Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Vini e territori

Tra assaggi, voli in elicottero e masterclass, la nostra “Asti & Moscato d’Asti experience”/1

18 Dicembre 2019
Romano_Dogliotti_presidente_del_Consorzio_per_la_tutela_dellAsti Romano_Dogliotti_presidente_del_Consorzio_per_la_tutela_dellAsti

 


(Romano Dogliotti)

di Federico Latteri

Asti & Moscato d'Asti Experience 2019, la rassegna dedicata ai rinomati vini piemontesi da uve Moscato Bianco di Canelli, non è stata solo un'anteprima per i prodotti dell'ultima vendemmia, ma anche e soprattutto una full immersion in un territorio unico ricco di storia e tradizioni. 

L'area della Denominazione di Origine Controllata e Garantita Asti si estende su 52 comuni delle province di Asti, Cuneo e Alessandria per un totale di circa 10 mila ettari vitati. Si tratta di una zona collinare in cui ci sono anche vigneti (più di 1.400 ettari) con pendenze superiori al 40 per cento, che in alcune vigne storiche, i “Sorì”, si spingono oltre il 50 per cento.

Ci troviamo nei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, patrimonio mondiale dell'Unesco dal 2014. Oggi le bottiglie di Asti prodotte sono 90 milioni, di cui il 60 per cento è rappresentato dallo Spumante e il 40 dal Moscato d'Asti. L'evento, organizzato dal Consorzio per la tutela dell'Asti, ha visto la partecipazione di 25 giornalisti delle testate più importanti e della stampa di settore italiana.

Interessante la masterclass condotta da Guido Bezzo, responsabile tecnico del laboratorio consortile, insieme all'agronomo Daniele Eberle e a Mauro Carosso, delegato Ais di Torino. Dopo le descrizioni del territorio, del vitigno e delle tecniche di produzione, si è passati alla degustazione delle varie tipologie di vini ottenuti dal Moscato Bianco. Il primo spumante proposto è stato l'Asti secco, la versione più nuova, presente da meno di due anni sul mercato. E' fresco, lineare, prevalentemente vegetale, agrumato al palato con una nota amarognola nel finale. Poi l'Asti Spumante dolce fatto con il Metodo Martinotti, il prodotto più classico: dolcezza ben bilanciata dall'acidità, effervescenza cremosa e grado alcolico molto moderato si fondono in un insieme di grande piacevolezza.


(Stefano Ricagno)

Più complesso, consistente, maturo e persistente l'Asti Spumante ottenuto da rifermentazione in bottiglia secondo il Metodo Classico, tecnica con cui vengono realizzate poche etichette. Infine i Moscato d'Asti Docg delle annate 2019, 2018, 2016 e 2003 che hanno mostrato la fragranza e la ricchezza degli aromi primari del vitigno, l'immediatezza di beva, ma anche capacità evolutive con una longevità e una complessità che fino ad oggi pochi potevano immaginare. Una panoramica importante che ha messo in luce le reali potenzialità di un vitigno nel suo terroir d'elezione e ha evidenziato la versatilità di una gamma adatta a tanti abbinamenti che si rivolge ad una fascia ampia di consumatori, sia sul mercato italiano che su quelli esteri.

E' intervenuto anche Stefano Ricagno, vice presidente del consorzio, che ha presentato il progetto di brandizzazione del territorio attraverso l'inserimento di istallazioni con il nuovo logo della denominazione. In questo modo si vuole rafforzare l'identità dell'Asti, mettendo in evidenza il legame con i luoghi dove nasce. I giornalisti hanno poi fatto un tour del territorio in elicottero, esperienza emozionante che ha regalato una visuale unica sui panorami delle colline dell'Asti.

(continua…)