di Michele Pizzillo, Milano
Sarebbe una ripetizione raccontare ai lettori di questo giornale cosa sarà Taormina Gourmet.
Tutt’altra storia è raccontare la presentazione a Milano dell’evento organizzato da Cronache di Gusto. Con sottolineature che in un primo momento ci sono sembrate un po’ fuori tema; ma, mentre il microfono passava di mano in mano, abbiamo subito capito cosa può rappresentare una manifestazione enogastronomica per un territorio, e per come può essere collocata, storicamente, nel processo storico che ha portato all’Unità d’Italia. Ha cominciato Oscar Farinetti – nel suo regno, Eataly Smeraldo di Milano – quando ha sottolineato l’ardire di Fabrizio Carrera, il direttore di Cronache di Gusto, di presentare a Milano una manifestazione come Taormina Gourmet pensata e in programma dove è stata pensata, e poi ha invidiato l’uomo che fa il sindaco di Taormina. E questo dopo che il direttore di Cronache di Gusto ha rammentato come è venuta l’idea di far parlare le eccellenze prima di una sola ragione, la Sicilia, poi di tutte le regioni dell’Italia Meridionale. Tutto attraverso narrazioni, cene d’autore, press tour, degustazioni e, sempre, con al centro il vino, l’olio, la birra di qualità. “Possiamo dire, con un pizzico di orgoglio, di aver contribuito a fare conoscere produzioni che cercavano qualcuno che li raccontasse”, ha detto Carrera. Si potrebbe dire “missione compiuta”. Non per Cronache di Gusto, perché ha ancora molto da far scoprire, da raccontare, da valorizzare e non solo nelle nostre prime aree di interesse, Sicilia e l’Italia Meridionale.
E, a questo punto, arriva un altro assist di Farinetti: “Parlandone con competenza, state facendo capire che l’agroalimentare è il vero petrolio italiano”. Chissà a quante persone avete provocato quello che avviene a me quando sono in Sicilia: resto incantato, mi piace da pazzi, mi viene la pelle d’oca ad ammirare le bellezze di questa Isola. Tant’è che ho deciso di fare vino, olio, produrre arance, insieme ad un grande imprenditore siciliano, Francesco Tornatore. Che interviene subito per dire che lui ha sempre avuto fiducia sulle possibilità di crescita della Sicilia. Tant’è vero che a Castiglione di Sicilia, in provincia di Catania, il suo paese, ha prima ripreso a coltivare le terre di famiglia e poi ha cominciato ad acquistare altri vigneti e ha creato una propria azienda vitivinicola, oltre alla joint venture con il patron di Eataly. “Mi è andata sempre bene – ha detto Tornatore, da tutti chiamato il Cavaliere -. Penso che mi andrà bene anche questa volta. E, poi, è belle questa società mista Nord-Sud”.
Così, dal vino si passa all’Unità d’Italia, elogiata dal sindaco di Taormina, Mario Bolognari – se non ci fosse stata l’Unità d’Italia, probabilmente non avrei avuto la possibilità di diventare professore universitario -, che alla presentazione milanese di Taormina Gourmet, risponde a Farinetti presentandosi con “io sarei quello con il gran cxxo perché sono sindaco della città che è meta turistica dalla metà dell’Ottocento, grazie all’Etna che se non ci fosse non ci sarebbe stata Taormina”. E, aggiunge: “Taormina non ha bisogno di aumentare le presenze perchè i flussi turistici sono sempre in continua crescita; dobbiamo, invece, lavorare sulla qualità del turismo che offriamo e, quindi, pensare ad un turismo che abbia a che fare con l’ambiente. Quindi, migliorando tutto quello che è eco sostenibile, puntare a fare di Taormina la città del turismo perenne. Taormina Gourmet e diverse altre manifestazioni possono farci raggiungere questo traguardo”. Bolognari ci crede nella manifestazione ideata da Carrera, perché è convinto che il vino è sicuramente il prodotto che, più di altri, può dare l’immagine migliore del suo territorio di origine”.
Una delle novità di Taormina Gourmet 2018 è stata raccontata da Dario Cartabellotta, responsabile del settore pesca della Regione Sicilia. Perciò, ha detto Cartabellotta, va valorizzata la nostra pasca e va fatto capire al consumatore che l’offerta non è ristretta solo a cinque varietà di pesce, perché il mare può offrire decine di varietà di pesce come il pesce-sciabola, erroneamente ritenuto pesce povero e, invece, è ricco di tutti quegli elementi che fanno bene all’organismo umana. Così, a Taormina Gourmet debutta Sicilia Sea Food, per dare voce alle ricchezze del Mediterraneo, solcato da 2.780 pescherecci siciliani.
Da rammentare gli interventi di Stevie Kim, managing director di Vinitaly International che è così innamorata del vino italiano che all’estero riesce a comunicarlo con molto semplicità e, quindi, a farne incrementare le vendite. Poi Stevie, che è coreana-americana, dice di essere siciliana perché è “una terra che amo molto”. E, sulla stessa linea d’onda, anche Lucio Rossetto, ceo di Lagardére, società che gestisce i negozi presenti negli aeroporti italiani, che è impegnato a convincere i viaggiatori stranieri ad acquistare prodotti delle terre che hanno visitato”.
Altro intervento appassionato è stato quello dell’olivicoltore Manfredi Barbera che ha rammentato la produzione, l’anno scorso, dell’olio della pace “ottenuto dai migliori oli di Tunisia, Spagna e Grecia e li abbiamo uniti all’olio italiano per dare vita a un prodotto che possa esprimere al meglio sapori e profumi mediterranei. Con questo progetto vogliamo affermare che biodiversità e integrazione possono convivere armoniosamente in un unico olio, così come ci insegna il modello siciliano. La Sicilia, grazie alla sua posizione geografica nel cuore del Mediterraneo, come una madre generosa ha sempre accolto e unito religioni, culture e tradizioni differenti tra loro, nel segno della convivenza pacifica. Questo progetto prende avvio nel 2015 con il campo sperimentale di Zagaria, in provincia di Enna, dove sono state messe a dimora 400 varietà di olivo di tutto il mondo”. Insomma, l’Arca di Noè dell’ulivo. Mentre il sindaco di Alcamo, altra città coinvolta nel progetto di Taormina Gourmet, Domenico Surdi che, ha detto “siamo interessati a questa manifestazione perché ci permetterà di raccontare il territorio attraverso il vino. E, poi, da noi il vino è cultura, tant’è che ad Alcamo è nata la lingua italiana, grazie a Ciullo”.
Spazio anche alla migliore birra artigianale italiana, di cui ne ha accennato Andrea Camaschella mentre Stock presenterà il nuovo limoncello super premium, Syramusa, ottenuto dal limone di Siracusa. E dopo l’intervento di Walter Massa che citando una frase di Einstein, ha invitato tutti a prendere coscienza sull’importanza del vino e della valorizzazione di quello veramente buono, c’è stata l’immersione nelle bontà preparate da quattro chef siciliani – Elia Russo, Pasquale Calini, Alfio Visalli e Francesco Fosse – che sono andate letteralmente a ruba.