di Titti Casiello, Taormina
“La risposta non è del Consorzio, ma è del consumatore. E’ lui che dovrà raccontarci se il Brunello di Montalcino soddisfa le aspettative e soprattutto se piace al punto tale da non voler cercare altro”.
Così risponde, il Presidente del Consorzio – Fabrizio Bindocci – alla catartica domanda che dà il via alle danze in un orizzontale di 10 etichette di Brunello di Montalcino 2016 in degustazione nelle sale dell’Hotel Villa Diodoro durante la manifestazione di Taormina Gourmet. Eppure i numeri paiono offrirci già la risposta, visto che anche quest’anno la produzione del Brunello segna un + 20% di consumo e parimenti di fatturato tra i produttori. Segno e sintomo della grande qualità del territorio prima e del vino poi. Ma ai grandi numeri, non è seguito, però, il grande fascino di soddisfare costantemente il mercato. E così dai 4.100 ettari vitati la produzione non è mai variata neanche di una sola bottiglia in più: “Enzo Ferrari parlando delle sue auto diceva di produrre sempre una macchina in meno di quello che richiede il mercato, e il Consorzio del Brunello segue la stessa logica della Ferrari”. E se questa la visione di Fabrizio Bindocci, i calici in degustazione parlano, invece, attraverso la voce di Gabriele Gorelli, Master of Wine 2021 che in un excursus di produttori, riporta il focus al territorio e alle sue diversità, in una bussola che da ponente fino a levante ripercorre l’intera annata 2016 di Brunello di Montalcino Docg. Ecco le note dei dieci vini in degustazione.
Sul versante est la firma di Elia Palazzesi, assume una grafia classica e tradizionale con un Brunello di Montalcino 2016 di un vivace rosso rubino, dal corredo olfattivo ricco di rose e viole e di un frutto amaro e rosso. Il suo gusto è gioviale e regala una beva fresca e lineare.
Risalendo leggermente verso il nord est, un calice di pari vivacità e cromia, è offerta da Tenute Silvio Nardi, la cui firma diventa espressione di questo territorio, e profuma di elementi sulfurei e profili ferrosi che si contrappongono ad un sorso non aggressivo, ma che anzi pare accomodare il degustatore ad una bevuta già appagante e morbida.
Sul versante sud, invece, il Brunello di Campogiovanni è già il sole nel suo naso, con odori di garriga, di erbe e macchia mediterranea che intingono il calice in un entusiasmo olfattivo che viene, però, leggermente contemperato dal suo sapore Iaddove la beva pare non mantenere lo stesso livello di stimolo gustativo. In prospettiva.
E continuando a rotolare verso sud, ma un po’ di più nell’entroterra di Montalcino, Tenuta di Sesta stupisce per un calice vivacissimo dal frutto persistente ma non dolce. Non è impattante, ma sottile ed elegante, è così che si presenta il suo spettro olfattivo e che pare notevolmente coerente con la tensione che regala al palato. Un liquido che ritorna in retronasale ad odori di arancia sanguinella e di leggerezza. Tutto è integrato, mentre un tannino non invasivo sa ben sostenere l’intera struttura in un gioco forza tra acidità e sapidità che viaggiano sulla stesa retta.
Col d’orcia, nel profondo sud, sa di spezie e poi pare addirittura profumare di note di barbecue tanto è presente, ma non invasivo, il suo affinamento in legno. Il sorso è la classicità della sua zona, appagante e caldo. Con uno slancio più sapido più che acido. In prospettiva.
Ritornando al nord di Montalcino, il frutto nero e scuro connota di notevole finezza il Brunello di Cortonesi “La Mannella” il cui bouquet olfattivo è introverso, ma quanto mai fine. Pare non abbia voglia di esibirsi al mondo, poco egocentrico, eppure così notevolmente intrigante. E questa stessa timidezza si mostra al palato, e assume le doti di un sorso sottile, elegante e calibrato. Coinvolgente.
Patrizia Cencioni con i suoi “31 anni” ad ovest di Montalcino produce un Brunello dagli odori ampi e appaganti che giocano tutto su un frutto polposo di marasca e viola tra evidenti note di pellame e liquirizia. E se il sorso inizialmente è un gioco forza di acidità e glicerina, alla fine chi la dura la vince e la beva si assesta su un gusto strutturato e morbido.
La Tenuta Frigialli non è molto lontana da Patrizia Cencioni, ma la cifra stilistica, appare tutt’altra già negli odori che in questo calice profumano di velluto e fiori viola. Un palato dal tannino che pare ancora scalpitare leggermente, ma il frutto emerge e lascia presagire una sua espressione in evoluzione.
Castello Banfi con “Poggio alle mura” si connota per un approccio immediato nei suoi odori che si aprono e si mostrano al degustatore con molta limpidezza. E la sua beva rimanda allo stile produttivo della storica casa di Montalcino.
Tenuta Fanti si presenta in questo millesimo con un Brunello di Montalcino che colpisce anzitutto per la salubrità del suo colore, vivace e ricco di riflessi. Il suo è un sorso fresco, mentolato, dal tannino presente e da una beva supportata da una dose acida notevole che rende il sorso corroborante.
LA GALLERY (ph Vincenzo Ganci)