Il dizionario etimologico spiega che la parola “lusso” deriva dal latino luxus, cioè vegetazione folta, esuberante. In maniera estensiva, si può tradurre abbondanza di cose deliziose.
Cioè, significati che perfettamente si attagliano alla Sicilia. Alla sua storia, ai suoi monumenti, al suo clima decantato, ai suoi itinerari che nell’Ottocento stregarono i viaggiatori stranieri, al suo cibo, all’aria un po’ trasognata e lieve che da qui, da Taormina, assume quasi toni da fiaba. Insomma, la Sicilia si potrebbe dire è lussuosa, anzi è il lusso in senso lato. Ma siamo sicuri che da queste parti esista un turismo all’altezza del lussuoso privilegio di essere siciliani? Forse no. Per questo Taormina Gourmet 2021 ha aperto i lavori partendo proprio da questa riflessione “Turismo del lusso e Sicilia, un binomio possibile?”. Fabrizio Carrera, direttore di Cronache di gusto, ha radunato albergatori, direttori degli aeroporti, presidenti dei porti turistici, tour operator, imprenditori di società di trasporto, divulgatori culturali, giornalisti, chef, imprenditori proprio per discutere su questo tema che potrebbe aprire prospettive imprenditoriali di grande interesse e per la maggior parte inesplorate.
“Intanto, siamo sicuri di sapere che cosa è il turismo di lusso? E’ quello dei soldi? Quello del gusto? – si interroga Mario Bolognari, sindaco di Taormina -. E poi, siamo certi di sapere che cosa è la Sicilia e quante Sicilie esistono? Questa consapevolezza è importante sopra ogni cosa – ha spiegato il primo cittadino che si suo è un antropologo -. Ogni operatore deve porsi queste domande e tentare di fornire risposte in base alla sua cultura e alla sua esperienza che poi serviranno a modellare le attività di ognuno”. Giovanna Manganaro, maître de maison Monaci delle Terre Nere, va subito al punto: “I nostri clienti hanno vissuto molte cose, hanno fatto molte esperienze, hanno visitato alberghi più belli dei nostri. Quello che ora cercano è l’esperienza, l’emozione. Bere un bicchiere di vino di fronte all’Etna, avvolti dal silenzio. Ecco cosa si cerca. Ma abbiamo bisogno di fare formazione, spiegare ai giovani loro cosa significano i servizi personalizzati a una clientela di alta fascia”. I brand di alta gamma sono già arrivati nell’Isola, spiega Umberto Trani, general manager Therasia Resort. “Tuttavia – avverte – noi abbiamo la più bassa percentuale di hotel a 5 stelle sul territorio, nemmeno paragonabile alla Campania ad esempio, e anche il più basso livello di occupati nel settore. Quello che ormai si chiama “effetto wow” bisogna saperlo offrire e per farlo siamo costretti a rivolgerci a risorse umane che arrivano da fuori”.
E se le criticità sono molte e la strada da affrontare ancora tanta, tuttavia Dario Ferrante (Absolute Sicily) è ottimista: “Gli investimenti di Rocco Forte e di Four Seaso n sono indicatori interessanti, vuol dire che in Sicilia è partita la corsa a intercettare i cosiddetti alto spendenti”. La riflessione di Salvatore Geraci (Palari winery): “Anche un vino può offrire il lusso a patto che ci sia la voglia di conoscenza e si trasmettere conoscenza”. La qualità della destinazione è stato il tema dell’intervento di Giuseppe Siracusano, presidente associazione Salina Isola Verde: “Il lusso esperienziale dipende dai luoghi, da saperli raccontare, ma progettando il futuro”. Canzio Marcello Orlando, Ceo di Feedback, organizzatore del “Cous cous fest”: “Beni culturali vissuti in maniera diversa, parchi naturalistici, l’entroterra straordinario da fare scoprire. Questo l’approccio che secondo me deve essere utilizzato per il successo dell’operazione”. Insomma, c’è voglia di condividere riflessioni, esperienze, risultati, obiettivi. E per questo che è stato lanciato una specie di carta fondativa di quello che potrebbe essere l’avvio di un network che nell’Isola metta assieme tutta la filiera del lusso declinato in tutte le sue sfumature.
Antonio Spera, di Habitat Boutique Hotel, ritiene che non si tratta di intercettare solo chi ha molti soldi: “Secondo me l’interesse è soprattutto per la ricercatezza e le esperienze particolari e uniche”. I turisti facoltosi spesso approdano nei porti turistici, come quello di Marina di Riposto il cui presidente Michele Zappalà invita alla “competenza, perché trovarne di adeguate non è facile. Il personale idoneo spesso bisogna importarlo per lavorare. Bisogna avviarer un circolo virtuoso di creare professionalità”. Piero Benigni, direttore dell’hotel San Pietro di Taormina, mette il dito nella piaga: “Io spero che chi deve sapere che cosa è il turismo cominci a interessarsi. Lusso è andare da Taormina alle Eolie in Elicottero o su una barca. Ma quando cominceremo a diffondere tutto questo e cominciare a realizzarlo? Quando chi ha le leve adatte metterà gli operatori nelle condizioni i esprimersi al meglio?”
La percezione della Sicilia come meta di alta fascia è un fenomeno recente. Doriana Briguglio, tour operator L’Isolabella intanto spiega che bisogna adattarsi “perché il russo e il newyorkese, l’europeo o il cinese hanno una idea diversa del lusso. Solo che il territorio in questa progettualità le amministrazioni del territorio deve aiutarci a mantenere pulite i percorsi e poi dobbiamo anche sapere comunicare”. Francesco Diana, Artemis Group, agenzia marittima che accoglie i grandi yacht: “L’albergo a 5 stelle i nostri clienti se lo portano appresso. Facciamo una gran fatica a trovare per loro esperienze uniche nel settore dell’arte, delle degustazioni, dell’eccellenza gastronomica. Questo perché, soprattutto manca un network che metta insieme le esperienze di eccellenza”.
Attori indispensabili del turismo sono gli aeroporti. Francesco D’Amico, direttore commerciale Sac (scalo di Catania) spiega: “La forza del brand Sicilia è talmente forte che non abbiamo bisogno di fare guerre di posizione. Ma abbiamo la necessità, prima di ogni cosa, di creare un sistema industriale del turismo e poi segmentare l’offerta”. Massimiliano Puglisi, general manager Grand Hotel Timeo, dopo un lungo periodo all’esterno è tornato in Sicilia. E spiega: “Dobbiamo fare squadra, penso che il lusso ormai sia diventato un concetto e una esperienza più accessibili. Molti investono su questo perché un’esperienza di alto livello diventa un arricchimento umano”. Alberto Niero, amministratore delegato Lagardère Italia: “Ciò che questa Isola può offrire ai turisti, sotto ogni profilo, porta con sé la risposta: la Sicilia si può permettere tutto, ovviamente anche l’accoglienza dei cosiddetti alto spendenti. Che poi il lusso non è sempre opulenza, ma spesso ha altre accezioni: soddisfare le singole necessità di una famiglia, del singolo, della coppia che poi tornano a casa contenti. Oggi, purtroppo, tutto ciò in Sicilia non possiamo confermarlo. Spesso si prenota un 5 stelle e non sempre si trova un albergo a 5 stelle. Gli aeroporti, che sono i luoghi che meglio conosco, sotto questo profilo hanno progetti ambiziosi”. Che la Trinacria sia meta appetibile lo conferma Natale Chieppa, direttore generale Gesap (aeroporto di Palermo): “Il business aviation ha performaces buonissime da noi. Basti pensare che in questi tempi la perdita è assestata su -15 mentre altrove è -40% . Ci sono stati momenti a Punta Raisi in cui sembravamo parcheggiatori abusivi con 51 aerei privati parcheggiati nelle piste”.
Alessandro Rostirolla, ceo MyCopter, azienda che si occupa di viaggi su misura specialmente in elicottero in molte parti del mondo: “La Sicilia può fare tantissimo, ma bisogna investire nelle infrastrutture. Le strade, le vie interne, gli aeroporti dove si perde molto tempo. Parliamo di lusso, ma poi non ci sono le elisuperfici. Non c’è a Taormina, non c’è nelle Isole Eolie se non a Panarea. Bisogna concentrarsi su questo”. Mario Faro, Donna Carmela Resort e fondazione Radice Pura: «Il lusso sì, ma spesso mancano gli alberghi da 400 posti quando te lo chiedono. E la difficoltà di costruire in questa regione spesso diventa un problema ecco perché questa discussione andrebbe fatta a braccetto con l apolitica e gli amministratori”. “Quarantamila visitatori nelle cantine sono stati accolti e coccolati da noi”, spiega Irene Taormina, rappresentante di Duca di Salaparuta and Florio. Secondo la quale “serve mettere in comunicazione e a sistema tutta la filiera dell’accoglienza e dell’esperienza. Noi siamo pronti a dare di più”. Concetto su cui concorda Renato Maugeri, di Zash Boutique Hotel: “Un tempo il turista del lusso era solo quello che andava negli alberghi a 5 stelle. Oggi non è più così. Io penso che uno dei binomi su cui scommettere è quello che unisce agricoltura e turismo: una delle vie più immediate e sicure”.
E Fabio Neri, di Villa Neri, ricorda che bisogna «avere una visione e proiettarsi verso i paesi emergenti. “Mi è capitato con tour operator stranieri a Mosca – dice – e ho dovuto raccattare una cartina geografica per mostrare dove fosse la Sicilia. Inutile dunque parlare che la nostra terra è bellissima e cose simili se poi non riusciamo a venderla in giro per il mondo”. Ivo Blandina, presidente di Marina del Nettuno Yachting Club di Messina getta il sale sulla piaga della dissipazione delle risorse spesso su cose che non servono: “Dobbiamo invece avere la capacità di rilanciare i progetti e di lavorare insieme per raggiungere l’obiettivo”. Pinuccio La Rosa, della Locanda Don Serafino, spiega che il “lusso è vivere la Sicilia di inverno. Noi vendiamo la nostra isola solo per l’estate. Anche gli aeroporti non aiutano, finita l’estate per arrivare bisogna fare almeno due scali». Infine, un avvertimento a chi comanda: «Con la costellazione di sacchetti di immondizia lungo le strade il lusso non è compatibile”.
LA GALLERY – ph Vincenzo Ganci