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Un appello per il Tardivo di Ciaculli “Incentivare i giovani o è la fine”

01 Aprile 2013
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Il mandarino tardivo di Ciaculli è uno dei tre presidi Slow Food attualmente in carico alla Condotta di Palermo. La lenticchia di Ustica e la susina bianca di Monreale sono gli altri due.

Un presidio creato dieci anni fa con l’intento principale di valorizzare una produzione di eccellenza in ambito perturbano, ma soprattutto per salvaguardare il contesto paesaggistico/urbanistico e culturale di questa area di Palermo alle pendici del Monte Grifone. La borgata di Ciaculli conserva ancora quelle caratteristiche che avevano reso celebre Palermo, definita Conca d’Oro, un immenso e profumatissimo giardino di agrumeti qual’era fino alla metà del secolo scorso.

Ne parliamo con Giovanni D’Agati (qui sotto nella foto) vulcanico presidente del Consorzio che oggi coltiva e commercializza questo pregiato frutto: L’idea del Presidio la dobbiamo all’assessore provinciale all'Agricoltura del tempo Marcello Caruso, che ebbe l'intuizione di come salvaguardare gli aspetti tipici del territorio valorizzando questo particolare prodotto che raggiunge il culmine della sua dolcezza durante il mese di marzo, quando generalmente le altre varietà di mandarini non sono più presenti. E’ l’amore e la passione per questo lavoro, continua appassionato Giovanni D’Agati, che ci spinge ad andare avanti, ma allo stato attuale le cose non vanno affatto bene. Si è persa la competitività e c’è poca attenzione alla tutela dell’ambiente. La globalizzazione – aggiunge – ci ha penalizzato molto: non vi è un corretto ritorno economico”.

Ottanta le aziende consorziate per un totale di trecento ettari coltivati (a fonte delle quasi mille di una decina di anni fa). “Creare una realtà riconoscibile e riconosciuta – dice il presidente del Consorzio – è stato il nostro obiettivo. Ma abbiamo bisogno oggi più che mai di un maggior interesse da parte delle istituzioni per venire incontro alle esigenze degli agricoltori”. La difficoltà infatti comincia già durante la raccolta: “Il terreno non è pianeggiante, – spiega – ma si tratta di terrazzamenti, oggi impensabili da realizzare, con un dislivello fino a duecentoventi metri di altezza dal mare, con gradini alti anche quaranta centimetri, percorribili solo a piedi. In altre zone ci sono solo piccole stradine interpoderali con pendenze fino al 25% che permettono l’accesso ai campi”.

Un lavoro duro fatto in nome della difesa di un prodotto d’eccellenza e tipico della zona. Ma solo con il lavoro di queste persone si mantiene una identità territoriale, paesaggistica e culturale proteggendo tutta l’area da frane e smottamenti, le cui immagini troppo spesso entrano nelle nostre case ricordandoci i disastri provocati dall’incuria dell’uomo.

Abbiamo chiesto cosa potrebbe fare la politica per aiutare i produttori:L’ acqua, bene pubblico per eccellenza, dovrebbe essere fruibile a costo zero per gli agricoltori; aiuti economici per produrre e trasformare sul posto; incentivi per i giovani che continuano questa attività”. Mentre a Slow Food, il presidente del Consorzio chiede: “perché non creare degli sbocchi di mercato sotto la diretta guida di Slow Food dove l’agricoltore possa trovare il giusto ritorno economico della sua fatica?”. Noi come condotta di Palermo facciamo nostre le richieste degli agricoltori e le sosterremo nelle sedi opportune affinchè il Tardivo di Ciaculli sia ancora una coltivazione redditizia e che dia valore aggiunto al territorio di Palermo.

Mario Indovina