Tre vini, tre eccellenze enologiche a confronto nella Masterclass condotta da Daniele Cernilli di Doctor wine e il Master of wine Gabrielle Gorelli nell’ambito della Kermesse di Taormina Gourmet.
E in uno scontro tra Titani, dove a voler parafrasare il celebre film ci si domanda: “ma in quale modo un uomo mortale può affrontare e sconfiggere il Kraken?” in questa degustazione i Titani prendono il nome all’anagrafe di Brunello di Montalcino, di Barolo e di Etna Rosso. E pare difficile trovare vincitori e vinti dove in un gioco di contaminazioni fra 12 calici alla cieca, terroir così prestigiosi si raccontano tra loro fra assonanze e dissonanze. A voler trovare le differenze, forse, si fa presto, ma in un cerchio di somiglianze anzitutto questi Titani sono prodotti tutti da monovitigni: il Sangiovese a Montalcino, il Nebbiolo nella Langhe e il Nerello Mascalese sull’Etna. E l’equazione è forse fin troppo facile: il monovitigno sta all’eleganza come l’eleganza sta al monovitigno. Questo, dunque, il leit motiv che ha connotato l’intera degustazione.
Ma l’eleganza è il sunto di innumerevoli, macroscopiche o a volte infinitesimali azioni, che allora vien da pensare, che di differenze ce ne sono eccome, eppure il risultato ultimo è (quasi) sempre vincente.
E così ecco che il Nerello Mascalese gioca in partenza più facilmente grazie ad una struttura dell’acino che già di per sé si presta ad essere trasformata in vinificazione assumendo fattezze di finezza olfattiva e gustativa, a differenza, invece, del sangiovese, dalle spalle più grosse, che necessita di mani e menti sapienti in cantina per assumere linee più longilinee. Ma pur a voler fare il doppio della fatica si ottengono risultati incommensurabili. Talmente tanto che gli odori dell’uno, in degustazione, spesso sono stati confusi nei calici dell’altro. Segno e sintomo che i due possono essere fratellastri non poi così tanto alla lontana. Più facile, invece, il gioco delle assonanze tra un Nebbiolo e un Nerello Mascalese, dove ci si perde tra colorazioni, sapidità e freschezza che diventano elisir di lunga vita tanto in un Barolo che in un Etna Rosso. Così al pari quella filosofia “barolista” dai lunghi affinamenti e dalla nitida eleganza la si ritrova in alcuni Brunello, soprattutto del versante nord.
E se questi gli aspetti, più o meno tecnici, è la storia che, poi, accomuna questi tre Titani che insieme hanno scritto quella dell’Italia e del suo vino. E allora se in origine era Biondi Santi e un quasi sconosciuto territorio chiamato Montalcino, così erano gli anni ‘90 quando Giovan Battista Burlotto decise di far cambiare idea a mezza Europa sul carattere “scontroso” del Barolo mentre il suo amico Giacomo Conterno perorava la stessa causa tra i langaroli, ed era invece Giuseppe Benanti che negli stessi anni ordinando del vino al circolo del golf di Castiglione, di fronte ad un’esigua carta dei vini, si rese conto della necessità di produrre un vino dell’Etna.
Da qui le strade possono dividersi o unirsi, perché le riflessioni vanno ben oltre i territori e le Denominazioni, e invitano a riflettere sulle cifre stilistiche dei singoli produttori, sempre più calibrate a rispondere al territorio e alle sue annate.
Gli assaggi svelati:
- Brunello di Montalcino Docg 2016 – Il Poggione
- Etna Rosso Doc “Guardiola” 2016 – Alta Mora
- Barolo Docg “Liste” 2016 – Borgogno
- Etna Rosso Doc “Arcuria Sopra Il Pozzo” 2016 – Graci
- Etna Rosso Doc “Barbagalli” 2016 – Pietradolce
- Barolo Docg 2016 – Cascina Fontana
- Brunello di Montalcino Docg 2016 – Altesimo
- Barolo Docg 2016 – Ascheri
- Brunello di Montalcino “Podernovi” 2016 – San Polo
- Barolo Docg 2016 – Giovanni Rosso
- Etna Rosso Doc “San Lorenzo” 2016 – Girolamo Russo
- Brunello di Montalcino Docg 2016 – Tiezzi
Gli assaggi memorabili di una degustazione svelata:
Barolo Docg 2016 di Cascina Fontana
In un grumo di colore rosso granato Mario Fontana fa esplodere una matassa impregnata di viole, di rose, di quei purpouri secchi appena confezionati, e poi di polpa, di quella marasca che si spacca tra le dita, tra note nere speziate e intense di una stecca di liquirizia dagli odori freschi e pungenti. Il suo sorso rimanda ad un ricordo, e se siete nostalgici di Bartolo Mascarello, Mario Fontana fa passare ogni nostalgia.
Etna Rosso Doc “Arcuria Sopra il Pozzo” 2016 di Graci
Così è se vi pare: perché Arcuria Sopra il Pozzo è un Etna Rosso che profuma di frutto e austerità e assume le fattezze di un Barolo in una struttura agile e possente al pari. E’ il sole il suo gusto, ma pare tagliente come un vento freddo del Piemonte.
Titti Casiello
LA GALLERY (ph Vincenzo Ganci)