di Marina V. Carrera
L’elogio del vino, del buon bicchiere o della bottiglia prelibata, ricorre frequente fra le graziose pagine e i numerosi status di emergenti esperti del settore che, il più delle volte, poco ne sanno e troppe – a sproposito – ne dicono.
C’è però chi di vino, per lavoro e per diletto, molto ne sa e lo fa con cognizione. Fortuna nostra e bontà loro. E’ il caso di due grandi ristoratori, uniti nella vita e negli intenti: Natascia Santandrea e Luca Caruso. Lei è figlia de “La tenda rossa” di Cerbaia, in provincia di Firenze, un ristorante stellato con cinquant’anni di attività alle spalle e una delle carte dei vini più prestigiose d’Italia, che di poche presentazioni hanno bisogno. Natascia ha la bella eloquenza toscana, dalla quale affiorano le tante esperienze vissute fra la sala e le visite nelle cantine in giro per il mondo. Lui è il direttore del “Signum Hotel”, a Salina, isole Eolie, la struttura alberghiera di famiglia, che vanta al suo interno l’omonimo ristorante guidato dalla sorella, chef stellata, Martina Caruso. Le etichette presenti in carta sono fra le più celebri e particolari della scena nazionale e internazionale.
(Natascia Santandrea, Salvatore Geraci, Luca Caruso e Bernardo Ciriciofolo)
Tantissime le unicità che Luca ha sviluppato attraverso una meticolosa di ricerca di territorio e verticalità delle annate, condita da un pizzico di ossessione da collezionista: dai vini dell’arcipelago, alla Toscana, al Piemonte, agli Champagne, a Bordeaux e alla Borgogna; e come se non bastasse, innumerevoli le etichette “naturali”, una tra tutte i Savannieres della Coulee de Serrant. Dunque, era solo questione di tempo, che ripaga da una trepidante attesa.
(Il vigneto di Eolia)
La nuova azienda si chiama Eolia, e trova la sua benedizione in Salvatore Geraci, patron di Palari a Messina, produttore di un vino icona siciliano. L’accattivante enologo di cantina è l’umbro enfant prodige Bernardo Ciriciofolo, mentre la gestione delle vigne è affidata a Mario Marsile. Due i vini creati nell’annata 2020: una Malvasia delle Lipari secca “Valdichiesa”, in purezza, e un Corinto nero con una bella identità ancora senza nome.
(La nostra degustazione di Valdichiesa, la Malvasia delle Lipari in purezza)
La produzione ha caratteristiche di assoluta artigianalità: 9 appezzamenti, dell’estensione complessiva di 2 ettari, tra i comuni di Malfa e Leni, in particolare la frazione di Valdichiesa che gode del tipico microclima delle selli collinari. Le viti hanno una media di 20 anni di età, con punte di 70, allevate a spalliera. La vinificazione avviene in acciaio, in cui il vino resta sulle fecce fini per svariati mesi.
(Il Corinto nero)
il rosso, invece, viene elevato in botte grande di rovere da 15 ettolitri di Gamba. La vendemmia 2020 si attesterà su 2.300 bottiglie per il bianco e 2.000 per il rosso, e potrebbe già essere presentata al pubblico il 20 luglio prossimo in occasione del Malvasia Day.
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