di Fabrizio Carrera, Mezzocorona
Ora il mosaico è ultimato. C’è un Teroldego a completare un quadretto composto dai sei tessere liquide.
Mezzacorona ha presentato la sesta etichetta di Musivum – il termine in latino di mosaico – con cui alcuni anni fa ha avviato un progetto, quello di tirare fuori un vino da singoli vigneti, che potessero rappresentare la qualità assoluta, il meglio dei territori tra la piana rotaliana, la zona di Salorno e quella di Ala, a sud di Trento. Ed ecco presentato a un gruppetto di giornalisti il Teroldego Rotaliano Riserva, annata 2016. È un evento per la cantina di Mezzocorona che grazie ai soci è proprietaria di un terzo dell’intero vigneto Trentino. C’è il sesto vino di Musivum, tre anni dopo dal lancio del Pinot Grigio. E poi del Müller Thurgau, dello Chardonnay, del Traminer Aromatico e del Marzemino, quest’ultimo uscito poche settimane fa. E si capisce che tutta la governance di Mezzacorona ci tiene a far conoscere il Teroldego Rotaliano. È un vitigno fortemente identitario, fa parte della storia e delle tradizioni di beva di queste vallate dal cielo estivo azzurro tenue. Pensate che Mezzacorona può contare su 260 ettari di Teroldego gestiti da 260 soci sui 450 ettari dichiarati in tutto il Trentino. Una Doc nata nel 1971 che si fa spazio nel territorio. Sembra molto soddisfatto Luca Rigotti, il presidente di Mezzacorona quando dice che è “stato fatto un grande lavoro sulla qualità e sulla sostenibilità grazie al contributo di tutti”.
(Mirta Menestrina, una dei soci di Mezzacorona coinvolta nel progetto Musivum)
Le uve destinate a questo vino presentato con i riguardi di un grande protagonista provengono da una sorta di vigneto urbano, nel cuore di Mezzocorona, perché in fondo il Teroldego Rotaliano è l’uva della porta accanto per molti viticoltori trentini. Ad aprirci le porte una signora elegante, Mirta Menestrina, una dei nove soci che hanno conferito le uve per il millesimo del Teroldego di Musivum. In tutto per il progetto otto ettari per nove soci e 4.857 bottiglie con l’annata 2016. Non si conosce il valore delle uve riconosciuto a questi soci però si immagina facilmente un prezzo significativo. Tra l’altro la resa per ettaro è di fatto dimezzata: 85 quintali ad ettaro quando il disciplinare ne prevede il doppio. Si ritorna in cantina per degustarlo, si attraversa il centro di questa cittadina incastonata tra le montagne e comprendi che qui il benessere è palpabile. Anche grazie al vino. I soci di Mezzacorona, mediamente, hanno guadagnato 18.800 euro ad ettaro lo scorso anno. Ecco perché non fa nemmeno impressione all’angolo di via Dante vedere un ampio locale commerciale ormai vuoto che ospitava sino a poco tempo fa una banca. È solo colpa di internet, probabilmente.
Umberto Pichler che è il capo della produzione di tutto il gruppo Mezzacorona ha gioco facile nello snocciolare il perché del progetto Musivum partito nel 2015 spiegando bene la collocazione dei vigneti, la forte identità del vino nel rapporto col territorio, i singoli appezzamenti, il lavoro certosino di zonazione. E se Stefano Fambri, direttore generale della Nosio, il braccio commerciale del gruppo afferma che Musivum non è un progetto commerciale ma un progetto enologico, tocca poi a Roberto Anesi, trentino, uno dei più accreditati sommelier italiani, a raccontare il Teroldego Rotaliano Doc Superiore Riserva 2016 il cui affinamento avviene in botti di legno per 14 mesi circa (ma una parte affina in vasi di terracotta). E poi tre anni in bottiglia, un tempo necessario per rendere tutto più buono. È un vino maestoso che offre i profumi caratteristici del Teroldego. Un naso intenso di frutta a bacca nera, il mirtillo soprattutto, e poi ancora sentori di spezie, rimandi di mandorla e di liquirizia. E poi un sorso morbido, ricco, avvolgente con un finale molto lungo dove torna la frutta matura e le note balsamiche. Costerà in enoteca sui 50-60 euro, al ristorante anche qualcosa di più. E del 2017 non è prevista la produzione. Musivum è solo per le migliori annate.