Un viaggio lungo lo stivale per scoprire i “vini più sorprendenti d'Italia”. Questo quanto ha offerto la degustazione guidata da Daniele Cernilli, alias Doctor Wine a Taormina Gourmet.
Ai presenti – esperti ma anche curiosi ed appassionati – è stata proposta una selezione di dieci bottiglie significative della produzione nazionale (Sicilia esclusa). Si tratta di vini particolari, spesso caratterizzati da invecchiamenti singolari (come il Lambruso 2005 o il Barolo 2007 uscito quest'anno come riserva). Di ciascuno Cernilli ha raccontato la storia, sottolineando come non si possa prescindere dal rapporto col territorio in cui ciascuno di essi è prodotto.
ECCO I VINI DEGUSTATI E ALCUNE NOTE
Grave di Stecca, spumante brut 2012. La prima proposta è un prosecco particolare, invecchiato di tre anni. Considerato un fuoriclasse delle uve Glera, ha una complessità olfattiva fuori dalla totalità dei normali Prosecco, avendo subito tutto ciò che deriva dall'evoluzione del vino in bottiglia. Una nota di glicine è comunque presente ma si percepisce solo in fondo. Una volta assaggiato accarezza la lingua con una cessione di gas molto delicata e piacevole.
Lini 910, In Coregio Rosso, spumante, 2005. Basterebbe dire che questo vino si caratterizza per 120 mesi su lieviti per annoverarlo come una vera rarità. E’ un Lambrusco colorato che si caratterizza per profumi di tamarindo, liquirizia. Si tratta di un esempio raro di valorizzazione delle materie prime della nostra nazione. Completamente diverso dall’idea di Lambrusco cui si è solitamente abituati.
Ronco Blanchis, Collio Bianco, 2015.Prodotto in una zona, Blanchis, dove si realizzavano solo bianchi è un vino di grande struttra e potenza. Presenta note tra frutta esotica, cedro, ananas e soprattutto pesca: il frutto di riferimento del friulano. E’ per certi versi quasi un vino mediterraneo, che fa dell’equilibrio tra calore alcolico e acidità salata in sfondo la sua caratteristica.
Montevetrano, Core Bianco, 2015. Pur essendo prodotto in Italia è un vino che fa pensare alla Borgogna meridionale perché lasciato sui lieviti per molto tempo. Prodotto dall’azienda di Riccaro Cotarella, unisce l’eleganza del Fiano e la struttura del Greco per un rislutato di grande eleganza. E’ un vino minerale, corposo e molto legato al territorio. Ricco dei cosiddetti “profumi terziari” si caratterizza al palato per una certa acidità.
Falesco, Soente, 2015.Ottenuto da uve Viogner, caratterizzate da aromatiche, si caratterizza per profumo di frutta gialla, albicocca (qui un po’ acerba). Il vino è un blend di tre vendemmie: l’80% è ottenuto da vendemmia regolare, con corretta curva di maturazione, ma sono presenti anche parti ottenute in summaturazione (che conferisce morbidetta) e con uve acerbe (che conferiscono invece acidità). Il risultato è una bella interpretazione dei vitigni autoctoni.
Fontana Candida, Frascati Superiore, Luna Mater 2015. Questo vino dal profumo floreale viene fatto stagionare nelle grotte sotterranee che si trovano sotto il paese di Frascati, una tecnica antica che il produttore ha voluto riproporre ai giorni nostri. Il risultato è è un Frascati Superiore che punta molto in alto, ben reggendo il confronto con vini più nobili.
Montecappone, Castelli di Jesi Verdicchio, Riserva Utopia, 2013. Si tratta di un vino tra il fruttato e il vegetale, in cui si riconoscono note quasi di anice. Il verdicchio utilizzato è un vitigno particolarmente piccolo che conferisce caratteristiche interessanti e qualche nota agrumata. Anche questo è un vino che punta in alto.
Monchiero Carbone, Roero Printi Riserva, 2012. Il Roero è in un certo seno il parente povero del Barolo e del Barbaresco. Il vitigno da cui è ottenuto questo vino è stato coltivato in un territorio particolarmente argilloso. Le caratteristiche del terreno, e le sue reazioni all’acqua, hanno fatto sì che l’annata 2012, non particolarmente brillante per i due vini più noti fosse invece straordinaria per questo vino che presenta profumi di liquirizia. I tannini sono qui diluiti dall’alcol.
Quintodecimo, Taurasi Vigna Grande, Cerzito Riserva, 2010. Cru di un ettaro di Agnalico piantato sulla tenuta quintodecimo, è prodotto dal noto enologo e docente universitario Luigi Moio, presenta un colore molto carico per via dei suoi anni di età, ci si aspetterebbe un vino più tannico, ma in realtà soprende anche da questo punto di vista. Rappresenta un risultato ottenuto con scienza e conoscenza.
Fontanafredda, Barolo Casa Mirafiore, Riserva, 2007.E’ uno dei vini meglio valutati, unico tra gli italiani, dalla commissione di Decanter per il “Decanter World Wine Award”. E’ un barolo importante, caratterizzato da profumi di frutti di bosco, qualche nota di liquirizia. Al palato è particolarmente vellutato.
Giorgio Romeo
ALCUNE IMMAGINI DELLA DEGUSTAZIONE