Assemblea dei soci il 9 luglio. Si valuterà la scelta di non autorizzare nuovi impianti per tre anni dal 2021. E per quest’anno le rese dei rossi giù da 90 a 70 quintali per ettaro
Siamo solo a livello di proposte, ma quella che si terrà a Trecastagni, in provincia di Catania, il 9 luglio ha tutta l’area di essere un’importante assemblea dei soci del consorzio dell’Etna Doc. “È il primo appuntamento del Consorzio dopo il lungo e complicato periodo di lockdown che ha profondamente condizionato la vita di tutti gli italiani e che ha provocato non poche difficoltà a tutto il comparto del vino italiano e siciliano”, dice Antonio Benanti, presidente del Consorzio. E sarà un appuntamento molto atteso. Visto che il Cda proporrà agli oltre 150 soci del consorzio, tra i vari punti, la riduzione della resa per la tipologia Etna Rosso per la vendemmia 2020, in linea con quanto deliberato anche da altri importanti consorzi italiani e la sospensione triennale della iscrizione di nuovi impianti Etna Doc. “Sono tutte proposte importanti, finalizzate al rafforzamento e alla tutela della denominazione e al governo della sua crescita – dice Benanti – All’aggiornamento del Disciplinare di Produzione lavoriamo da mesi, così come da tempo discutiamo di una serie di misure da adottare per governare e guidare la crescita della nostra denominazione. Una Doc che, di anno in anno, riscuote sempre più consensi da parte dei consumatori per merito delle peculiarità uniche dei suoi vini e allo stesso tempo suscita un interesse crescente da parte di investitori e produttori, attratti dal particolare fascino del territorio e dalla risposta del mercato. La viticoltura alle pendici dell’Etna rappresenta un piccolo gioiello da preservare e valorizzare con forza, determinazione e scelte responsabili e condivise”.
La questione più spinosa è proprio quella relativa al blocco degli impianti. Una proposta che secondo molti produttori arriva tardiva e quando ormai i “buoi sono fuggiti”. Eppure, dati alla mano, gli ettari vitati sono quasi raddoppiati in appena sei anni, passando dai 680 ettari del 2013, ai 778 ettari del 2014 e fino ai 1.062 ettari del 2019 per una produzione di 4,3 milioni di bottiglie. Se dovesse arrivare l’ok, lo stop entrerebbe in vigore già a partire dall’1 agosto 2021. Diversa la questione relativa alle rese. La riduzione sarà chiesta solo per la prossima vendemmia e solo per i rossi, passando dai 90 quintali ai 70 per ettaro, una manovra fatta per ridurre i quantitativi di vino da immettere sul mercato. “La necessaria chiusura in numerosi mercati di tutte le attività del mondo Horeca, principale sbocco per i vini Etna Doc, ha naturalmente avuto un impatto negativo non secondario anche per i produttori, solo in minima parte compensato dagli ordini legati alle vendite dirette al consumatore privato – conclude Benanti – Ora, però, è tempo di voltare pagina e guardare al futuro, incoraggiati anche dai segnali che il mercato ci sta fornendo da qualche settimana”.
G.V.