Bugie, cartellate, cenci, frappe, lasagne, sfrappole, sfrappe, crostoli, gali, galani, rosoni, sosole, pampugli, potete chiamarle come vi pare, ma senza questi croccanti dolci spolverati di zucchero a velo non può essere Carnevale.
l suono del loro fragrante “scroccare” è in grado di evocare il ricordo di quando, da bambini, vestiti in maschera, ci si recava alle festicciole e si tornava a casa con gli abiti pieni dello zucchero a velo che, senza particolare cura, lasciavamo cadere sui nostri abiti, come se si trattasse di coriandoli. Ne esistono davvero mille versioni ma siamo certi che una così non l’avete mai provata. Ecco le origini e una insolita ricetta salata da servire come aperitivo.
Sia che si tratti dei pettegolezzi, sport prediletto di chi ama parlare dei fatti altrui preoccupandosi poco dei propri, sia che si parli di deliziose strisce di pasta croccante e friabile spolverate di zucchero a velo, ciò che accomuna entrambi è che siano facili da fare con poco, che si fanno in compagnia e, soprattutto, che una tira l’altra. Se fosse un indovinello non sarebbe difficile capire che si tratta delle chiacchiere.
In realtà le chiacchiere hanno un’antichissima tradizione che probabilmente risale a quella delle frictilia, dolci fritti nel grasso di maiale che nell’antica Roma venivano preparati proprio durante il periodo di Carnevale; questi dolci venivano prodotti in gran quantità poiché dovevano durare per tutto il periodo che nella tradizione cristiana viene definito Quaresima. Avevano una forma tonda e schiacciata ed erano vendute da donne con il capo cinto di edera. Lefrictilia venivano preparate durante i Saturnalia e poi venivano distribuite alla folla. Il metodo della frittura nel grasso, si usava quasi a voler sottolineare l’importanza dell’opulenza e delle riserve alimentari da accumulare in questo periodo in cui si affronta il passaggio dall’inverno alla primavera, simbolicamente dalla morte alla vita.
Certi di dimenticarne tanti altri, ecco solo alcuni dei nomi con cui vengono chiamate lenostre chiacchiere in base al luogo di provenienza bugie (Genova, Torino, Asti, Imperia, Savona),cenci o crogetti (Prato Firenze Toscana ); strufoli o melatelli (se con miele) zona Grosseto, Massa Marittima (Toscana); chiacchiere (Basilicata, Sicilia, Campania, Lazio, Alto Sangro nell'Abruzzo meridionale, Molise, Umbria, Puglia, Calabria, a Milano, La Spezia, Massa, Carrara, Sassari e Parma); cioffe (Sulmona, centro Abruzzo); cróstoli o cróstołi o gròstoi o grustal (Ferrara, Imperia, Rovigo, Vicenza, Treviso, Trentino, Friuli, Venezia Giulia); cunchiell' o qunchiell (Molise); fiocchetti (Montefeltro e Rimini); frappe (Roma, Viterbo, Perugia e Ancona); gałàni o sosole (Venezia, Verona, Padova); gale o gali (Vercelli e Bassa Vercellese); gasse (Basso Alessandrino); guanti (Alife, Caserta);gròstoi o grostoi (Trento); intrigoni (Reggio Emilia); lattughe o latǖghe (Mantova); maraviglias (Sardegna); rosoni o sfrappole (Modena, Bologna, Romagna); galarane (Bergamo); saltasù (Brescia); sfrappe (Marche);frappole (Bologna); sprelle (Piacenza); risòle (Cuneo e sud del Piemonte); “nacatole”(Calabria), solo per citarne alcuni.
I diversi nomi che sono derivati dalle antiche frictilia non sono frutto di diversi ingredienti utilizzati, bensì dalle diverse forme con cui la sfoglia di pasta viene tagliata nelle diverse regioni d’Italia. I crostoli, ad esempio, hanno una semplice forma rettangolare, resa meno grezza arricciando il bordo con la rotella dentata. I galani vengono, invece, tagliati a forma di nastro di varie lunghezze, detto in veneto appunto galan. Le frappe, sfrappe o sfrappole hanno un nome onomatopeico, ossia in grado di evocare qualcos’altro, e in questo caso, ricordano il rumore che fanno quando si spezzano.
Per tutti gli amanti della tradizione aperti, tuttavia a sperimentare gusti insoliti, riportiamo, di seguito la ricetta delle chiacchiere in una insolita versione salata da servire come aperitivo o per accompagnare degli antipasti misti.
CHIACCHIERE SALATE
Ingredienti per 4 persone
- 300 g di farina di tipo 1 o 2,
- 70 ml di olio extra vergine di oliva
- 50 ml di , acqua
- 50 ml di vino (bianco o rosso)
- 8 gr. di cremor tartaro
- un cucchiaio abbondante di pesto di basilico
- un cucchiaio abbondante di concentrato di pomodoro
- un cucchiaino di cannella
- un cucchiaino di paprika piccante
- due prese di sale
PROCEDIMENTO
In una ciotola capiente impastate la farina con l’olio, l’acqua, il vino e il sale fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo. A questo punto dividete la pasta in due parti uguali della quali aggiungerete ad una il cucchiaio di pesto di basilico, e all’altra quello di pomodoro unendo anche la paprika e la cannella. Quindi lavorate i due impasti singolarmente aiutandovi, se necessario, con un po’ di farina per renderli compatti. Fateli riposare per 15-20 minuti in un luogo asciutto e non troppo caldo. Intanto riscaldate il forno a 180 gradi, poi riprendete gli impasti con l'aiuto di un mattarello o della macchina per la pasta – stendeteli fino ad ottenere due strati rettangolari dello spessore di 3-4 millimetri. A questo punto – con una rotella dentellata – tagliate lo sfoglio delle strisce alle quali praticherete il classico taglio al centro , quindi trasferite il foglio sulla placca e infornate per 20 minuti. Quando le chiacchiere saranno ben dorati, sfornatele, lasciate freddare completamente e servite come aperitivo o per accompagnare degli antipasti.
Manuela Zanni