Le etichette sui prodotti alimentari, che dovrebbero contenere tutte le informazioni relative al prodotto in una formula chiara, si rivelano sempre più enigmatiche per il consumatore.
Anche sugli alimenti più semplici, quelli che quotidianamente consumiamo, le etichette indicano varie caratteristiche del prodotto eludendo quelle più significative ..
Slow Food si sta impegnando per una campagna a favore dell’inserimento di una etichetta ”parlante” sui prodotti alimentari di maggior consumo che sappia indicare con precisione le caratteristiche del prodotto da acquistare.
Analizziamo dei prodotti che troviamo in dispensa: due prodotti a caso che leggiamo con attenzione.
Etichetta principale: Riso Classico (RIBE)
Etichetta posteriore: viene pubblicizzato un sistema che consente di recuperare la gemma del riso che sarà utilizzata per fare un altro prodotto.
Etichetta piccola laterale sinistra: l’indicazione generica di riso classico (Ribe) è seguita dalla descrizione di riso fino, poi tradotto in varie lingue (in inglese long grain rice = riso a granilunghi), seguono la modalità di conservazione, il nome del produttore con l’indirizzo dove è stato confezionato il prodotto, il peso ed infine “da consumarsi entro il vedi in fondo alla scatola”
Etichetta laterale destra: in sequenza un numero verde per il consumatore, pubblicità, descrizione generica riso classico (ribe), tabella valori nutrizionali, una scritta generica Italia accanto ad un simbolo come un germoglio di riso con i colori della nostra bandiera.
Nessuna indicazione sulla provenienza
Parte superiore: descrive che la qualità è protetta da sottovuoto
Parte inferiore: il codice a barra e la scadenza prodotto incisa sulla scatola colore su colore…
La scadenza è di difficile individuazione
Nessuna indicazione circa il produttore del riso (coltivatore, azienda, etc.), nessuna indicazione della Zona di produzione: neanche se Italia o estero , solo un simbolo con la scritta Italia. Conosciamo di questo prodotto solo la scadenza descritta con un vago “da consumarsi preferibilmente il…”, la cui scritta consiste nella incisione della confezione, fatta in un modo tale che una persona deve sforzarsi per leggere.
Non sappiamo quando è stato confezionato, ne quando e dove è stato raccolto, ma soprattutto da chi. E’ tutto molto generico, invece noi consumatori dobbiamo e vogliamo sapere.
L’associazione che rappresento è particolarmente attenta a queste problematiche e mi chiedo :
E’ stato raccolto in Italia o all’Estero? E’ stata utilizzata manodopera sottopagata o peggio minorile? I diritti del produttore sono rispettati? E’ stato riconosciuto il giusto prezzo a chi ha lavorato nelle risaie? Ne cito solo alcune…
Qualcuno mi dirà, cosa importa? Io acquisto un prodotto di un’industria alimentare italiana e questo mi basta. Invece io dico di no. Abbiamo visto troppe volte prodotti molto noti, di marca, sottoposti a sequestri da parte delle autorità competenti; mi si obietterà che stiamo parlando di riso…un prodotto semplice….e proprio per questo diteci da dove viene, da chi e quando è stato prodotto, se è stato raccolto a mano o con sistemi meccanici, se sono stati utilizzati pesticidi, diserbanti, concimi chimici. Insomma diteci cosa stiamo mangiando!!
Passo al secondo prodotto, molto noto, con etichetta semplicissima: crema da spalmare alle nocciole e al cacao. Luogo di confezionamento: “stabilimento di”una lettera indica il luogo, “da consumarsi preferibilmente entro il” ed ancora “vedi sul tappo” (invece si trova sulla fascia laterale del tappo), poi i valori nutrizionali (scrittura piccolissima, bisogna lasciare spazio alle foto) ed infine ingredienti: zucchero, olio vegetale, nocciole (13%), cacao magro (7,4%) latte scremato in polvere (6,6%), siero di latte in polvere. Emulsionante lecitine (soia), vanillina.
Anche qui nessuna indicazione sulla provenienza degli ingredienti, un generico olio vegetale, ma di che? Di oliva? Di soia? Di palma? Perchè cacao magro (qualità meno pregiata) , perché togliere il burro di cacao naturalmente presente nelle fave di cacao per poi aggiungere olio vegetale? Di fatto la parola “magro” può indurre il consumatore a considerarlo un prodotto dietetico.
Attenzione alle etichette e scegliamo quei prodotti che con maggior precisione ci parlano delle loro origini e della loro composizione: è importante.
Ricordiamoci che siamo quel che mangiamo (Ludwig Feuerbach 1862), Slow Food “buono, pulito e giusto”.
Mario Indovina
Fiduciario Slow Food
Condotta di Palermo