Essere vignaiola e produrre vino. In Calabria.
Una simbiosi sempre più possibile. In quella che è stata l’antica Enotria affiora una nuova generazione al femminile che vive di vino. Un ritorno alla terra che è molto più che simbolico. Qui c’è impresa, determinazione e voglia di futuro. Abbiamo sentito sei donne del vino chiedendo di raccontarci la loro esperienza e storia.
di Ambra Cusimano
Sono sempre di più le donne che stanno conquistando la scena enogastronomica italiana. Tra queste vi sono imprenditrici, produttrici, chef e vignaiole che hanno deciso di investire in questo settore sempre più in crescita diventando un modello positivo per tutte le altre donne sul territorio. E’ importante ricordare che secondo il rapporto Cribris, il numero delle aziende vitivinicole al femminile ha ormai superato il 25% del settore primario italiano producendo, insieme alle imprenditrici agricole, il 28% del Pil agricolo. Abbiamo intervistato sei vignaiole calabresi per farci raccontare la loro storia ed esperienza. Tra loro Lidia Matera (Tenuta Terre Nobili), Mariolina Baccellieri (Azienda Agricola Baccellieri), Caterina Malaspina (Azienda Vinicola Malaspina), Antonella Lombardo (Azienda Agricola Antonella Lombardo), Rita Bilotti (Tenuta Serragiumenta) e Dorina Bianchi (La Pizzuta del Principe). Le loro storie si intrecciano e divengono spunto di riflessione. Il loro principale obiettivo è raccontare le meraviglie del territorio tramite ciò che producono. Il loro legame con la terra e la vite è profondo perché loro sono anche mamme e la vite è anche vita.
Ma com’è essere vignaiole nella regione calabrese?
La prima a rispondere a questa domanda è Antonella Lombardo, riconosciuta “Viticoltrice dell’anno 2021” nella guida Vini d’Italia del Gambero Rosso. “Essere vignaiola in Calabria non è facile soprattutto per i servizi. Ogni cosa ha tempi biblici, ma questo vale per ogni settore. Non vi è alcuna differenza in tal senso. La mia cantina è nata di recente, nel 2019 e l’azienda agricola si estende per circa 5 ettari coltivati a vigneti. Mi sono appassionata a questo mondo dopo aver atteso un corso per diventare sommelier ed oggi eccomi qua. La cantina si trova nel territorio di Reggio Calabria e più precisamente a Bianco”. “Concordo con la mia collega”, interviene Dorina Bianchi, ex parlamentare e medico con la passione per l’agricoltura che ogni anno produce 50.000 bottiglie a Strongoli, in provincia di Crotone. “Purtroppo la Calabria risulta essere un po’ fuori dal mondo a causa delle infrastrutture e dei servizi ancora arretrati. Io sono un medico e credo molto nelle potenzialità delle aziende di lavorare per sponsorizzare uno stile di vita sano e corretto. La famiglia di mia madre si è sempre occupata di agricoltura. La decisione di tornare in Calabria e prendere in mano le redini dell’azienda è stata dettata dalla determinazione di mio padre e dalla passione di mio figlio per la terra”.
“Le cose oggi sono sicuramente più semplici a parer mio – racconta Lidia Matera – quando ho scelto di occuparmi della tenuta, all’inizio degli anni ’90, le cose erano diverse rispetto ad oggi. Era complicato ottenere l’attenzione dei miei stessi dipendenti, ma col tempo siamo riusciti a far squadra. Dietro ogni grande azienda vi è un team che lavora per il raggiungimento degli obiettivi. Scegliere di tornare a Cosenza, dove è situata l’azienda, è stato un dovere morale soprattutto nei confronti di mio padre che, nonostante fosse un ingegnere, amava l’agricoltura. Così sotto suo consiglio ho studiato agraria a Bologna e ho fatto le prime esperienze presso realtà del nord. Solo dopo la sua morte sono rientrata in Calabria”. “Quando ho cominciato a dedicarmi a questa attività, circa quindici anni fa, le aziende agricole erano condotte prevalentemente da uomini – dice Mariolina Baccellieri – Ho cominciato andando in campagna con i contadini e sporcandomi le mani. Successivamente ho deciso di puntare sui vitigni autoctoni e produrre il passito. Collaboro con tantissime figure maschili ed ho capito che differenze non ce ne sono. Dipende tutto dalle relazioni che si instaurano con il prossimo”. L’azienda della Baccellieri si trova a Bianco in provincia di Reggio Calabria e possiede circa 30 ettari vitati di cui la metà sono vecchie colonie. Gestisce direttamente 15 ettari e produce 30.000 bottiglie l’anno. La prima etichetta risale al 2006 ed ha osato subito con un passito puntando tutto sui vitigni autoctoni come il Greco di Bianco, il Nerello Calabrese ed il Mantonico.
Prosegue Rita Bilotti: “Secondo me il vino è il modo più immediato di parlare del territorio e dargli valore. Oggi sono tante le donne che producono vini eccellenti. Mi piace vedere quando il vino cresce e si evolve, decidere come intervenire per esaltarne le caratteristiche. Il momento in cui è quasi pronto è decisamente il più entusiasmante per me. La differenza principale tra me e mio marito sta nel fatto che la sua visione è più produttiva e commerciale, io invece preferisco seguire il mio cuore. Desidero produrre vini che raccontino la mia terra, l’aspetto commerciale passa in secondo piano. Il prodotto in primis deve rappresentarmi. Attualmente l’azienda, che si trova ad Altomonte, possiede 40 ettari vitati e produce 30.000 bottiglie, ma oltre al vino produciamo anche olio extravergine d’oliva”. “E’ assolutamente vero – continua la collega Dorina Bianch – L’agricoltura gioca un ruolo fondamentale per la rivalorizzazione del territorio. Le cantine possono diventare dei veri e propri centri culturali dove si raccontano tradizioni e storie. Inoltre la mia azienda produce solo in biologico e siamo molto rispettosi dell’ambiente. Da buone uve si produce buon vino. Le aziende dovrebbero diventare più ospitali ed essere più trasparenti riguardo i processi che avvengono al loro interno. Le donne hanno sempre svolto un ruolo attivo nei campi ed il fatto che ormai siano così presenti in questo settore non sorprende affatto. Bisognerebbe lavorare di più sulla coesione tra gli imprenditori per valorizzare maggiormente la nostra splendida regione”.
“Sono cresciuta in vigna, rincorrendo mio padre tra i campi fin da bambina – dice Caterina Malaspina – Noi siamo quattro sorelle impegnate in azienda. Ognuna di noi ha un ruolo che si è definito col tempo. Personalmente mi occupo della produzione, ma per me essere vignaiola non è una professione, bensì un modo di vivere. Tutto è legato a progetti, passioni, ricordi ed emozioni. Mi ritengo estremamente fortunata perché amo l’attività in campagna. Il vigneto ha continuato a vivere nonostante il Covid-19. Questo è l’aspetto più interessante della natura: essa è una forza inarrestabile che trascina verso la vita. In vigna si entra in un’altra dimensione, una dimensione protetta e sicura”. L’azienda si trova zienda sita a Melito Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria, conta 9 ettari vitati e produce 60.000 bottiglie l’anno. Tra i vitigni autoctoni di proprietà vi sono Gaglioppo, Magliocco, Nocera e Calabrese Nero.