di Aurora Pullara
Saranno due giorni interamente immersi nel territorio che danno i natali ai vini della Tenuta di Tavignano, di Jesi, nelle Marche.
Un tour dedicato ai professionisti del mondo del vino per diffondere la cultura di un territorio che ancora oggi è poco conosciuto. Una terra “discreta” – il loro nome deriva dal tedesco Mark: insieme di territori di frontiera – “di marca” appunto, una regione da sempre rimasta “appartata” che non ama esibirsi ma piuttosto svelarsi lentamente. Sarà Stefano Aymerich di Laconi ad accogliere la delegazione di giornalisti. Il proprietario, che negli anni ’90 ha creato la Tenuta insieme alla moglie Beatrice Lucangeli, oggi è affiancato da Ondine de la Feld Aymerich, da alcuni anni impegnata nello sviluppo dell’azienda.
La Tenuta è conosciuta per i suoi vini – siamo al centro della produzione del Verdicchio che qui ha trovato una identità più precisa ed elegante – ma anche per la sua foresteria di charme – nello stile delle Maison d’Hôtes dei percorsi vinicoli francesi – con una spettacolare veduta che si scorge dalla dimora agricola dell’Ottocento, dove sono state realizzate 4 suite pensate con attenzione all’originale ma anche ad uno stile più internazionale. Qui, mentre si attraversano le vigne e le strade secondarie, si raggiunge la cantina che è sempre pronta per una degustazione dei vini del territorio, il Verdicchio dei Castelli di Jesi ed il Rosso Piceno, ma sono tante le etichette della Tenuta di Tavignano. Infatti, l’ubicazione centrale e attigua alla cantina rispetto ai vigneti, l'esposizione a sud-est, l'assenza di nebbia, la costante ventilazione dei venti del nord, la giacitura e l'escursione termica creano un microclima ideale per la corretta maturazione e salubrità delle uve. Una posizione che permette di accorciare la consegna dei grappoli, diminuendo l’uso dei solfiti nelle fasi successive della vinificazione.
I terreni di medio impasto, caratterizzati da rocce marnoso-calcaree e coltivati con basso impatto ambientale, consentono di produrre uve che attribuiscono ai vini importanti componenti minerali e di salinità. Tutti i bianchi di Tavignano – curati dal direttore di produzione Giulio Piazzini e dall’enologo Pierluigi Lorenzetti – vengono affinati in acciaio per valorizzare il Verdicchio e lavorare sulla sua “eleganza” e valorizzare i profumi di mandorla tipici di un terroir assolutamente unico mentre i rossi maturano in barrique e pregiate botti di 2° e 3° passaggio. Il lavoro più importante è sicuramente quello operato sul Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc.
I vini di Tavignano spiccano infatti per eleganza e complessità, con una evidente propensione per il buon invecchiamento, attribuendo così un carattere ancora più deciso e identitario al risultato finale, come nel caso di Misco Riserva, raffinata interpretazione del concetto di terroir secondo l’azienda. Uno stile quello di Tavignano che conferma l’identità di “azienda boutique” e la sinergia con i produttori di qualità in Italia e nel mondo.