raggiunto un accordo politico sugli elementi chiave dell’Accordo economico commerciale globale (noto anche con l’acronimo in inglese Ceta) per dirimere le controversie in corso sulla tutela delle denominazioni, dai salumi ai formaggi.
Il problema non è legato solo all’utilizzo delle pregiate denominazioni del Belpaese poiché, in base alla normativa europea del vino, non è possibile aggiungere acqua nel vino o nei mosti. La definizione europea del vino non contempla l’aggiunta di acqua e soprattutto per questo il commercio dei wine kit su tutto il territorio europeo – continua la Coldiretti – andrebbe vietato.
Gli ottimi risultati dell'attività delle forze dell’ordine confermano l'efficacia del sistema di controlli in Italia contro un crimine particolarmente odioso perché si fonda sull'inganno e colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “occorre agire anche a livello internazionale di fronte ai numerosi tentativi di banalizzazione delle produzioni nazionali che oltre al danno economico colpiscono l’immagine del Made in Italy tra i consumatori emergenti dove non si è ancora affermata la cultura del vino.
C.d.G.