(Federico Latteri e Andrea Vesco – ph Vincenzo Ganci)
Un viaggio dentro il Grillo, analizzando come questo vitigno cambi carattere in base alle diverse tecniche di vinificazione e al confronto con il tempo.
Oggi a Taormina Gourmet è il momento di Rallo, che con la masterclass “Il Grillo nelle sue declinazioni” ha sviscerato il vitigno a bacca bianca simbolo della Sicilia occidentale. Uve che Rallo produce nei suoi vigneti di Marsala, in un’area che risente fortemente della vicinanza al mare, circostanza che conferisce ai vini in degustazione una costante nota sapida, frutto del rapporto simbiotico della vite col mare. Al centro del percorso non tanto il Grillo come vitigno, quanto le mille sfaccettature che acquisisce in base alle diverse tecniche di vinificazione.
“L’obiettivo – spiega Andrea Vesco, direttore di Rallo – è duplice: dimostrare come partendo da uno stesso vitigno tutto possa cambiare al variare delle tecniche di vinificazione, e soprattutto sfatare il mito che i vini bianchi siciliani debbano essere bevuti solo nell’annata corrente”.
Si parte con il Bianco Maggiore, un Grillo fermentato e affinato in acciaio. In degustazione due annate, la 2015 e la 2014. Il 2015 è il simbolo del vino giovane e fresco, che gioca molto sulla sapidità e su una spiccata acidità, e che ben si accompagna ai piatti di pesce della cucina siciliana. Il 2014 invece è più morbido, risente dell’affinamento in bottiglia, e mantiene comunque sapidità e acidità.
Si passa poi a La Cuba, nelle sue annate 2015 (non ancora in commercio) e 2014. Un Grillo fermentato e affinato in legno, che segna la sfida di Rallo al tempo. Vini che riescono comunque a mantenere freschezza, unite ad un’estrema morbidezza e ricchezza sia al naso che in bocca.
Il viaggio attraverso il Grillo continua poi con il Soleras, il Marsala che segna la storia della cantina Rallo. Prodotto con tecniche di vinificazione antiche di 200 anni, rappresenta un’epoca enologica completamente differente rispetto alle altre sue declinazioni del Grillo. In degustazione due annate, la 1991, non ancora imbottigliato, e la 1990, attualmente in commercio.
Infine, un vino a sorpresa degustato alla cieca: il Beleda, Catarratto nella sua annata 2013, prodotto con le uve che crescono nel vigneto di Alcamo a regime biologico a 450 metri sul livello del mare. Un vino morbido, che mantiene sapidità e acidità nonostante i tre anni di affinamento in bottiglia.
I vini in degustazione:
Bianco Maggiore 2015 – Sapido, con un’acidità molto spiccata e spigolosa. Al naso emerge tutto lo spettro aromatico del vitigno. Di ottima beva e con un grande allungo.
Bianco Maggiore 2014 – Molto più morbido rispetto all’annata 2015, con un bouquet più ampio al naso e in bocca e con ottime sapidità e acidità.
La Cuba 2015 – Spiccate note di vaniglia, estremamente morbido. Nonostante la fermentazione e l’affinamento in legno, rimangono inalterate le caratteristiche del vitigno, mantenendo ottima sapidità e freschezza.
La Cuba 2014 – Sentori di mandorla e vaniglia, ottima acidità e sapidità. Estrema freschezza.
Soleras 1991 – Spigoloso e a tratti amaro, è un vino non ancora filtrato e imbottigliato, ma che esprime grandi potenzialità.
Soleras 1990 – Più compiuto dell’annata 1991, molto morbido. Estremamente ampio sia al naso che in bocca.
Geraldine Pedrotti
ALCUNE IMMAGINI DELLA DEGUSTAZIONE