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Vini e territori

Doc Etna off/5. Gianluca Furnari: “Fuori dalla denominazione per pochi metri, ma…”

26 Gennaio 2023
Gianluca Furnari Gianluca Furnari

di Alessia Zuppelli

Come spesso accade in molte famiglie ai piedi del Vulcano anche quella di Gianluca Furnari, a Biancavilla, è una storia che si lega alla terra, alle vecchie vigne, al vino come elemento di ristoro quotidiano.

Storie d’affetto, di abbandono e di rinascita. Ma anche di confronto e di scommessa con sé stessi e con altri piccoli vignaioli che stanno provando a ridisegnare i confini, anche ideologici, dell’Etna. In questo scenario si colloca l’azienda di Furnari, Tenuta del Vallone Rosso, dove circa 6.000 metri di terreno, poco più di mezzo ettaro fra contrada Vallone Rosso e contrada Montalto, ospitano viti di Nerello Mascalese, Carricante e altri minori autoctoni a ridosso di quella mezzaluna o “C” rovesciata ormai immagine del perimetro della denominazione Etna. Un confine quello del comune di Biancavilla sul quale il vignaiolo punta particolarmente: “Ho preso le redini dell’azienda dal 2018, da quando ho voluto ridare vita a quelle vigne che un tempo gestiva papà, nonno, e gli zii Agatino e Alfredo. In passato ho sempre visto una particolare attenzione per l’uva di questo territorio, così ho deciso di dare vita a Tenuta del Vallone Rosso. La mia piccola attività prende il nome dalla contrada Vallone Rosso nel sud Ovest dell’Etna. Sono proprio in questo vallone, dove termina la denominazione Etna a una distanza veramente ridotta dal confine, trecento quattrocento metri al massimo. Ho altre vigne anche in contrada Montalto, fuori denominazione vista l’altitudine che sfiora i mille metri circa sopra il livello del mare. Sono uscito nel 2021 con la prima etichetta di rosso in attesa del bianco il prossimo aprile. A oggi posso dire che Biancavilla, dal punto di vista del vino, è come se fosse tagliata a metà. Una parte è Doc, un’altra no”.

Uno scorcio etneo in cui troviamo vitigni autoctoni, ma fuori denominazione per pochissimi metri, o altri ancora “off” per altitudine nonostante il Sud Ovest, come risaputo, sia una delle zone maggiormente vocate, storicamente, alla produzione di uva di qualità. In particolar modo, come nota Furnari, Biancavilla nell’ambito della denominazione, è come se fosse tagliata a metà da questo confine più burocratico che altro, dal momento che le caratteristiche organolettiche sembrano pressoché identiche. Come si vive dunque all’esterno della denominazione, quali vantaggi e quali eventuali svantaggi, specie per un’azienda appena nata? Così risponde il produttore: “Spero che un giorno possa essere anche io incluso nella Doc e che quella “C” si possa estendere. Molti distributori notano la mancanza di indicazione del brand in etichetta. Da una parte è un problema, dall’altra guardando al prodotto finale, chi lo assaggia si rende conto che non c’è differenza. Mi auguro in futuro che tutto il territorio di Biancavilla possa essere valorizzato e assorbito dalla denominazione, e che questa possa estendere i confini anche in termini di altitudine”. Un’azienda con tanta voglia di scommettere e scommettersi all’interno del bacino etneo con molta genuinità ed entusiasmo nonostante la concorrenza, specie in ottica vendita, sia molto alta. Tanto da spingere Furnari a lasciarsi andare a una considerazione dal sapore amaro molto precisa: “Credo ci sia poca disciplina dal punto di vista commerciale. Puoi comprare un vino dell’Etna allo scaffale di un supermercato a pochissimo prezzo e un altro ancora, sempre nello stesso scaffale, al triplo. Il consumatore che conosce poco i prodotti e i costi di produzione, penso alle bottiglie e ai tappi monopezzo, magari punta sul prezzo. Bisognerebbe stabilire una regola che chiarisca a quale costo può o non può uscire un vino Etna Doc. Al momento non posseggo una cantina e il mio vino costerà sempre un po’ di più, di conseguenza, rispetto a tanti altri nomi più altisonanti o con maggiore disponibilità economica e commerciale. Magari un giorno spero si possa arrivare a disciplinare anche questo aspetto. Il territorio sul quale viviamo è difficile. A volte esco, pago il diritto di tappo e poi lascio la bottiglia al ristoratore. Molti mi chiamano. Altri ancora se dico il prezzo si spaventano e a parità preferiscono un’etichetta già affermata”.

Nessun tentennamento verso il futuro nel sogno di un bambino che con il vino ci giocava con nonni e amici d’infanzia, quando a Biancavilla per San Placido, tradizionalmente, inizia la vendemmia. Un sognatore che guarda in alto Furnari, a quelle altitudini dove sarebbe possibile sperimentare cose nuove o semplicemente lasciarsi sorprendere ancora di più dalle sfaccettature di un territorio fin troppo vasto. Umile, allo stesso tempo, nel mantenere un profilo basso, con uno sguardo rivolto ai propri riferimenti, quali Masseria Sette Porte e Famiglia Statella, e a quella nuova generazione che, come lui, non teme il domani: “Mi voglio confrontare con quelle piccole cantine che sono nate da pochi anni a questa parte. Con il mio vino vorrei fare conoscere il più possibile Biancavilla. Ho scelto un’etichetta diversa, giovanile ma elegante, di forte impatto per differenziarci dagli altri. Tengo molto all’immagine, scommetto sul digitale ma anche su un modo più tradizionale di farsi conoscere. Quando sono partito in viaggio di nozze a New York avevo lo zaino pieno di brochure. Lì sono rimasti molto entusiasti e ho ricevuto chiamate di tanta gente interessata a venirmi a trovare, a venire a visitare l’Etna. All’estero è più facile. Qui, a chi non mi conosce ancora dico: provate cose nuove. Scommettete sui piccoli”.

Tenuta del Vallone Rosso
Via Grosseto, 20 – Biancavilla (CT)
Etna Sud – Catania
www.tenutadelvallonerosso.com
info@tenutadelvallonerosso.com
327 7085746

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