“Un uomo se possiede la vera sapienza può godere l’intero spettacolo del mondo seduto su una sedia”.
Si apre così la masterclass “Madeira e Marsala” a ricordare quello che ci si aspetta da questi vini a carattere ossidativo, in degustazione nell’ultimo giorno di Taormina Gourmet. E così in un giro guidato tra Italia e Portogallo condotto da Renato de Bartoli, produttore di vino siciliano, Franco Rodriquez e Fosca Tortorelli la storia del Marsala si è intrecciata con quella del Madeira. Considerato nel XV secolo, come l’unico vino che poteva viaggiare, il Madeira, dal largo delle coste portoghesi ha consentito ai cittadini di altri mondi di vivere uno spettacolo pur stando comodamente seduti sulla poltrona della propria casa. La sua fortificazione, infatti, gli consentiva di sopravvivere a bordo delle navi inglesi e sopportare quei forti sbalzi termici durante gli infiniti viaggi che dal Portogallo disegnavano le rotte dei mari del vecchio e del nuovo Mondo.
Ma le sue “doti” furono, in realtà, scoperte per totale casualità. Non è un caso, quindi, che il Madeira oggi è conosciuto anche come il “vino di ritorno” visto che il suo processo di conservazione fu scoperto proprio durante i viaggi di ritorno verso il Portogallo: Il calore e l’umidità delle stive, consentiva al vino di raggiungere velocemente la sua maturazione, mentre l’ossidazione con l’aria valeva a conferire quel tipico colore ambrato che oggi tutti riconoscono come il colore del Madeira. E da qui in poi inizia anche la storia di vini iconici come il Porto, lo sherry e infine anche del Marsala dove la sorte di quest’ultimo nasce quasi da un’esigenza di mercato, quello inglese. Le produzioni della piccola isola di Madeira, infatti, non riuscivano da sole a coprire una domanda che, nel tempo, stava diventando sempre più numerosa. E Marsala pareva avere quello stesso ambiente pedoclimatico per la produzione di vini fortificati. Da qui l’inizio della sua produzione, anche se la sua diffusione spetterà, poi, anni dopo ai Florio, famiglia nobile siciliana alla quale va il merito di aver diffuso la conoscenza del vino Marsala nel Mondo. In degustazione, così, due pezzi di storia a confronto, tra Madeira e Marsala tra nessun vinto né vincitore.
Sercial 10 years old di Barbeito
Il Sercial è uno dei vitigni ammessi per la produzione del Madeira, ai quali potrebbero aggiungersi, il Verdello, il Bual e la Malvasia (e anche il Tinta Negra Mole, ma utilizzato solo per i Madeira di minore qualità). Il “10 years old” di Barbeito è prodotto, però, solo da Sercial che cresce nelle zone di Jardimin da Serra e Ribeira da Janela e che affina secondo il metodo “Cantinero” dove la maderizzazione si ottiene lasciano soprattutto le botti esposte al sole che batte sempre forte su quest’isola. E’ un Madeira dal colore luminosissimo. E in un’opulenza olfattiva cioè che emerge è una notevole nota fruttata di arancia e albicocca che si fonde a quella di frutta candita. Un Madeira secco, iI cui sorso iniziale si colloca in verticale e regala freschezza. La componente alcolica è così perfettamente integrata, che in retronasale ritornano vivissimi gli odori percepiti al naso. Essenziale.
Baglio Florio di Florio
Era il 1832 quando l’imprenditore di origini calabresi Vincenzo Florio acquistava un terreno sulla spiaggia tra i “bagli” Ingham e Woodhouse, le aziende inglesi che allora controllavano il mercato del vino liquoroso marsala. Da allora di storia ne ha scritta e la scrive anche Baglio Florio 2002, un Marsala vergine prodotto con l’aggiunta del solo distillato di vino secondo la tradizione del marsala vergine. Un impianto olfattivo molto più impattante, rispetto al Sercial, che si assesta qui su fiori secchi e frutta disidratata. E il suo gusto poggia sulla morbidezza, regalando nel finale una delicata nota vanigliata.
Verdelho 5 years old di Blandy’s
Blandy’s è’ una delle 8 azienda che ancora esistono nell’Isola di Madeira. Più di ogni odore, che si presenta, in ogni caso abbastanza stratificato, ciò che è preponderante è la nota di oliva in salamoia dove all’asprezza di questo odore si fonde quello più appagante della pera cotta. Un sorso dove il residuo zuccherino viene letteralmente soppiantato dalla piacevolissima freschezza, mentre in retronasale si presenta una piacevolissima nota di tabacco, e porta ad immaginare una bevuta riflessiva.
Intorcia – Marsala Superiore Ambra Semisecco Heritage 1994
Francesco Intorcia si fa custode di un tempo e di una tradizione iniziata nel 1930, anno di fondazione di questa storica cantina marsalese. E il suo Heritage 1994, prodotto da sole uve Grillo, dopo aver riposato 20 anni in fusti di rovere, pare essere il suo scrigno. Quel turbinio di profumi, così sapientemente stratificato, rimanda, infatti, all’idea di un tempo passato, tra terziari che spaziano in ogni angolo della memoria olfattiva ( finanche alla carrube), per poi arrivare all’idea di un tempo ancora in divenire tra sferzate minerali e sentori erbacei. E ad un “senza tempo” olfattivo, il sorso si fa caldo e avvolgente e fa vibrare i sensi quando in retronasale la polpa di un’albicocca candita si fonde a sottili note mielate. Un’acidità serica accompagna la beva in una scia di notevole persistenza e porta con sé un sorso fine ed elegante.
Bual 5 years old di Cossart Gordon
La giovinezza non giova al Madeira, ed in questo calice la sua espressione è ancora in divenire. Manca una concentrazione degli aromi nel naso, mentre la sua alcolicità, rende la morbidezza del sorso la principale protagonista.
Marsala Superiore Oro Riserva 1987 di Marco de Bartoli
Dopo 30 anni di botte, lui si presenta nelle sue migliori vesti. Dal colore ambrato vivo e carico di passione che pare farsi portatore esso stesso dei suoi odori, che sono così fini ed eleganti, da non aver trovato ancora nel mondo una loro catalogazione oggettiva. Estasi, forse è questo l’unico aggettivo che si può addurre a questo spettro olfattivo. E così al pari il suo sorso, che diventa un viaggio nella sua uva: il Grillo, che si racconta nella sua evoluzione in un gioco forza di freschezza e acidità. A voler azzardare questo vino sarebbe un perfetto compagno per un’intera cena d’autore.
Titti Casiello
LA GALLERY (ph Vincenzo Ganci)