(Piernicola Leone De Castris e Riccardo Cotarella – ph Vincenzo Ganci)
di Michele Pizzillo, Taormina
Se non si conosce il Negroamaro e si decide di seguire una masterclass dedicata a questo vitigno addirittura con una verticale dei vini prodotti dell’inventore del Salice, due sono gli aspetti che colpiscono di più: la diversità del patrimonio viticolo italiano e la presenza di quell’acidità che permette al vino di conservarsi più a lungo, senza perdere le proprie caratteristiche.
E, così, a Taormina Gourmet hanno invitato Piernicola Leone de Castris a portare cinque suoi Salice Salentino doc riserva per festeggiare la 50^ vendemmia di questo grande vino pugliese oltretutto inventato dal nonno, Piero Leone, che nel 1925 produsse il primo Salice che con l’introduzione delle doc sarà chiamato Salice Salentino.
Sicuramente l’azienda de Castris è ubicata in una terra benedetta per la coltivazione del Negroamaro – un angolo di terra compresa tra le provincie di Lecce e Brindisi -, ma è anche vero che questa storica famiglia di origine spagnola e con una componente sempre legata alla terra dal lontano 1665, invece di vendere il vino sfuso, come facevano tutti, preferì la via dell’imbottigliamento e dell’etichettamento del suo nettare con il nome del produttore ben esposto in etichetta. Scelta coraggiosa, ma facile per il nonno di Piernicola che aveva le idee chiare e, probabilmente, era avanti di decenni rispetto al mondo vitivinicolo che lo circondava. Tant’è vero che sarà il primo ad imbottigliare il vino rosato, ottenuto da uve Negroamaro, e l’incontro con il generale Charles Poletti, nel 1943, che per le truppe americane che liberavano i territori italiani dai nazifascisti, aveva il compito degli approvvigionamenti, portò alla nascita del famoso Five Roses.
Con questo pedigrée è facile intuire che la masterclass con il Salice Salentino riserva di Leone de Castris condotta dal Federico Latteri e con la partecipazione del produttore e di Riccardo Cotarella, sarebbe stata l’occasione per ripassare un po’ la storia del vino pugliese, e non solo. Piernicola Leone de Castris ha portato cinque vini (1999, 2005, 2009, 2011 e 2014) per valutate insieme l’evoluzione del Salice e il miglioramento dell’enologia pugliese. E, poi, come giustamente ha evidenziato Cotarella, il vitigno Negroamaro ha dimostrato decisamente la sua non replicabilità in nessuna altra parte del mondo e, addirittura in alcune contrade della Puglia stessa. E’ un vitigno unico che solo nel Salento può dare vini straordinari, vini con quel tasso di acidità che ne permettono la conservazione, vini che hanno dato un forte impulso al miglioramento dell’enologia pugliese.
Vediamoli i cinque Salice Salentino riserva doc presentati a Taormina Gourmet per ricordare i 50 anni delle vendemmia di questo ottimo vino
1999 – Sicuramente ha perso molto delle peculiarità assicurate dalle uve Negroamaro nel primo decennio di vita. Però, non si può non rimarcare che il tannino continua a lavorare, ad assicurare una buona gradevolezza ad un vino che non da segni di cedimento, ancora equilibrato e caratterizzato da note balsamiche piacevolissime.
2005 – In Puglia è stata un’annata normale. Quindi non ci si aspettava un grande vino. Però il Negroamaro ha fatto un’eccezione perché a 12 anni dalla vendemmia offre un Salice Salentino di buona freschezza che già si avverte al naso. In bocca l’equilibrio è l’arma vincente di questo vino che offre ancora tannini ben evidenti e comunque, molto gradevoli.
2009 – La costanza dei cinque vini degustati è il colore che Latteri sintetizza in “rubino scuro molto cupo”, e i sentori prevalentemente di frutti rossi con belle note balsamiche che si avvertono in tutti i Salice degustati. In questo millesimo, poi, la componente tannica è di grande qualità.
2011 – Beh, qui i toni sono quelli di un prodotto maturo e di grande equilibrio. Note che si avvertono già al naso e poi esplodono in bocca, con una carica aromatica molto persistente e piacevolissima. Se fosse un vino francese, sarebbe subito diventato il portatabandiera del terroir dove vengono selezionate le uve. E’ un vino molto pulito, con una lunga persistenza che lascia bei ricordi al consumatore, in particolare di note balsamiche.
2014 – Il colore è rubino scuro; la ricchezza aromatica è eccellente, i tannini sono morbidi: tutte componenti che fanno di questo Salice un ottimo prodotto caratterizzato da un concentrato di frutta rossa ben matura accompagnato da qualche pizzico di pepe. Insomma, un vino ancora giovane, molto pulito, ed esempio di come trattare le uve Negroamaro per produrre grandi vini.
Infine, la novità. De Castris sbarcherà nel barese, con una vigna che sarà impiantata sulla Murgia Barese, prevalentemente di Primitivo e di Nero di Troia. E’ una proprietà della madre di Piernicola, che riconvertita, diventerà sicuramente il fulcro del Primitivo di Gioia cioè, dell’area dove e nato il vino Primitivo, per iniziativa di alcuni frati Benedettini.
ALCUNE FOTO DELLA MASTERCLASS (ph Vincenzo Ganci)