di Michele Pizzillo
I numeri dicono che negli ultimi 10 anni la denominazione Gavi Docg ha conosciuto un incremento che ha portato la superficie vitata da 1.076 a 1.507 ettari: il 40% in più.
Mentre le bottiglie prodotte sono aumentate del 47%: da 8 milioni a 12,6 milioni di bottiglie, con l’85% che varca in confini nazionali con destinazione Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia, Giappone, per citare solo i paesi dove il Gavi Docg è tra i primi vini italiani nella fascia top-premium.
Negli 11 comuni della provincia di Alessandria (Bosio Capriata d'Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi, Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia e Tassarolo) che cadono nel territorio di produzione del Gavi docg, si contano 440 aziende tra produttori, vinificatori e imbottigliatori che impiegano 5.000 persone nell’intera filiera. C’è di più. Perché questo positivo andamento del mercato nazionale e internazionale del vino bianco di questa zona, negli ultimi 5 anni ha generato una forte crescita economica attraverso l’accoglienza turistica, la ricettività, il valore dei terreni, delle aziende e degli scambi.
“Una crescita che il Consorzio guida attraverso un modello di programmazione che riguarda l'intera filiera e che ha l 'obiettivo di innovare rispettando la tradizione. Con una particolare attenzione alla biodiversità, elemento determinante per un futuro sostenibile”, dice il Presidente del Consorzio tutela del Gavi, Maurizio Montobbio. Che, anticipa anche, l’originale idea di fare scoprire alla gente le colline incantate del Gavi anche attraverso l’arte con la “Denominazione Artistica” del Grande Bianco Piemontese attraverso un evento diffuso in più luoghi significativi del territorio per parlare di arte, vino, e turismo.
Perché, tiene a sottolineare il presidente Montobbio “una denominazione di vino non è solo controllata e garantita dal punto di vista produttivo ma difende una propria bellezza che si interseca con i beni culturali, l’arte contemporanea, l’archeologia, il terroir e le storie del territorio. L’esempio che propone oggi il Consorzio è una rete di soggetti istituzionali impegnati nella qualificazione del patrimonio agroalimentare e culturale per offrire ai turisti e ai wine lovers nuove chiavi di lettura, di interpretazione e di fruizione dello straordinario patrimonio storico, culturale, archeologico, naturale ed enogastronomico di un territorio come quello attorno a Gavi”.
Per questo il Consorzio tutela del Gavi ha deciso di ampliare la visione del proprio territorio, attraverso la creazione del Laboratorio Gavi che nel 2014 ha individuato le “7 regole per la Buona Italia”, e con il Premio Gavi-La Buona Italia,si mette al servizio della ‘Filiera della Bellezza’ per premiare quest’anno i migliori progetti che in Italia associano il mondo del vino e del cibo alle arti e alla Cultura. 20 i progetti da cui uscirà il vincitore del Premio Gavi la Buona Italia, vedono coinvolti, tra l’altro, Ca del Bosco e Marchesi Antinori; Ceretto e Michele Chiarlo, il Castello di Ama e Frassina; il Consorzio prosciutto di San Daniele e Rigoni di Asiago; Nonino e la Strega Alberti; Mastrobernardino e Arnaldo Caprai; l’Istituto Marchigiano tutela vini e Donnafugata; il Museo Perugina e la Galleria Campari, Branca e Ornellaia di Castagneto Carducci, e, infine, Frescobaldi di Firenze.
Conseguentemente l'imponente Forte diventa il palcoscenico per il premio della “Buona Italia” e, apre le porte a una mostra inedita sulla percezione e la fruizione della Terra con le sculture e le installazioni di artisti; il sito archeologico di Libarna propone conversazioni sulle origini del Vino e un curiosissimo mercato di cibo di strada con ricette dell'antica Roma.
E, quindi, è giusto parlare di “valore forte”, Gavi for arts, uno slogan che sintetizza mostre, convegni e degustazioni dedicati a una nuova offerta culturale che risponde alle esigenze del turista – assecondandone desideri e passioni – che vuole investire il proprio tempo libero per conoscere luoghi e culture, vivendo esperienze allo stesso tempo aggreganti, autentiche e formative.
Partiamo dalla “Buona Italia” che offre l’occasione per conoscere il 99,5% dei prodotti certificati, il 93% delle Dop e Igp e il 79% dei vini più pregiati prodotti nei territorio agricoli e vinicoli d’Italia. Per cui, secondo il curatore del Laboratorio Gavi, Francesco Moneta, facendo riferimento a recenti ricerche del Censis, può dire che “il futuro e il successo delle filiere enogastronomiche italiane stanno anche nella efficace integrazione con le dimensioni culturali e turistiche dei propri territori, tema attuale per le grandi e forse soprattutto per le piccole denominazioni”.
A completare il quadro, indubbiamente idilliaco, la presentazione del primo rapporto nazionale wine&food&art che esamina le interconnessioni tra le arti, la cultura e il settore agroalimentare nazionale sono al centro dell’indagine inedita promossa dal Consorzio tutela del Gavi attraverso il Laboratorio Gavi e in collaborazione con il CeStit, Centro Studi per il Turismo dell’Università di Bergamo: è il primo rapporto italiano ‘Wine&Food&Arts’. che sarà presentato il 27 maggio al Forte di Gavi, in occasione del workshop di premiazione del Premio Gavi La Buona Italia. Ci sarà anche l’esposizionedelle opere di giovani artisti che parlano di terra e di rapporto fra natura, uomo e terra. Mentre Attilio Scienza parlerà di “Archeologia del vino”, attraverso l’esame di vigne e vini nell’archeologia dell’Italia settentrionale. Tutto accompagnato da“Street Food a Libarna: alle origini del cibo di strada”, un percorso di degustazioni di prodotti del territorio i cui ingredienti affondano le proprie origini nell’antichità e, ovviamente, una grande degustazione di Gavi Docg e delle Dop piemontesi.