Viaggio tra i vigneti dove dall’uva di Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier si ricavano le bollicine. Tratto da http://myslowburninglife.blogspot.com/ di Mauro Remondino
Un po’ piratescamente non ho saputo resistere al fascino di Epernay e della Champagne. Diretto a Calais con compagni di viaggio nervosissimi, angosciati dai nuvoloni e dalla pioggia che invece io adoro, mi sono rubato due ore per curiosare tra i vigneti dove dall’uva di Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier si ricavano le bollicine che da secoli sono prodotte.
Una altalena di emozioni, con un verde magico, quei pochi campi di grano di un colore vivo, una tavolozza che sarebbe piaciuta e piacerebbe al più riluttante degli Impressionisti. Filari ordinati come squadroni di soldati, percorsi da uomini che in un silenzio mosso soltanto dal vento, erano al lavoro. La molta pioggia ha fatto crescere le piante rendendo necessaria una continua e attenta cimatura. Tutto composto, con un senso di benessere imbattibile. Credo che in questa società l’ordine e la pulizia non siano una valenza sofisticata, ma una imprescindibile necessità. Una eleganza che arriva direttamente all’anima. Purtroppo la società non risponde più a questo comando se non in piccoli luoghi del pianeta. Come appunto questo.
Mi sono imbarcato a Calais con onde altissime e al limite della navigazione. Gli amici si sono rincuorati un po’, il mare li ha calmati e lavorando alle cime si sono rilassati. Bagnatissimi, ma soddisfatti. Ho continuato a sognare parlando di quanto le due ore in Champagne mi hanno fatto bene. Vado volentieri in barca perchè non mi dispiace di lavorare con un continuo senso dell’equilibrio praticamente inesistente. Preferisco un pagliaccio in mezzo al mare con negli occhi il verde della Champagne che un pagliaccio su terraferma pieno di prosopopea e ignoranza.