di Emanuele Scarci
Vendesi, ma solo a un prezzo congruo.
“Dopo aver visto quanto ha pagato Antinori per Jermann in Friuli – osserva Mario Gragnedda, comproprietario con i 5 fratelli della cantina gallurese Capichera – mi aspetterei un’offerta all’altezza. Da un paio d’anni arrivano continue proposte di acquisto e da 4-5 anni l’azienda continua a crescere. Oggi ci sono contatti con soggetti interessati, ma a dire che cederemo il controllo dell’azienda passa un mondo. Potrebbe anche starci una quota di minoranza ma dipende dal tipo di offerta che riceviamo”.
L’annuncio
La notizia della tenuta sarda sul mercato non è nuova: un anno fa apparse un annuncio di vendita sul sito del Kensington International Group dove però non si specificava il nome della tenuta. Il giornale La Nuova Sardegna scrisse che era arrivata per Capichera un’offerta da 18 milioni di euro, che i Ragnedda ritennero insufficiente. L’azienda è ancora in vendita? Oggi Gragnedda conferma il mandato a Mediobanca e nel corso dell’intervista telefonica l’imprenditore avverte di una chiamata proveniente proprio dalla banca d’affari milanese. Ma lui, cortesemente, acconsente a terminare la chiacchierata.
Crescita passo dopo passo
Caprichera produce vini di fascia medio-alta, tutti destinati al canale Horeca. I prezzi variano da 15 fino a 120 euro. Con punte per alcune bottiglie di 300 euro. La produzione totale è di circa 350 mila bottiglie. L’azienda conta su 100 ettari di proprietà di cui 45 ettari vitati e nel 2022 arriverà a 50. Il budget 2021 è di circa 4 milioni. “Non abbiamo particolari piani di sviluppo – conclude Ragnedda – perché non vogliamo produrre milioni di bottiglie. Tuttavia anno dopo anno piantiamo qualche ettaro di vigneto che ci garantisce una crescita equilibrata senza pregiudicare la qualità”.