(Vigneto Amastuola)
di Francesca Landolina
Se vi piace il buon vino, non potete non lasciarvi accompagnare lungo l’itinerario che vogliamo raccontarvi. Siamo stati nelle terre del Primitivo nel corso di un recente press tour organizzato dal Movimento del Turismo del Vino Puglia.
Per chi non lo conoscesse, il Primitivo è uno dei tre più importanti vitigni della regione Puglia con il Negroamaro e il Nero di Troia. Ha trovato il suo habitat ideale nelle terre rosse della provincia di Taranto, dove primeggia la denominazione “Primitivo di Manduria” e la Docg “Primitivo di Manduria Dolce Naturale, e tra le colline di Gioia del Colle e della murgia barese. Perché proprio in quelle terre? La ragione è semplice: al di là della caccia alla sua identità genetica (il vitigno approda a Manduria a cavallo tra il 1700 e il 1800 e alcuni studi dimostrano una identità con il vitigno Zinfandel e una provenienza dalle coste dalmate), è una varietà difficile da coltivare altrove. Non molto resistente alle siccità, alle gelate primaverili, esposto ad aborti floreali in annate piovose e con un grappolo compatto che può favorire l’insorgenza di muffe. Tutte problematiche assenti in Puglia, per via del pedoclima favorevole.
Attualmente la superficie vitata si aggira intorno agli oltre 11 mila ettari. Un dato quest’ultimo in costante aumento, soprattutto negli ultimi anni con una nuova presa di coscienza, da parte delle recenti generazioni di viticultori, che vogliono ritornare a guardare alle proprie “radici”, per dare un nuovo futuro alla Puglia del vino. Non a caso, molti degli imprenditori incontrati ci parlano esclusivamente di vitigni autoctoni e si riconvertono alla tradizione, a volte, in passato, un po’ bistrattata per dare spazio a vitigni internazionali, che mai possono esprimere l’anima della Puglia. Tutti illuminati da una nuova “visione” da seguire e accomunati da una caratteristica: l’export. Per tutti, è l’estero infatti il mercato più importante a cui puntare. Il più redditizio forse, ma anche quello che più esprime il desiderio di offrire autenticità territoriale. “I nostri vini non esistono altrove e adesso li facciamo conoscere al mondo”. Sembra essere la frase che ogni produttore sente il bisogno di esprimere con un pizzico di orgoglio e tanta voglia di riscatto. E se la sfida verso l’estero è uno stimolo per migliorare, c’è altro da aggiungere: per i vini pugliesi giova il rapporto qualità prezzo. E questo rende la Puglia più competitiva e appetibile che mai.
(Cosimo Varvaglione)
Ma torniamo al protagonista del press tour: il Primitivo, la varietà che deve il suo nome alla maturazione precoce delle uve. Tra le prime ad essere vendemmiate in Italia nel mese di agosto. Il nostro viaggio alla sua scoperta parte da Brindisi. Arriviamo lì, per catapultarci a Manduria, in una delle masserie più autentiche del territorio, la Masseria Potenti di Mariagrazia Di Lauro, un luogo di rara bellezza, fonte di ispirazione per chiunque voglia intraprendere un viaggio verso la conoscenza di una terra e della gente che la abita. Dal nostro quartier generale, ci spostiamo da una cantina ad una altra in quattro giorni intensi e ricchi di sapori.
Si comincia da Taranto per conoscere Cantine Vetrère, azienda guidata da Annamaria e Francesca Bruni. Produce 170 mila bottiglie esportate per il 40 per cento all’estero. “Coltiviamo solo vitigni autoctoni, tra i quali Negroamaro, Minutolo, Primitivo e Malvasia Nera – afferma Annamaria -. Quest’ultima è la più venduta in Inghilterra. E ciò che cerchiamo nei nostri vini è aderenza al territorio”.
Si passa poi per Massafra per arrivare ad Amastuola, un’azienda circondata da 170 ettari di proprietà, per la maggior parte coltivati a vigneto. Il vigneto di 100 ettari, in particolare, è un’opera d’arte, progettata dal paesaggista Fernando Caruncho, che ha disegnato i filari come onde parallele che si susseguono per circa 3 chilometri. A raccontarci la filosofia produttiva è Filippo Montanaro. L’azienda ha completato i lavori del vigneto nel 2007. Produce circa 200 mila bottiglie vendute per il 90 per cento all’estero e stupisce la sua scelta, singolare rispetto alla tendenza in atto nel territorio, di voler far convivere, in alcuni casi, vitigni autoctoni e internazionali. Uno dei pochi casi trovati nel corso del viaggio in cui il Primitivo coesiste con Aglianico, Merlot e Cabernet Sauvignon. Non mancano però le scelte tradizionali e i primitivi in purezza.
Lasciamo Amastuola e il suo cantiere per la costruzione di una Masseria, che sarà pronta d ospitare il pubblico già in primavera, per dirigerci a Tenute Emèra a Lizzano, l’azienda di Claudio Quarta, un nuovo vignaiolo, ex biologo, che ha intrapreso un percorso di ricerca della vera tradizione vinicola pugliese, volgendo lo sguardo alla valorizzazione dei vitigni autoctoni.
(Annamaria Bruni)
Una tappa da menzionare è quella presso la cantina Produttori Vini Manduria. Il consorzio dispone oggi di circa 900 ettari di vigna, più della metà allevata ancora con il sistema ad alberello, e difende il lavoro di più di 400 piccoli artigiani del vino, detti Maestri in Primitivo. Dal 1932 infatti l’azienda, oggi guidata da Fulvio Filo Schiavoni, investe nella forte territorialità e nella personalità del vitigno storico, raccontato anche nel Museo della Civiltà del Vino annesso alla cantina, nelle ambientazioni ricavate nelle ottocentesche cisterne ipogee.
Proseguiamo il giro con Felline, azienda nata dall’intuizione di Gregory Perrucci, una delle personalità chiave per il forte impegno mostrato nell’affermare l’identità del Primitivo. Fin dal 1996, Felline col progetto Accademia dei Racemi ha condotto una zonazione del Primitivo di Manduria, vinificando così vigneti impiantati in zone e terreni differenti, fino ad eleggere quattro veri e propri Cru di Primitivo.
Terminiamo il press tour con la visita a Leporano, nel cuore della Magna Grecia con Varvaglione Vigne&Vini, azienda di Cosimo Varvaglione. La storia di questa cantina segue tre generazioni. Due milioni e mezzo di bottiglie prodotte e un “orgoglio” ricavato da un vecchissimo vigneto di due ettari: il Primitivo di Manduria Riserva 1821.
Ogni pranzo ed ogni cena sono stati un tuffo tra i sapori del luogo, con piatti tipici e sempre innaffiati dal Primitivo delle aziende visitate e di altre quali Trullo di Pezza e Antica Masseria Jorche. Il nostro viaggio si conclude al Museo archeologico nazionale di Taranto, conosciuto al mondo per i suoi ori e palcoscenico di una ulteriore degustazione di Primitivo.
Alcune note di degustazione
Primitivo Barone Pazzo 2012 Vetrère. Vivace rosso rubino. Al naso, aromi fruttati del sottobosco, come il ribes, la mora ed il mirtillo, seguiti da marasca e prugna, associati poi a speziate note di chiodi di garofano e di noce moscata. Al palato, rotondo, morbido, equilibrato. 9,50 euro franco cantina.
Primitivo Amastuola 2011. Colore rosso rubino profondo. Al naso fruttato con sentori di prugna e marasca, minerali e associati a note di cannella. Al palato, equilibrato e armonico con spezie nel finale. Dal gusto più internazionale, piacevole e beverino.
Primitivo di Manduria Dop Elegia Riserva Produttori Vini Manduria.Rosso rubino con riflessi granati. Profumo intenso di frutti di bosco maturi (ciliegia, lampone, mora) e confettura con sentori speziati di vaniglia e note balsamiche sul finale. Al palato caldo, morbido, persistente.
Dunico 2010 Felline. Cru di Primitivo. Complesso con sentori di frutta candita e fichi secchi. Speziato e con note balsamiche sul finale. Al palato, avvolgente e vellutato.
Papale Oro 2013 Varvaglione Vigne&Vini. Un cavallo di battaglia dell’azienda. Colore rosso rubino. Al naso complesso e intrigante. Con note di confettura e frutti di bosco, sentori di spezie, liquirizia, tabacco. Setoso al palato, armonico, di buona acidità e persistenza.
Anima di Primitivo 2013 Tenuta Emèra. Rosso granato impenetrabile. Profumo di frutta rossa matura, con evidenti richiami alla ciliegia ed alla prugna sotto spirito. Sapore fitto e concentrato di confettura, ricco e di bella lunghezza, con tannini ben equilibrati.
Soltema Primitivo Igp Salento Antica Masseria Jorche. Colore rosso rubino intenso. Fruttato con note di frutti di bosco, marasca. Al palato morbido ed equilibrato.
Primitivo di Maduria Dop Licurti Trullo di Pezza. Rosso rubino intenso tendente al granato, luminoso. Al naso fruttato con sentori di prugna e ciliegia in confettura, note di tabacco e liquirizia dolce, lievi cenni di speziatura. Morbido al palato con finale piacevolmente fresco.