Faro Calasetta
Conta 55 soci ed è nata da poco più di un anno. Strada del Vino del Carignano di strada (è il caso di dirlo) ne sta percorrendo tanta e ad altissima velocità.
In attivo ha un calendario fitto di programmi cultural-enogastoronomici alimentato dalla direzione energica di Marinella Grosso, assessore al Turismo del Comune di Carbonia Iglesias, in Sardegna, e dalle capacità organizzative di Simona Pau, giovanissima agronoma formatasi in Franciacorta. Sarà per la componente femminile o perché alla presidenza non siede un socio o ancora per il momento di rinascita che il Carignano del Sulcis sta godendo sui banchi d’assaggio nazionali ed esteri, la Strada è una delle pochissime in Italia davvero in fermento. Il clima giusto per il Carignano che diventa così, in perfetta linea con il proposito stesso che fonda le strade del vino, collante di una rete dalle altissime potenzialità turistiche e imprenditoriali. Progetto che conferisce il giusto riconoscimento al vitigno che solo in queste fascia costiera ha trovato il suo habitat, “Non esiste solo il mare il Sulcis offre tanto altro – spiega Marinella Grosso -.
Serbariu
Qui il turismo non ha stagione, anzi ogni stagione è ideale per vivere il Sulcis. Diamo la possibilità di scoprire i luoghi di produzione delle nostre eccellenze, nel caso del vino e di altri prodotti come il tonno, facendo in modo che siano questi stessi luoghi a raccontare se stessi, e dobbiamo imparare a raccontare al meglio ”. I soci della strada sembrano avere sposato all’unisono questa predisposizione cominciando a pensare la promozione in termini di collaborazione. “Stiamo mettendo su un gruppo che lavora insieme per lo stesso obiettivo. La Strada può diventare una vetrina di promozione abbastanza forte. Dovrebbero lavorare tutte con quest’ottica. Per esempio nella Strada del vino di Gallura, c’è solo un comitato tecnico e non ci sono soci e ci dispiace che la formula del fare sistema non prenda piede altrove”. Il pragmatismo tipico delle donne qui ha ottenuto il suo primo traguardo smuovendo il modus vivendi di questa parte di Sardegna periferica e soleggiata. Le cantine operano di concerto come ambasciatrici del luogo, sebbene ciascuna con la propria filosofia e le proprie etichette. C’è chi ha sancito il successo commerciale all’estero del Carignano, come ha fatto Santadi seguita da Giacomo Tachis.
Alberello Carignano 150 anni
Chi rappresenta la storia, come la cantina Calasetta l’altro grande polo produttivo al di là della terra ferma operativa sull’Isola di Sant’Antioco, che dal 1932 non ha mai smesso di imbottigliare. Chi dal passato si è rimodernata con la consulenza di Cotarella, parliamo di Sardus Pater. Poi c’è la nuova generazione del Sulcis del vino. Attrazione di Sant’Anna Arresi è diventata La Mesa di Gavino Sanna che a supporto del recupero degli autoctoni ha eretto una cantina all’avanguardia tecnologica e stilistica. Anche il progetto 6 Mura rinfresca la tradizione e il territorio con un approccio innovativo. Questo il panorama vitivinicolo della Strada del Carignano, concentrato in poche centinaia di ettari, e per lo più ancora oggi organizzato nelle strutture delle cantine sociali. Anche se si tratta di una piccolissima realtà, rispetto alle più grandi ed evolute d’Italia vanta cru con vigne a piede franco, un patrimonio presente solo sull’Isola di Sant’Antioco suddiviso in proprietà alcune delle quali ancora appartenenti ad agricoltori anziani ultra novantenni e recuperate in questi anni dalle cantine. Qui assieme ai ceppi nodosi da più di 150 anni radicati nella sabbia, resiste la storia, così come avviene in tutto il Sulcis. Per cui basta percorrere pochi chilometri per attraversare intere epoche, dalle vigne ai reperti. Tracce delle civiltà più antiche, che hanno basato i loro traffici anche sul vino sono custodite al Museo Archelogico e nella Necropoli, il Tophet, o nel villaggio ipogeo di Sant’Antioco, cittadina roccaforte prima punica e poi romana. In superficie e a cento metri sotto terra, nei tunnel della grande miniera di carbone di Serbariu invece il tempo sembra essersi fermato al regime.
Necropoli di S. Antioco
Accanto alle strutture che sovrastano il giacimento, il museo paleonotologico traccia l’evoluzione del Sulcis nel corso di milioni di anni. Il periodo sabaudo si manifesta invece in tutta l’imponenza della torre di Calasetta. Queste sono solo alcune delle tappe che costellano il Sulcis, solo un’idea dell’itinerario della Strada che abbraccia il territorio. Tra l’una e l’altra è doveroso passare dalla tavola. Ritagliarsi il tempo per sostare nei ristoranti e agriturismi associati dove la varietà e la ricchezza di un così complesso mosaico storico e naturalistico prende corpo in tantissime specialità: dal tonno, produzione antichissima dell’area, al maialino arrosto, bandiera della gastronomia del luogo ai dolci come i ravioli, di cui ciascuno propone la propria variante. Mete gustose verso cui dirigersi per assaporare le etichette della Doc Carignano del Sulcis, feel rouge di tutta la Strada, arteria principale che al bicchiere ricorda l’eleganza dei rossi del nord e la possenza di quelli del sud. Riassumere il Sulcis è impossibile, l’unico modo per gustarselo è visitarlo, cominciando proprio dal calice con la consapevolezza però che il tempo che si può dedicare a questa scoperta sarà sempre e comunque insufficiente.
Manuela Laiacona
Foto di Michele Didonato