di Michele Pizzillo
Il grande affabulatore “ferito” dal ragazzino attento ed educato. Succede a Taormina Gourmet nel corso della degustazione di sei birre per far capire anche ai profani che quando si parla della bevanda che in Italia sta conoscendo una incredibile esplosione di micro birrifici artigianali bisogna dire birre e non birra.
Si presenta così Lorenzo Dabove, meglio conosciuto come Kuaska, alla degustazione riservata alla birra, o meglio, alle birre da “Taormina Gourmet”, il festival organizzato da Cronache di Gusto. Degustazione guidata dallo stesso Kuaska, ma presentato da Giovanni Paternò che lo descrive come “persona che ha la rara virtù di comunicare con chiarezza e competenza tenendo alta e piacevole l'attenzione degli astanti, dando le corrette informazioni, sorridendo e facendo divertire. In poche parole un affabulatore capace di parlare o di raccontare un fatto o una vicenda narrandola piacevolmente, come se fosse una favola”. E ad ascoltare Lorenzo, a seguire i suoi incisi e le sue iperbole, a chi lo ascolta sembra proprio di entrare in un mondo fatato ma realistico perché le birre sono a portata di mano, sono sempre più buone, sono sempre più innovative. Tanto da far nascere, in poco tempo, 1.000 birrifici solo in Italia. Birrifici che stanno facendo percorrere alle birre lo stesso tragitto seguito dal vino all’inizio della rivoluzione di qualche decennio che ne ha permesso il miglioramento della qualità, portando poi i riconoscimenti internazionali che sono sotto gli occhi di tutti.
Aggiunge Dabove: “La cultura della birra sta crescendo molto in Italia. Anche la produzione artigianale è nelle condizioni di competere con quelle che sono riconosciute come le grandi del mondo”. Nelle sue quasi due ore di affabulazioni, Kuaska guarda con insistenza un ragazzino che avrà avuto una decina di anni, seduto accanto ai genitori in seconda fila che lo segue con grande attenzione tanto da coinvolgerlo nel suo racconto sul mondo delle birre. Risposta educata, pacata e secca del giovanissimo “degustatore”: non ho capito niente di quello che ha detto. Kuaska appare un attimo in difficoltà, ma da abile affabulatore e da grande conoscitore – forse è meglio dire unico conoscitore di un mondo molto complicato e vastissimo delle birre – si riprende subito e siccome siamo in finale di degustazione, cambia anche un po’ il modo di raccontare forse nella speranza di conquistare colui che abbassa notevolmente l’età media dei partecipanti al banco di degustazione e, probabilmente, ha messo in dubbio la sua capacità di farsi capire da tutti.
Un banco comunque veramente interessante per conoscere meglio il mondo delle birre quello voluto da Paternò e guidato da Kuaska. Perché alla degustazione di Taormina, Kuaska ha proposte sei birre che sintetizzano un po’ il panorama birrario, di quella artigianale ovviamente, mondiale. E, cioè, due italiane (La Bianca dei 24 Baroni prodotta da due fratelli di Nicosia, Antonio e Giacomo Cosentino, laureati in economia e non trovando lavoro, hanno deciso di produrre birra: sono arrivati a 3.000 litri al mese, ha detto Giacomo anticipando anche l’intenzione di cominciare a guardare anche oltre la Sicilia). E la Ques Triple hop di Maltus Faber prodotta dalla Maltus Faber di Genova). La tedesca Schlenkerla Rauchbier Marzen, l’inglese St. Peter’s old style Porter, la belga Trappist Rochefort 10 e la statunitense Moylan’s Hopsickle Imperial Ipa. Si tratta di birre tutte ad alta gradazione alcoliche e tutte e sei che, in linea con il motto di Dabove che bisogna parlare di birre non di birra, dalle caratteristiche spiccate che in alcuni casi ne fanno dei veri e propri unicum.
Partendo dalla siciliana La Bianca dei 24 Baroni che a Nicosia la producono secondo lo stile belga, o meglio fiammingo che prevede anche l’aggiunta di un cinque per cento di frumento crudo poco prima che la birra sia pronta per essere imbottigliata. Anche la Ques Triple hop di Maltus Faber è fatta con lieviti che arrivano dal Belgio ed è caratterizzata da un piacevole connubio tra il fruttato e l’amaro che alla birra vengono dati dai lieviti e dal sistema di lavorazione del luppolo. Invece lo stile più esaltato al mondo è quello che caratterizza la Moylan’s Hopsickle Imperial ipa che utilizza luppolo proveniente dalla Baviera, tanto da diventare una dei leader mondiali.
Tre le birre scure in degustazione: la St. Peter’s old style, la tedesca Schlenkerla Rauchbier Marzen con la prima che inizialmente era consumata dai facchini londinesi, la Trappist Rocheforte 10 che è caratterizzata da profumi pieni e da una consistenza che ne fa una delle più pregiate birre che si producono nei monasteri belgi e la Moylan’s che contiene più di cento punti di amaro: qualcosa di eccezionale e che rendere straordinario questo prodotto americano.
Ma Kuaska, che dice “l'ho inventato assumendolo artisticamente nel 1982 per il personaggio di poeta alieno che facevo a teatro. E' l'abbreviazione di Kuaskanapucja(primo nome che assunsi da quel giorno) ma non ha alcuna etimologia”, è anche pronto a sfidare i più incalliti sommelier italiani perché ha le idee chiare sul futuro delle birre. Tant’è vero che nelle sue affabulatorie iniziative in favore della birra, parla sempre più frequentemente di abbinamenti cibo-birra. Ma anche di sfide birra-vino, anche alla luce dell’iniziativa di alcuni ristoratori che hanno datati i propri locali anche di una carta delle birre artigianali. E Taormina Gourmet è diventato un laboratorio dove si valutano e si discute di quelle che saranno le tendenze future del bere bene.
ALCUNE IMMAGINI DELLA DEGUSTAZIONE