(ph Giovanni Franco)
di Giovanni Franco
Tempo tiranno, che non passa mai, quando non si lavora. E per chi è stato impegnato con un mestiere per tanti anni, è ancora più dura vedere trascorrere le ore. Stare davanti al computer o alla tv, non se ne parla. Oziare men che meno. Per Nicola, sbarcare la giornata, stando con le mani in mano dopo avere venduto il suo negozio di tabacchi era diventato un problema.
Già perché dopo avere rinunciato ad esserne titolare aveva “lavorato” per sei anni “gratis” in quello che era il suo esercizio commerciale. “Per tenermi impegnato”, racconta aspirando il fumo di una sigaretta. Una delle tante accese durante il giorno. “Prima consumavo tre pacchetti di bionde, quasi per pubblicizzare i prodotti che vendevo, ora sono passato ad uno solo”, dice tossendo. Parla seduto davanti alla trattoria La Timpa, un piccolo locale del borgo marinaro di Santa Maria La Scala, in via Tocco, ai piedi della riserva Riserva naturale orientata, gestito energicamente in modo matriarcale. Poche specialità, ma tutto preparato al momento.
“Sapori genuini, raccolti dalla nostra tradizione culinaria e trasformati in una preziosa storia familiare”, dicono dalla cucina. Le pietanze sono a base di pesce rigorosamente fresco, selezionato dall'esperienza di Turi; è cotto alla brace, insaporito, con olio e limone, accompagnato da vini tipici dell'Etna. Ottimi gli spaghetti con cozze e vongole, la parmigiana di tonno e il tortino di acciughe. Infine si può gustare la famosa granita preparata con maestria dalla signora Tanina, che fa filare tutti in cucina, con voce ferma. “Da dodici anni ogni giorno vengo a pranzare qui, ormai sono uno di famiglia, a volte mi servo anche da solo”, dice l'ex tabaccaio. Lui abita a Misterbianco in una casa a due piani costruita su un terreno, acquistato anni fa. E percorre, quotidianamente, venticinque chilometri per arrivare alla trattoria. “Da quando sono vedovo questo posto fa parte della mia vita”. Nicola è originario della Campania. Ha vissuto anche a Milano. Poi conobbe una ragazza catanese e si sposò con lei. Comprò la tabaccheria a Catania. “Nella mia stessa palazzina abita mia figlia. Con lei di solito ci vediamo la sera a cena, quando non c'è mangio un po' di biscotti. Non ho mai cucinato. E poi a letto”, dice.
Il tempo impiegato per giungere da casa alla trattoria fa parte dell'organizzazione della gestione del tempo. “Alcune persone mi offrirono una casa a Santa Maria La Scala, ma rifiutai. Mi sarei fossilizzato qui”, osserva. Dopo pranzo si siede sotto il pergolato a fumare e a guardare il panorama con il mare a perdita d'occhio e a chiacchierare a volte con i turisti che fanno tappa a La Timpa. Ma sono questi i soli momenti concessi all'odioso ozio. Sono già le 15,30. E Nicola guarda l'orologio. Casualmente sulla parete dietro di lui c'è una piccola targa in ceramica con scritto “La tua invidia è la mia fortuna”, scherzi del destino. “Adesso devo andare – dice – vado ad aprire la porta di un ufficio ovvero una sala dove altri anziani si riuniscono a giocare a carte naturalmente senza soldi, casomai con in palio una bibita”. Non c'è bisogno di dire, lo avrete già capito che, anche questa occupazione , il campano trapiantato in Sicilia, la svolge gratuitamente. Al tramonto poi a casa. “Un po' di notiziari, una carezza ai due gatti Tomato e Ketchup, padre e figlio, e poi a nanna”, sorride. Domani si ricomincia. Altro giro, altra corsa, senza mai fermarsi.