Da sinistra Diego Cusumano, Gianfranco Fino e Angelo Muto
Vinitaly 2012, il responso: vincente la formula dei quattro giorni, grande apprezzamento da parte dei produttori, maggiore affluenza di operatori del settore, soprattutto quelli provenienti dall’estero e molte aspettative per il prossimo anno.
Insomma tutto perfetto, o quasi, se non fosse che ancora una volta su infrastrutture e sulla logistica l’organizzazione e’ risultata carente, come hanno lamentato molti produttori. In generale è pioggia di pareri positivi su questa nuova edizione.
“Grande
afflusso e qualitativamente una grande partecipazione – dice Antonio Rallo,
presidente Assovini Siclia -. La Sicilia si dimostra sempre un territorio
interessante sia per gli italiani sia per gli stranieri. Rispetto all’anno
scorso, grazie al cambio dei giorni, c’è stato infatti un afflusso
maggiore di pubblico selezionato, soprattutto di operatori del settore. I soci Assovini hanno
apprezzato la formula dei quattro giorni che ha visto una maggiore
concentrazione di lavoro e un maggiore ordine rispetto agli anni precedenti”.
Più operatori del settore soprattutto stranieri. Così come afferma Benedetta Poretti, responsabile comunicazione dell’Azienda Duca di Salaparuta che oggi insieme alla linea Corvo vanta una produzione di 10 milioni di bottiglie. “Con l’estero è andata meglio anche se ancora la gente deve prendere il ritmo di questa nuova formula”.
Più che soddisfatto Diego Cusumano, titolare dell’azienda Cusumano, 2,5 milioni di bottiglie prodotte: “Un Vinitaly meraviglioso – dice – mi sono divertito, e credo che questa non sia una cosa da poco”.
Anche il Vivit, alla sua prima edizione, sotto l’aspetto affluenza è risultato positivo, anche se la maggior parte del pubblico, come testimonia Giusto Occhipinti, titolare dell’Azienda Cos di Vittoria, che produce 150 mila bottiglie, e’ stato per lo più di curiosi e non di clienti. “Come inizio non è male – afferma il produttore – si deve però lavorare molto per cercare di migliorare l’aspetto logistico”.
Soddisfatto anche Alberto Graci, titolare dell’Azienda Graci, che per la sua produzione di 15 mila bottiglie annue ha trovato utile la riduzione di un giorno della fiera consentendo una maggiore concentrazione degli appuntamenti. Per Graci anche evitare il sabato, negli anni precedenti giornata super affollata di gente poco interessata, ha permesso una maggiore selezione.
Dello stesso parere anche Luigi Sarno, titolare dell’aziende Cantine del Barone, piccola realtà di Cesinali nell’avellinese con 16 mila bottiglie. “Abbiamo lavorato meglio, inoltre abbiamo avuto grande riscontro da parte dei giornalisti del settore e appassionati.”
Un po’ di amarezza esprime invece Angelo Muto, titolare di Cantine dell’Angelo, azienda di Tufo, in provincia di Avellino, sul mercato con 40 mila bottiglie. “A differenza degli altri anni – afferma – si respira un’aria più industriale e molto meno agricola. È come se di desse meno importanza alla viticultura”.
Parere positivo da parte di alcuni produttori della Puglia, che considerano questo come un anno di transizione, di rodaggio, che va valutato in una prospettiva più lunga. Gianfranco Fino, titolare dell’omonima azienda che conta una produzione di 18 mila bottiglie a Lama in provincia Taranto, lamenta una carenza di appassionati “Abbiamo lavorato molto bene – dice Fino – anche se secondo me si potrebbe migliorare ancor di più il format della Fiera, dedicando due giorni agli appassionati e due al trade”.
Gabriele De Falco, titolare azienda De Falco a Novoli in provincia di Lecce, che produce 200 mila bottiglie, dice la sua: “La formula va bene ed è stata apprezzata dagli operatori provenienti dall’estero che non amano molto la confusione del fine settimana, anche se ancora c’è qualcosa da perfezionare, e in questo l’Ente Fiera deve adoperarsi soprattutto in una migliore gestione degli spazi e della logistica”.
Anno di grande successo per Heres società in provincia di Arezzo che distribuisce cantine come Marco De Bartoli, Terzavia, Pol Roger, Marc de Grazia, Case Basse Soldera, Brùton. Afferma l’amministratore delegato Cesare Turini: “Se il Vinitaly fosse un termometro per misurare la crisi, potremmo dire che non c’è crisi. Quest’anno si è respirato un bel clima, molta partecipazione, molti più operatori del settore. Allo stand abbiamo registrato il doppio delle presenze rispetto all’anno scorso e ai precedenti. E voglio evidenziare che si trattava di professionisti, di importatori. Se il 2008 è stato l’anno dei timori, il 2012 si potrebbe definire l’anno della ripresa: si è tornato a fare ordini e questo per noi è un fattore più che positivo”.
Maria Antonietta Pioppo