Siamo in Oltrepò pavese, a Broni in provincia di Pavia, dove il Barbacarlo è una collina, nome per il quale Lino Maga ha lottato per anni affinché gli venisse riconosciuto per distinguere il suo vino e identificarlo con il suo luogo di appartenenza.
Il nome Barbacarlo, in dialetto genovese, indica appunto la “collina dello zio Carlo”, un vino quindi identitario e visceralmente legato al suo territorio di riferimento. Siamo a circa 300 metri sul livello del mare, ma è la pendenza il fattore importante di questa collina, che si aggira in media sul 70%, con un’esposizione sud-ovest e con la collocazione delle vigne di Croatina, Uva rara, e Ughetta di circa 40/60 anni che danno vita a questo vino tanto discusso.Il Babarcarlo è un vino fiabesco, unico e controverso, imbottigliato per la prima volta nel 1958 da Pietro il padre di Lino, il cui protocollo di vinificazione è pressoché identico da almeno mezzo secolo. Fa una macerazione di una settimana circa, con successiva maturazione in botti di legno di rovere di Slavonia da 20 ettolitri, a cui segue, in fase di luna calante l’imbottigliamento senza utilizzo di solforosa. Molto spesso il vino conserva ancora un po’ di zuccheri residui, motivo per cui, a volte può risultare più o meno dolce e più o meno brioso a seconda delle vendemmie e del momento di stappatura.
È un vino molto controverso, perché di difficile interpretazione, quasi inclassificabile, ma è un vino che racconta la storia di un uomo, delle sue idee, del suo modo di intendere un territorio e trasmetterlo attraverso i suoi vini in modo schietto e autentico, senza alcun condizionamento. Lino Maga, il “signor Barbacarlo”, quasi novantenne, è una delle leggende dell’Italia del vino, oggi coadiuvato dal figlio Giuseppe, continua a coltivare le sue vigne a Broni. Oltre al Barbacarlo produce anche un altro cru, il Montebuono che appartiene alla collina che guarda quella del Barbacarlo, posizionate l’una di fronte all’altra in Valle Maga. Qui l’uvaggio è leggermente diverso e al blend di Croativa, Uva rara e Ughetta si unisce anche la Barbera. Sei le referenze selezionate per la Masterclass – tre annate di Barbacarlo e tre di Montebuono – guidata da due amici di Lino Maga, i produttori Andrea Picchioni e Walter Massa coadiuvati dalla giornalista Francesca Ciancio.
Barbacarlo 2012
Annata ancora giovane e attuale, assolutamente viva che esprime un frutto croccante e succoso, con una leggera carbonica che contribuisce a dargli una spinta in più, rendendolo lungo e dissetante.
Barbacarlo 2009
Un vino dall’espressività singolare, profondo e avvolgente, con sentori di frutta, di bacche e di radici; un vino spiazzante ed espressivo, corredato da una acidità volatile e acetaldeide di una certa importanza, ma da considerare in accezione positiva.
Barbacarlo 2005
Un millesimo che va in profondità ed esprime sentori di humus, di sottobosco, di fungo, suggestioni di resina, curry e chinotto.
Montebuono 2015
Ritroviamo un bouquet ampio e profondo, un vino che profuma di campo e di terra. Espressivo al palato e di grande personalità con un tannino perfettamente integrato.
Montebuono 2013
All’olfatto si percepiscono piacevoli aromi fruttati, supportati da tinte spezie. Il sorso è brioso e fresco; molto piacevole e con una astringenza vibrante al palato.
Montebuono 2009
Molto diverso dal Barbacarlo del 2009, segno tangibile della singola espressività e del legame viscerale con il luogo di appartenenza. Un vino vibrante, godibile e di grande espressività, che gioca sulla piacevolezza del frutto, di grande pulizia e bevibilità.
Fosca Tortorelli
ALCUNE IMMAGINI DELLA MASTERCLASS