(Nando Papa e Francesco Liantonio – Ph Vincenzo Ganci)
di Michele Pizzillo
È un fiume in piena Francesco Liantonio quando viene invitato a parlare della Puglia e di Castel del Monte. La sua non è una piena che distrugge; al contrario, è una furia che sprona il mondo vitivinicolo pugliese a fare meglio, perché la regione scelta dai coloni greci per piantare le loro viti ha le potenzialità di essere il punto di riferimento della viticoltura mondiale.
È noioso fare il paragone con i francesi, ma se oltralpe avessero avuto vitigni come il Nero di Troia, il Bombino nero, il Negroamaro, il Primitivo, il Fiano minutolo, il catalogo viticolo mondiale non sarebbe stato rappresentato esclusivamente da Cabernet sauvignon, da Merlot, da Chardonnay, da Sauvignon. La storia, comunque, non si fa con i se e quindi arriviamo al concreto. E, cioè, ad un apprezzamento per questo viticoltore pugliese – forse lui preferirebbe essere individuato come viticoltore dell’area di Castel del Monte, il primo rosato a fregiarsi della docg – quello di aver dimostrato che si grandi quantità e grande qualità non sono agli antipodi, anzi, sono compatibili, sfatando così il mito di piccolo è bello. E, a conferma di quanto stiamo dicendo, a Taormina Gourmet l’azienda Torrevento di cui Liantonio è presidente, ha organizzato di una verticale di Castel del Monte doc riserva Vigna Pedale che sintetizza le capacità dell’enologia pugliese di produrre grandi vini.
Vigna Pedale è un rosso ottenuto da uve Nero di Troia vinificate in purezza. Cioè, da un’uva che per decenni è stata relegata a produrre vini da taglio. Quando, qualcuno, e qui torna sempre come protagonista Torrevento e, quindi, la famiglia Liantonio, si è chiesto perché non cerchiamo una tecnica di vinificazione che renda più gradevole un vino molto disarmonico tra troppi tannini e poco acidità? È il caso di dirlo: detto, fatto. Nero di Troia, portato in Puglia del greco Diomede, secondo la leggenda più acclarata, comincia ad esprimersi al meglio delle sue potenzialità con le prime annate di Vigna Pedale: e siamo al 1994. E, cioè, quando i vini rossi, per essere importanti dovevano passare dalla barrique. Anche Liantonio, con l’enologo che lo ha avviato a questa attività, distogliendolo dalla sua carriera di docente universitario, Lino Carparelli, si dotarono di barrique dopo aver ristrutturata la vecchia cantina di famiglia ubicata ai piedi di quel magnifico monumento che è Castel del Monte, il maniero costruito da Federico II di Svevia e che praticamente domina gran parte della Puglia, della vicina Basilicata e di terre che amministrativamente appartengono al Molise e alla Campania.
C’è da dire che il Vigna Pedale, dal nome della vigna coltivata solo a Nero di Troia e che si andava sempre di più ingrandendo, era interessante ma ai due non soddisfaceva molto. Comunque era un vino già capace di farsi strada fra i grandi tant’è che il sommelier Nunzio Papa, introducendo la verticale di Vigna Pedale, a Villa Sassi di Ravello, aveva in carta due annate di questo rosso pugliese. La vendemmia 2003 è quella della svolta: il vino passato in barrique nuove, a degustarlo nella verticale di Taormina Gourmet, è – si può dire, senza mortificare nessuno? – sicuramente orribile. Tant’è vero, dice Liantonio lasciando un po’ da parte il discorso sulla Puglia, “che decidemmo di tornare ai legni grandi, alle botti da 30 ettolitri”. E il Vigna Pedale, che è uno dei vini pugliesi più premiato al mondo, è affinato in botti grandi, di rovere francese e sloveno. Ed è un grande vino. Tant’è vero che le cinque annate (2001, 2003, 2007, 2010, 2012) della verticale, affermazione di Papa “presentano una scala cromatica di colori, dal viola all’aranciato, di un fascino unico”. E, ha pure aggiunto che “aver stappato una bottiglia del 2012 è praticamente un infanticidio, perché bevendolo adesso è si ottimo, ma si perde la possibilità di gustarne, fra qualche anno, la sua pienezza, la sua rotondità, la sua fragranza, la sua capacità di esprimere un terroir ideale per produrre grandi vini. Abbiate pazienza ad attende almeno cinque-sei anni prima di degustarlo”.
Insomma, le 350 mila bottiglie di Vigna Pedale che produce Torrevento sono la sintesi della vocazione pugliese a produrre grandi vini. A produrre vini che possono accompagnare i piatti della cucine di tutto il mondo. Vigna Pedale, per esempio, non ha limitazioni negli abbinamenti: va bene con tutti i piatti, di carne e di pesce, minestre e pietanze ricche; ma, anche, semplicemente per il piacere di degustare un buon calice di vino”.
Ultima annotazione. Vigna Pedale 2012 è la prima annata di Castel del Monte rosso riserva a Docg.