di Ambra Cusimano
C’è una nouvelle vague di produttori etnei che comincia a farsi notare.
Segno che il terroir intriga e attira giovani e nuovi talenti. Come Fabio Signorelli, classe ‘82, che sa ben parlare di vino grazie ai suoi studi enologici, ad un nonno proprietario di vigne e all’adorato zio enologo. Ma è l’esperienza che l’ha portato oggi ad essere non solo un esperto del settore, ma anche un produttore etneo. Originario di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, in seguito al conseguimento della laurea avvenuto nel 2005, ha lavorato per Cantine Ermes e sul progetto delle Tenute Orestiadi. Le aziende siciliane però non offrono al giovane Fabio quello che lui sta ricercando, così prende armi e bagagli e intraprende un viaggio a Montalcino in Toscana con un amico. A Montalcino ci resta un po’, lavorando come operaio presso un paio di cantine e la gavetta lo aiuta a conoscere ancor meglio questo mondo tanto affascinante quanto complesso. Ad un certo punto arriva il momento di osare, di fare un passo verso il futuro e perciò comincia a mandare curriculum a destra e a manca a diversi enologi importanti. Poi arriva la svolta. Perché Fabio comincia un rapporto di collaborazione con Riccardo Cotarella. E parte alla volta dell’Umbria dove lavorerà per un anno al fianco di Cotarella.
“Conclusosi l’anno – racconta Fabio – mi viene chiesto di tornare nella mia terra, in Sicilia, e più precisamente sull’Etna. Nel 2010 mi sono trasferito definitivamente sul vulcano e ho cominciato a lavorare per Terrazze dell’Etna (il progetto aziendale dell’ingegnere palermitano Nino Bevilacqua ndr) In quel periodo ho avuto modo di andare in giro tra le contrade, conoscere i contadini e gli altri produttori. Ho studiato il territorio, i suoi microclimi, le particolarità di ogni versante e me ne sono innamorato. L’Etna è un luogo speciale che regala emozioni uniche dal primo momento in cui ti svegli al mattino. Tutto su questo vulcano è amplificato”. Conclusa l’esperienza per Terrazze dell’Etna il ritmo della giornate per Fabio è cambiato e di molto. E così oltre a lavorare per i grandi, si è speso molto anche per i più piccoli, quelli che gli hanno permesso di entrare davvero nello spirito e nelle tradizioni etnee dandogli anche la possibilità di sperimentare. Ad un certo punto Fabio fa una scelta e si lancia a capofitto nel mondo dei vini naturali e nel 2018 comincia a produrre i suoi. Fabio Signorelli possiede attualmente 3 ettari di terreno in contrada Bardazzi, sul versante nord-est del vulcano, soprastante i comuni di Linguaglossa e Piedimonte e gestisce i vigneti di alcuni amici dai quali ricava altre uve. Dei tre ettari in contrada Bardazzi solo uno circa è coltivato a vigneto, tra vigna antica ed impianti più recenti. Qui si trova anche un antico palmento in fase di ristrutturazione che Fabio trasformerà presto in una cantina propria. “Il mio piccolo Palmento di Levante poiché al mattino, guardando a levante, si vede l’alba ed è lì che si trova la mia vigna antica da cui provengono le uve con le quali produco Madrenera. Spero che fra due/tre anni riuscirò a vinificare direttamente nella mia cantina”.
Al momento i vini col suo nome sono tre: Palmento di Levante, Rosato Frizzante e Madrenera. Il primo è l’Etna rosso Doc ottenuto da uve di Nerello Mascalese proveniente da diverse contrade del versante nord. Il Rosato Frizzante invece è un rifermentato in bottiglia col fondo ottenuto con un mix di uve tipicamente mediterranee ed etnee tra cui il Nerello, Grenache, Carricante e Grecanico provenienti dai vigneti di contrada Bardazzi e contrada Pianodario. “Non utilizzo zucchero aggiunto come avviene con il metodo classico, ma utilizzo più volentieri gli zuccheri di un mosto congelato che conservo per questo scopo – spiega Fabio – Il vino risulta ad ogni modo ben bilanciato tra acidità e freschezza.” Madrenera è il rosso che rappresenta il cru dell’azienda e deriva dall’antica vigna mista ad alberello di contrada Bardazzi a quota 600 metri sul livello del mare. L’impianto risale al 1896 ma solo 700 piante tra Nerello Mascalese e varietà antiche originarie e importate con gli scambi commerciali dell’800 sono sopravvissute. Ognuno di questi vini è piena espressione del territorio e della visione di Fabio. “A me non interessa produrre vini etnei e basta; non sono interessato a mettere sul mercato migliaia di bottiglie che non mi rappresentano. Mi mantengo, e continuerò a farlo, su numeri abbastanza bassi. Di Palmento di Levante vengono prodotte attualmente una media di 1.800 bottiglie l’anno, di rosato meno di mille e di Madrenera non più di 900. Questi numeri esprimono un concetto davvero importante per me: queste bottiglie provengono da piccole vigne; questo è ciò che posso ottenere, qualche anno può andar meglio, altri invece peggio. Sull’Etna le cose possono cambiare da un momento all’altro, nulla è prevedibile e questo non mi dispiace, anzi mi intriga”.
Attualmente Fabio lavora principalmente per l’azienda Src di Rori Parasiliti come enologo e responsabile della produzione e segue l’Azienda Agricola Siciliano. “Con quest’ultima sperimento moltissimo e quest’anno abbiamo prodotto 400 bottiglie di orange wine con Carricante in purezza. La macerazione è avvenuta in un tino aperto per 40 giorni, l’affinamento ossidativo in barrique esauste scolme in 3/4 per 4 mesi per poi decantare in acciaio per qualche altro mese. Questo è ciò che mi caratterizza: la curiosità che mi porta a sperimentare nel rispetto della terra, riuscendo ad esprimere tutti gli aspetti del territorio che amo tramite i vini”.