da Alba, Francesco Pensovecchio
Dopo i nostri assaggi di ieri, oggi una degustazione eccezionale di Nebbiolo Prima, l’evento dedicato al Barolo, al Barbaresco e al Roero.
L'evento si è svolto presso le Antiche Cantine dell’Hotel Calissano ad Alba con oltre cento produttori. Oltre alle nuove annate, una retrospettiva dell’annata 2005. Ecco quelli che ci sono piaciuti.
Castello di Verduno
Barbaresco Docg Rabajà 2005
Il cru Rabajà prende nome dall’antica famiglia che lo ha posseduto, Rabagliato. Dopo venti mesi in botte grande, si imbottiglia senza filtrare né chiarificare e affina per altri 26 mesi. Dopo 10 anni il vino è un prezioso velluto. Frutti di bosco, note erbacee e resinose sono totale armonia.
Castello di Verduno
Barolo Docg 2005 Monvigliero Riserva
Bottiglie prodotte: 2.033
Dalle “Marne di Sant’Agata”, un terreno bianco composto da sabbia, argilla e calcare, ecco un altro Barolo Riserva di grande suggestione. La macerazione supera il mese, le follature sono manuali. E’ un ottovolante tra le parti più fresche e generose del nebbiolo e quelle più severe. Cannella, spezie, aghi di pino, tabacco, non si finisce mai, nel bicchiere c’è sempre un angolo segreto e inesplorato da capire.
Ceretto
Barbaresco Docg Bernardot 2011
Lo assaggiamo e vorremmo che un Barbaresco avesse sempre un approccio rispettoso come questo Insomma, un Barbaresco rassicurante, carezzevole, di perfetta intesa. Il naso è guidato da fresche note floreali e di frutta rossa. I tannini sono amorevoli.
Ceretto
Barolo Docg 2010 Brunate
Notevolissimo. E’ un’ammiraglia lanciata a velocità folle, non fa rumore, non vibra, ti porta felice e lontano in una poltrona di soffice pelle. Rose e viole avvolgono il naso, eleganti i rimandi restituiti dal legno, e ci si sente in un profumato giardino. Nulla è fuori posto.
Ceretto
Barolo Docg Bricco Rocche 2005
E qui bisogna prestare attenzione. Le arenarie di Diano di Castiglione Falletto danno una risposta sorprendente. E’ un valzer tra energia e grazia, vigore e stile. I profumi floreali della giovinezza hanno lasciato alle spezie, al cioccolato e ai boschi dove cresce il tartufo. La curiosità ci divora, vorresti una verticale che copra 40 anni per capire meglio.
Moccagatta
Barbaresco Docg 2010 Basarin
La degustazione fatta con Martina Minuto è illuminante. E’ una piccola verticale del cru Basarin presso Neive. Dopo la vinificazione il vino affina in barriques di rovere francese per diciotto mesi e in bottiglia per minimo nove mesi. E’ una visione chiara e cristallina del Barbaresco di questa vigna. Giovane e solare, sono i primi passi.
Moccagatta
Barbaresco Docg 2008 Basarin
Questa vendemmia ci appare morbida, spessa, tranquilla. Si affronta il bicchiere con sensazioni di serenità, spinge una fine nota balsamica e mentolata. Molto piacevole, è un vino tutto da bere.
Moccagatta
Barbaresco Docg 2005 Basarin
I dieci anni di affinamento hanno smussato tutti gli spigoli, è il momento migliore per l’assaggio. Frutta nera, spezie e cuoio si sviluppano su un unico layer degustativo. I suggerimenti sono sussurrati, la piacevolezza massima.
Vajra
Langhe Doc Nebbiolo 2013
Ecco un’altra di quelle bottiglie che confonde perché non capisci dove finisce il nebbiolo e dove inizia il Barolo. Sarà per le vigne giovani o per l’affinamento insufficiente, è in ogni caso una bottiglia fresca, immediata, di grande beva. Frutti rossi sono in sintonia con le note di violetta e rose, tipiche di questa varietà. I tannini sono grintosi ma avvolti da una struttura ricca e cremosa.
Luigi Baudana / Vajra
Barolo Docg 2005 Baudana
E’ una inaspettata, bella sorpresa. Austero e minerale, questo Barolo di Vajra viaggia su riconoscimenti di ciliegia nera, eucaliptolo e radici come la liquirizia. Con il liquido nel palato, accelera improvvisamente e quando meno te lo aspetti. Un vino armonico e una bella bottiglia di Serralunga.
Vajra
Barolo Docg 2005 Bricco delle Viole
Sarà per la posizione elevata particolarmente felice, appunto il Bricco, questo è un cru che esprime una complessità di tipo quantitativo e qualitativo che non tutti dimostrano. Millimetrico e mitico l’equilibrio tra parti dure e morbide. I conti tra alcol, tannini, acidità ed estratti tornano tutti. Un finale da manuale che rasenta la perfezione.
Leggi i nostri assaggi di ieri in questo link