La tradizione di famiglia di Pierre e Philippe Aubry. Testo tratto da http://myslowburninglife.blogspot.com di Mauro Remondino
A Jouy-lès-Reims, nel cuore della piccola montagna di Reims, Pierre e Philippe Aubry, récoltant-manipulant, continuano la tradizione di famiglia mettendo sul mercato cuvée rare.
Ma la loro eccellente collezione è animata da una strepitosa ricerca di antichi vitigni abbandonati. Individuati e coltivati permettono l'assemblaggio di etichette strepitose come le Nombre d'Or Campaniae veteres vites, premier cru. Un millesimo che riassume bene la filosofia della Maison: rigore, rispetto della tradizione, originalità e creatività. Un unicum che non lascia da parte l'azzardo. Infatti nella cuvée che ho degustato da Giancarlo Perbellini a Isola Rizza, il trenta per cento era rappresentato dal Petit Meslier e il 29 per cento dal Fromenteau. La spina dorsale di questo Champagne decisamente raro. Fresco nella bevibilità, elegante, mineralità, con bollicine bel calibrate e costanti. Le note di rosa selvatica, limone verde, papaya. Al palato una singolare forza sprigionata da sentori di castagna tostata e pera evoluta. Un campione senza uguali nell'area della Champagne. La cuvée è completata con altri due vitigni rispolverati dai fratelli Aubry: Arbanne (dieci per cento) e Enfumé (uno per cento). Clamorosa la scelta di relegare Pinot Noir (15 per cento), Chardonnay (10 per cento) e Pinot Meunier (5 per cento) in un ruolo di appoggio. Sette vitigni dunque che dimostrano quanto sia ancora possibile fare in vigna e in cantina chiedendo alla storia. Un bel colpo del fratelli Aubry che non soltanto hanno salvato la tradizione della Champagne, ma creato uno stile speciale.