di Marina V. Carrera
Herman Melville, scrittore di professione e marinaio per diletto, sosteneva che “In mare si conosce il vero amico. L’acqua salata è come il vino, da questo punto di vista”.
In realtà, dal nostro punto di vista, così non è. I fiumi, grazie al Riesling, ci insegnano il contrario. Il vitigno mitteleuropeo, che come l’ironia sta bene su tutto, ha dato riprova della sua nota affidabilità e versatilità nel corso della degustazione che si è tenuta in occasione della prima giornata del Taormina Gourmet 2021: 11 vini, 7 cantine, 2 fiumi (Mosella e Reno) che, per quanto attiene alle abituali degustazioni, si è trattato di una masterclass più unica che rara. Obiettivo comune, quello di indagare due regioni vinicole correlate, attraverso vini ottenuti da vendemmie a maturazioni diverse, secondo lo schema dei Kabinett, Spätlese, Auslese e Beerenauslese. Complici dell’indagine, un unico vitigno e le stesse cantine con vini differenti. Più facile da pronunciare rispetto a Gewürtztraminer o, meglio ancora, a Grüner Veltliner, il Riesling affonda le sue radici nella terra che fu del Sacro Romano Impero. Due gli incroci che costituiscono la sua storia: un primo naturale tra il vitigno Heunisch (o Gouais Blanc, oggi scarsamente coltivato ma influente genitore di molti vitigni, tra cui lo Chardonnay e il Gamay) e la vite selvatica silvestre, che ha apportato al Riesling una importante stabilità, vitalità e buona trama acida. Un secondo con il Traminer aromatico, probabilmente compiuto dai romani, che ne rappresentò il definitivo miglioramento qualitativo e la sua consacrazione.
La Mosella e il Mittelrhein
La prima analisi riguarda la Mosella. Fascino storico e paesaggistico si fondono in un elemento unico e inseparabile: ad ogni giro di ansa ecco antichi castelli ed erte vigne. Partendo da Coblenza, dove il fiume si immette nel Reno. Il punto d’incontro dei fiumi prende il nome di Deutsches Eck, l’angolo tedesco, appellativo dato in onore all’Ordine teutonico fondato nel 1190. Al centro del promontorio, dove i fiumi si toccano, si trova l’imponente statua equestre dell’imperatore Guglielmo I. Risalendo la Mosella controcorrente, sino al confine franco-lussemburghese, si giunge a Treviri con i suoi segmenti fluviali: la Terrassenmosel o Bassa Mosella, la Mosella Centrale e l’Alta Mosella. Qui, al confine, non è sola. Gli affluenti Saar e Ruwer aggiungono due ulteriori tasselli alle sfaccettature del Riesling ma, non solo: grazie alla tradizione monastica, a fianco del Riesling si trova uno dei vitigni rossi più autorevoli ed eleganti, il Pinot Nero.
La seconda regione vinicola oggetto della masterclass è il Mittelrhein (Mitte = Medio) o Valle del Medio Reno. Conosciuta anche con il nome Gola del Reno, è tra i territori vitati più antichi d’Europa e allo stesso tempo una delle denominazioni più piccole della Germania con i suoi 467 ettari totali vitati. Patrimonio Unesco dal 2002, il Mittelrhein si estende lungo uno angusto tracciato di 65 chilometri. I comuni di Bingen e Rüdesheim si trovano ad una estremità, mentre in quella opposta si trova Coblenza con la Mosella. La valle, scavata dal fiume, diventa particolarmente profonda e impervia dando luogo a uno scenario naturale di travolgente bellezza. Numerose le fortezze e i castelli di origine medioevale che si ergono lungo versanti ripidi a picco sull’acqua. Molteplici le leggende che si narrano, tra le quali primeggiano l’Anello del Nibelungo e quella di Lorelei, quest’ultima vuole che una bellissima sirena viva in questo tratto di fiume: seduta su un’alta roccia, Lorelai attirerebbe fatalmente, con il canto e con i suoi fluenti capelli color oro, i naviganti verso gli scogli.
La vite abita qui da 2.000 anni, posta a dimora dai soldati romani. Le migliori esposizioni sono quelle terrazzate o con pendenze tra il 50 e il 70%. I suoli sono costituiti prevalentemente da ardesia-lavagna. Questo tipo di formazione rocciosa permette al Riesling di avere radici profonde, oltre che sfruttare le poche ore di luce e di calore. Celebre il bouquet dei Riesling del Mittelrhein: fruttati e coinvolgenti in giovinezza, virano dopo anni di affinamento verso note minerali e di idrocarburi lì dove l’equilibrio idrico della pianta è messo a dura prova. Il comune più importante è Bacharach, insediamento celtico che esisteva già prima dell’arrivo delle legioni romane. Il suo nome è tuttavia legato all’arrivo di questi ultimi, alla coltivazione della vite e alla produzione di vino. Deriva, infatti, da Baccarach o Baccaracum, più probabilmente Bacchi-Ara; pare, infatti, che qui si trovasse un “Altare di Bacco”. Edifici storici di origine medioevale con le tipiche strutture a graticcio, cave di lavagna, chiese, un monastero e le ampie vigne esposte a sud e sud-est, ne rivelano gli antichi fasti.
I VINI
Clemens Busch – Vom blauen Schiefer 2016
Azienda in biodinamica presso il comune di Pünderich, nella Mosella centrale. Clemens Busch, insieme alla moglie Rita, conduce l’azienda di famiglia dal 1986. L’esposizione delle vigne è a sud, con forti pendenze, qui la lavorazione meccanica non è possibile. I vini sono vinificati in botti vecchie da 10 ettolitri. Vom blauen Schiefer, tradotto ardesia blu, è il secondo vino di Clemens, un assemblaggio proveniente da varie parcelle della vigna Marienburg. Il vino è esile e delicato, didattico, ideale per comprendere questo tratto della Mosella centrale. Prevalgono note agrumate e minerali, lime, mela verde e fiori bianchi. Secco. Fine struttura acida.
Matthias Müller – Bopparder Hamm Steilstuck 2020
Siamo a Boppard, nella valle, anzi, nella Gola del Reno. La cantina di Matthias Müller è considerata dalla critica la prima cantina della regione. Il nome della vigna “Bopparder Hamm” – un Grand Cru – deriva dal latino Hamus, uncino o amo da pesca (l’amo di Boppard). Allude alla particolare forma a “S” di uesta ansa. I pendii sono ripidi: “Steilstück”, infatti, vuol dire vigna ripida. La pendenza raggiunge qui il 70%. Il vino – un Riesling Trocken (secco) – esprime una fine aromaticità con seducenti fragranze. Asciutto e fresco al palato. Un’etichetta ideale per scoprire il Mittelrhein. Coraggiosa la scelta di usare il tappo tecnico su tutte le linee.
St. Urbans-Hof – Laurentiuslay 2020 / GG
St. Urbans-Hof, nella Mosella centrale presso Leiwen, è legata alla figura carismatica di Nik Weis. Forte di 40 ettari di vigneti eccezionali tra i fiumi Mosella e Saar, è tra cantine tedesche più famose al mondo. Tra i migliori cru, il “Leiwener Laurentiuslay”, il “Piesporter Goldtröpfchen”, l’ “Ockfener Bockstein”. I suoi vini racchiudono l’essenza della Mosella: leggerezza, eleganza e profonda mineralità. Una particolare menzione va fatta all’ospitalità, tra le migliori. La sorella di Nik conduce un delizioso boutique hotel con due ristoranti di cui uno stellato, il Rüssels Landhaus. Laurentiuslay è uno dei vigneti più celebrati. Il nome Laurentius è legato ad una cappella del ‘500 dedicata a San Lorenzo, mentre Lay, sfoglia o strato, si riferisce alla ardesia grigia, suoli alluvionali del periodo devoniano, molto ripidi. La vigna ha tra 60 e 80 anni. Fermentazione in acciaio e affinamento nel Fuder (botte da mille litri). La versione secca di questo vino – indicato con classificazione “GG”, Grand Cru, da parte della VDP – è caratterizzata da una struttura piena e dalla fusione perfetta, quasi in senso astratto, tra tutte le componenti del vino. Al naso, limone verdello, pompelmo e agrumi maturi, zenzero, anice e noce moscata. Il corpo è deciso, pieno, stratificato, l’acidità matura, cremoso al palato.
Clemens Busch – Marienburg Rothenpfad 2016 / GG
La vigna Rothenpfad è una piccola parcella del Marienburg. Il terreno è sciolto, di ardesia e argilla rossa molto morbida. La giacitura è particolarmente ripida e non ha alcun collegamento con la strada, impossibile meccanizzare e lavorare con mezzi pesanti; quindi, condizioni ideali per una crescita sana delle radici. Le viti hanno oltre 70 anni, tradizionale l’allevamento (Einzelpfahlerziehung). Fermentazione spontanea in botti vecchie, il Fuder. Contatto con i lieviti per un anno. Il naso solido, snello. Erbaceo, agrumi come pompelmo e arancia rossa. In bocca è preciso e diretto: fresco e morbido nel finale, lungo e leggermente amarognolo.
Peter Lauer – Ayler Neuenberg “Nr. 17” 2020
La cantina, presso il comune di Ayl, può vantare la proprietà di alcune tra le parcelle migliori sul fiume Saar. Buona parte delle vigne sono terrazzate, con forti pendenze, alcune persino prefillossera. Florian Lauer ha preso le redini dell’azienda di famiglia nel 2005. Importante l’impegno verso una agricoltura sostenibile e naturale. I mosti fermentano spontaneamente, in legno, con i loro lieviti naturali. L’affinamento per metà nelle tradizionali botti da 1,000 litri e per il resto in acciaio. La malolattica viene generalmente svolta, evitando la formazione di sentori di lievito/pane non sempre gradevoli. La solforosa aggiunta è a livelli estremamente bassi. Il terroir – avvincente da scoprire nel bicchiere – si rivela con eleganza e profondità. Neuenberg è una delle parcelle più interessanti dell’Ayler Kupp, uno dei Cru più celebri della regione della Saar. L’esposizione è a sud-sud-ovest, forti le pendenze che arrivano sino al 55%. Il vino si distingue per potenza del frutto, una “dimensione minerale” tridimensionale e una lunghezza infinita al palato. Il potenziale di invecchiamento è di circa 8/10 anni. La versione 2020 è appena abboccata. Il vino fermenta in botte e resta sulle fecce fini per 5 mesi. Da segnalare, l’ottimo ristorante e hotel della casa.
St. Urbanshof – Wiltinger Riesling “Alte Reben” 2020
Questa vecchia vigna prefillossera presso Wiltingen segue in concetto di “vigneto eterno”: le fallanze vengono rimpiazzate con nuove piante, rigenerando la vigna costantemente. Viti centenarie convivono con piante giovani. In vendemmia è notevole la complessità costituita dalla energia proveniente dalle piante giovani e le sottili sfumature di quelle vecchie. Nel nostro caso, il vigneto è a piede franco ed ha una età di 116 anni (impianto del 1905); buona parte delle vecchie piante è ancora in vita. Schlangengraben, questo il nome del vigneto, è un appezzamento ricco di acqua e così chiamato per i numerosi e tortuosi rivoli che qui si trovano. La vigna è rivolta a sud, i suoli di scisto/ardesia rossa. Al naso sensazioni di terra, intensa mineralità, erbe aromatiche e frutta a polpa bianca. Al palato è elegante e con una finissima nota morbida.
Peter Lauer – Kupp Spätlese “Faß 7” 2018 – Alte Reben
Dal vigneto Ayler Kupp sul fiume Saar, è una vendemmia tardiva di una vigna vecchia. La media è qui 60 anni. I suoli di scisto blu “devoniano”. La pendenza tra il 40 e il 65%. La vendemmia viene effettuata a metà ottobre quando le uve sono di color oro-bruno, poco prima di inizio del processo di essiccazione in pianta. La fermentazione in acciaio a bassa temperatura. Il Riesling, in combinazione con il terroir, emerge con un carattere tropicale di mango, agrumi e frutto della passione. In bocca è dinamico, la dolcezza vola lieve lasciando il palato pulito avvolto da materia vinosa. Grande armonia.
Geltz-Zilliken – Saarburg Riesling Kabinett 2020
Dall’unione di due famiglie, Geltz e Zilliken, è una cantina a conduzione familiare in attività da oltre 270 anni. I vigneti sono situati presso i comuni di Saarburg e Ockfen. Celebri i Cru “Saarburger Rausch” e “Ockfener Bockstein”. I vini fermentano e maturano in botti di legno – il tradizionale Fuder da 1.000 litri – in cantine fresche e umide che garantiscono condizioni ottimali: umidità al 95% e temperatura costante di 11°C. La vigna Rausch – nel dialetto locale – significa ghiaione, un tipo di suolo molto friabile. Non solo, in gergo, significa anche “sbronza”, cosa che ha creato frequentemente divertenti doppi sensi. La vigna è esposta a sud-sud-est, è riparata dal vento, e si estende sino al centro dell’abitato di Saarburg. L’acidità, netta ma delicata, ne caratterizza i vini. Il vino mette in luce la denominazione comunale “Saarburg”. Le vigne si trovano attorno al “Rausch”, la pendenza è del 40%. L’allevamento è il tradizionale Einzelpfahlerziehung, cioè ogni vite ha il suo singolo palo a cui è legata. È una sorta di alberello di ispirazione greca/siciliana, libero da ogni lato e attorno al quale poter girare. La fermentazione avviene in acciaio, spontaneamente con lieviti indigeni, l’affinamento – un élevage neutro ma indispensabile – nella botte Fuder da 1.000 litri. Anche qui il residuo zuccherino è un dinamico gioco di equilibrismo. Dorothee Zilliken descrive così il vino “la sensazione di freschezza è come finestre spalancate dalle quali entra l’aria primaverile. Un classico Riesling Kabinett della Saar, così come si legge nei libri. Il naso è fruttato, succoso e richiama la generosità del vitigno. La sua cremosità ricorda quasi un bianco risotto. Al palato è esplosivo, le sensazioni di frutta sono fredde, energiche, vitali, ricorda l’uva spina matura e il melone giallo, incastonati da una acidità coinvolgente”.
Schloss Lieser – Brauneberger Juffer Riesling Kabinett 2017
Presso il comune di Lieser nella Mosella centrale, il castello di Schloss Lieser (1885) è una delle architetture più suggestive di tutta la valle. Dopo molti anni di oblio l’azienda è stata acquistata nel 1997 da Thomas Haag. Thomas proviene da una famiglia di viticoltori molto nota: il fratello Oliver conduce l’azienda “Fritz Haag”. La vigna è estesa 18 ettari e include alcune splendide parcelle, come il Brauneberger Juffer, il Niederberg Helden, il Bernkasteler Doktor, il Piesporter Goldtröpfchen e la Wehlener Sonnenuhr. L’approccio agronomico è minimale, per nulla interventista, in cantina le fermentazioni sono svolte in legno e in acciaio, spontanee, senza aggiunta di lieviti. Il Cru “Juffer” del villaggio di Brauneberg significa in dialetto locale Jungfrau, donna non sposata. Si narra che questo vigneto fosse coltivato da un vecchio contadino che aveva tre figlie zitelle, da qui il suo nome. L’esposizione è a Sud, i terreni sono ricchi di ardesia devoniana, prevalentemente blu, con tracce di grigia e rossa, con una pendenza sino all’80%. L’uva è tipicamente montana. Nella categoria Kabinett, il primo livello della scala dei predicati, è una pietra miliare di questo stile leggiadro e intensamente fruttato; spesso ha un residuo zuccherino significativo. La fermentazione è in acciaio con lieviti indigeni. Alla vista è giallo paglierino brillante. Al naso esprime note intensamente fruttate e minerali: mandarino, mela, albicocca, pesca bianca, agrumi e menta. Al palato è amabile, pieno, lieve. La delicata sensazione di dolcezza si fonde con la rinfrescante vena citrica e sapida. Un vino rappresentativo e iconico della Mosella.
Matthias Müller – Feuerlay Riesling Spätlese 2019
La particella Feuerlay è una delle migliori di Matthias Müller e si trova in posizione centrale rispetto al Hamm. La vigna, calda e sassosa, è perfettamente esposta al sole. Il terreno è profondo, sciolto (Löss, un sedimento eolico, misto a Lehm, argilla), leggermente calcareo, una condizione ideale per mantenere costante l’umidità dei suoli e permettere il miglior equilibrio idrico alle piante. I vini di Feuerlay hanno solitamente un bouquet complesso, maturo, con aromi speziati. Questa vendemmia tardiva 2019 ricorda profumi di campo, di fiori bianchi e un miele millefiori, sentori di zagara, arancia e pesca. Rivela anche un carattere tropicale con ananas e frutto della passione. Al palato è ricco, cremoso e si allarga immediatamente in tutta la sua dolcezza.
Toni Jost – Bacharacher Hahn Riesling Auslese 2015
Attiva da oltre 180 anni, la cantina Toni Jost – anche conosciuta come Hahnenhof – coltiva 15 ettari di vigna nei migliori siti presso il comune di Bacharach, nella romantica e stretta valle del Reno tra Bingen e Coblenza. Notevole lo scenario creato dal Reno in questo tratto, dal 2002 Patrimonio Unesco. Lo speciale microclima e il modo delle viti di insinuarsi tra le rocce genera Riesling fini e intensamente aromatici. Le rocce che caratterizzano i suoli sono conosciute col nome di “facies”, un tipo di roccia sedimentaria composta principalmente di ardesia e ricca di fossili. Il Bacharacher Hahn, il Gallo di Bacharach, deve il suo nome probabilmente a “Hain”, che descrive un appezzamento di terreno circondato da una siepe o una foresta. Come seconda versione, l’origine viene fatta risalire all’antico monastero di Hane, nel cui possesso si trovava un tempo il vigneto. L’esposizione è a sud-sud-est, ad angolo tra una vallata laterale e il Reno. Protetto dai venti del nord, ha una pendenza che arriva anche al 70%, a 200 metri di altitudine. Il Reno garantisce temperature equilibrate. Oltre l’azione diretta del sole, i raggi si riflettono sulla superficie del grande fiume sulle vigne. L’età della vigna è di 40 anni circa. Quasi tutti e 6 gli ettari sono si proprietà della cantina Jost. Il vino è opulento, esplosivo, avvolgente. Questa selezione di vendemmia tardiva, unisce la tipica concentrazione di zuccheri dovuta alla raccolta tardiva avanzata, con l’eleganza della botrite. Il risultato è straordinario, ricco, pieno, avvolgente. All’assaggio il vino non lascia spazi e proietta il degustatore verso una interminabile persistenza aromatica.