(Daniele Cernilli, Oscar Farinetti e Fabrizio Carrera – ph Vincenzo Ganci)
di Michele Pizzillo
Proporre un’unica verticale di due vini simbolo del Piemonte, beh, è una idea originale.
Anche perché i due produttori sono molto amici. Cioè Walter Massa che, com’è noto, ha rilanciato il Timorasso che era quasi completamente sparito – non era presente alla verticale per colpa di un incidente stradale – e Oscar Farinetti, patron di Borgogno, la più antica cantina piemontese (risale al 1761), che ha partecipato alla degustazione guidata da Daniele Cernilli e introdotta da Fabrizio Carrera. Di Timorasso prodotto da Massa è stato proposto il Derthona Costa del Vento delle vendemmie 1990, 2004, 2005 e 2012. Di Borgogno, il Barolo Docg riserva delle vendemmie 1992, 1998, 2009 e 2012.
(Oscar Farinetti – ph Vincenzo Ganci)
Vediamo, sinteticamente, questi vini seguendo un po' il canovaccio descrittivo articolato da Cernilli. Ovviamente, partendo dal vino più giovane e, quindi, il Derthona 2012, semplicemente perfetto per la sua consueta stratificazione olfattiva tra agrumi e frutta secca, note mielate e nuance opulenti; in bocca è un vino che presenta una vena fresco-sapida molto accentuata che ne assicura una vita molto più lunga di quella prevedibilmente tipica dei bianchi che non fanno legno. Tant’è vero che il Timorasso della vendemmia 1990, pur avendo perso qualche punto in freschezza, resta ancora un vino che si può bere con grande soddisfazione. 2004 e 2005, sono sorprendenti, ha sottolineato Cernilli e, diciamo che sono quasi identici nelle loro peculiarità di profumi, nello sviluppo di quella sorta di anticorpi capaci di bloccare il processo ossidativo a cui sono soggetti i vini bianchi. Cernilli li ha paragonati a quelle signore di una certa età ancora piacevoli e, aspetto importantissimo, capaci di espandere ancora fascino irresistibile. Ha fatto bene Farinetti a telefonare a Massa (abbiamo avuto modo di assistere a questo episodio) per dirgli che Cernilli è stato stratosferico nella guida della degustazione dei suoi vini. A questo punto, non è proprio il caso di descrivere i singoli vini. Oltretutto è difficile trovarli in commercio. C’è solo una certezza: se vi dovesse capitare fra la fortuna di incrociare un vino di Massa, degustatelo tranquillamente perché vi assicurerà delle belle soddisfazioni.
(ph Vincenzo Ganci)
E’ stato il turno del Barolo di Borgogno, la più antica cantina piemontese acquistata qualche anno fa da Oscar Farinetti. Perché lo ha fatto? Dice il patron di Eataly: “Mio padre era di Barbaresco, mia madre di Barolo, io sono nato il 24 settembre, ritengo che ero destinato ad acquistare un’azienda simbolo della tradizione barolista”. E, le quattro riserve degustate sono proprio espressione di questa tradizione che Farinetti diciamo tutela, ma senza trascurare di ricorrere ad ammodernamenti che nel corsa della degustazione di Taormina Gourmet è stata definita nuova tradizione. Tant’è che Farinetti, della riserva 2012, la più giovane della batteria, parla del vino perfetto a cui aspirava di arrivare. Eppure sembra un po' troppo tannico. “Attenzione, è un Barolo – risponde – E, poi, il Barolo va giudicato quando si mangia il piatto giusto per accompagnarlo”. La riserva del 2009 si avvicina parecchio alla 2012, in particolare per quella tannicità che a noi è apparsa un po' eccessiva. Quando è il turno del 1998 e del 1992, beh, la musica cambia; la ricchezza strutturale pur non ostentata, c’è tutta e la morbidezza avvolge la bocca, lasciando una lunga, gustosa persistenza.
(ph Vincenzo Ganci)
La degustazione l’ha voluto concludere Farinetti, con alcune riflessioni che probabilmente non hanno nessuna affinità con il vino. Però, dice, avendo degustato tre ottimi vini prodotti nel XX secolo, non dobbiamo dimenticare che nella prima metà di quel secolo sono stati uccisi 115 milioni di persone tre due guerre mondiali, persecuzioni, genocidi, campi di sterminio, razzismo, ecc. E’ stato il periodo più orribile della storia dell’umanità. Invece, c’era tutti i presupposti di fare cose molto più belle, molto più utili all’umanità. Basti pensare che in 15 anni, l’Italia che aveva perso la guerra, diventò la quinta potenza industriale del mondo. Ergo, invece di fare la guerra, i giovani inutilmente massacrati, potevano essere impegnati a fare dell’ottimo vino.
(Oscar Farinetti – ph Vincenzo Ganci)