di Marcella Ruggeri, Taormina
Taormina Gourmet 2021 offre uno spaccato sui vini dell’azienda Feudo Maccari che rappresenta un percorso di consapevolezza dei vini nel sud est della Sicilia.
A partecipare oggi gli esponenti dell’azienda quali la Tasting Director Fabiana Santi Laurini e per la parte tecnica, l’enologo di Arezzo Enrico Bigiarini, insieme al primo Master of Wine della storia italiana Gabriele Gorelli e il moderatore Federico Latteri di Cronache di Gusto. Per arrivare alla nascita di Feudo Maccari occorre pensare all’esperienza della tenuta Sette Ponti della Toscana dell’imprenditore Antonio Moretti Cuseri. Questi, già un’autorità nel mondo dell’industria tessile, immenso appassionato della Sicilia acquista 160 ettari nella Val di Noto (praticamente a pochi passi dalla Riserva di Vendicari) con la coltivazione ad alberello. Sull’Etna c’è stata l’ultima acquisizione. Questa si configura come la patria d’elezione del nero d’Avola. Si realizza una viticoltura in prima persona sia in Toscana che in Sicilia. Tutto in chiave artigianale. Le aziende sono condotte in biologico. Ciò significa che l’impegno è notevole con grande soddisfazione e risultati sorprendenti sul Nero d’Avola facendo miglioramenti qualitativi. Breve Outline sulle quattro annate monovarietali: i vini si impongono con un obiettivo da dimostrare a partire dal gradiente cromatico con una stringente volontà di imboccare una strada distintiva e poi dalla differente acidità. “Family and friends” dei bianchi Grillo nasce per esplorare la Sicilia sud orientale e corrisponde alla firma che Moretti apponeva sulle etichette in segno di ospitalità. Un timbro di fabbrica che è rimasto indelebile. La 2020 è più aromatica. È stato impostato uno stile fresco e verticale. Il concetto di Grillo diventa una varietà multistile. Bigiarini sottolinea: “Siamo andati a ricercare i terreni migliori calcarei che con l’aiuto dei venti di queste zone impreziosiscono il vino”. In questi prodotti, si legge la grassezza del vino. Il nettare degli dei veniva paragonato al vino della Borgogna ma Moretti voleva che ci fosse un elemento distintivo della sicilianità. L’uso del legno cambia molto nel 2017 e 2015: queste due annate fanno parte del ciclo stilistico. Nel 2017 c’era bisogno di limitare l’uso del legno. Anche la maturazione nei contenitori speciali ad ovetto conferma la bevibilità che punta al moderno.
Tra i Nero d’Avola, il Saia è il vino bandiera dell’azienda Feudo Maccari e si affaccia come uno dei blend migliori d’Italia. Il nero d’Avola viene etichettato come Doc Sicilia. Qui, oltre a palesarsi fruttato e speziato, ha dei tratti marini, di mediterraneità, grande tradizione di impianto ad alberello quindi nero d’Avola d’elezione in questo terreno. Si percepiscono uve concentrate. Questo vino è fortemente focalizzato sulla qualità e gli viene fornito il giusto tannino: mai secco, mai amaro mai intrusivo. Un quadro armonico. L’Azienda ha puntato a creare un vino con un potenziale evolutivo. L’annata 2019 ha una bella eleganza e un profumo balsamico (non vegetale), il 2016 è stato lavorato con un’uva più matura perciò più pastosa. Per l’Annata 2012 caratterizzata da un caldo mai visto nella Sicilia orientale i tannini vanno verso l’amarezza. Nel 2008, è evidente tutta una serie di sentori di prodotti terziari quali foglie bagnate che fanno pensare ad un vino molto avanti, in linea con una crescita esponenziale di profumi e sapori come per il Grillo del 2015.
LA GALLERY – ph Vincenzo Ganci