Nuovo cda del consorzio di tutela della Doc Sicilia.
Ieri l’assemblea dei soci che ha eletto i componenti del direttivo ha confermato 10 dei 12 uscenti. Entrano a far parte del cda Roberto Magnisi, direttore di Duca di Salaparuta e Florio e Giuseppe Figlioli, enologo della cantina sociale Birgi. Ad uscire dalla compagine Laurent Bernard de La Gatinas della cantina Rapitalà (attualmente presidente di Assovini) e Nicolò Vinci della cantina Europa. I riconfermati sono il presidente uscente del consorzio Antonio Rallo (Donnafugata), i vice presidenti uscenti Giuseppe Bursi (presidente della cantina Settesoli) e Filippo Paladino (vice presidente della cantina Colomba Bianca) e i consiglieri Vincenzo Ampola (presidente delle cantine Petrosino), Gaspare Baiata (presidente delle cantine Paolini), Salvatore Chiantia (presidente della cantina La Vite), Rosario Di Maria (presidente della cantina Ermes), Alessio Planeta (titolare dell’omonima cantina), Letizia Russo (Feudo Arancio) e Alberto Tasca d’Almerita (titolare dell’omonima cantina). La new entry di Roberto Magnisi nella stanza dei bottoni della Doc Sicilia suggella l’inversione di tendenza della Duca di Salaparuta nei confronti della Denominazione. Gli addetti ai lavori sanno bene che negli anni passati l’azienda di Casteldaccia si era opposta alle strategie della Doc Sicilia. Tutto rientrato. E anche un brand storico dall’altissimo peso specifico adesso è nel board del consorzio.
La prossima settimana il cda voterà l’elezione del presidente e dei vice. Sembra scontata la riconferma di Antonio Rallo alla presidenza per il prossimo triennio. Gli ultimi tre anni sono stati burrascosi per tutto il mondo del vino, dalla pandemia alla guerra in Ucraina tutt’ora in corso, vicende che hanno provocato non pochi scossoni. Tuttavia sotto alcuni punti di vista il bilancio della Doc Sicilia è favorevole. Il numero di bottiglie, per esempio: quasi 100 milioni quelle prodotte lo scorso anno con un piccolo calo nel 2021 dovuto alla pandemia che ha messo un po’ di paura. Un numero importante che ha qualificato verso l’alto gran parte dell’imbottigliato dell’Isola; la gestione di un bilancio da tre milioni destinati quasi tutti alla promozione; le attività nei mercati più importanti per il vino siciliano sono state tante: da alcune masterclass negli Stati Uniti e in Cina a degustazioni itineranti nel Regno Unito e altre attività in Canada; la percezione del brand Sicilia certamente cresciuta confermato da autorevoli indagini di mercato; l’altissimo numero di produzioni biologiche e/o sostenibili che regala un primato invidiabile alla Sicilia. E ancora l’attività di vigilanza anti-contraffazione che ormai è un dato di fatto, attività oggi supportata anche dalle fascette introdotte un anno fa. Restano altre sfide da sostenere: dal valore medio ancora ritenuto da tutti troppo basso alla difficoltà di commercializzare lo sfuso quando i mercati sono impauriti da rischi guerre e recessioni economiche innescando meccanismi speculativi che rischiano di danneggiare i produttori e i viticoltori; dalla necessità di difendere il vigneto Sicilia (oggi si stimano complessivamente 100 mila ettari) da nuove ondate di estirpazione da parte di chi non ottiene la giusta remunerazione all’esigenza forte di consolidare la propria presenza nei mercati internazionali più strategici in mezzo a tanti competitor. L’agenda del prossimo cda della Doc Sicilia è già fitta di impegni.
C.d.G.