E’ morto, all’improvviso, all’età di 74 anni il giornalista e storica firma di Repubblica Gianni Mura.
Nato a Milano nel 1945, ha scritto pagine memorabili sullo sport e l’Italia degli ultimi decenni, dal calcio al ciclismo. Tra i tanti libri, nel 2007 scrisse il suo primo romanzo, “Giallo su giallo”, vincitore del Premio Grinzane: è stato tra i più grandi raccontatori del Tour de France. La sua rubrica su Repubblica, “Sette giorni di cattivi pensieri”; era quella più attesa e letta, come anche l’Intervista al campionato e i 100 nomi dell’anno di Mura.
Leggere un suo articolo era come apprendere una lezione di giornalismo. Ritmo, incipit, giochi di parole, la conoscenza delle cose, la descrizione delle persone. E via dicendo. Il calcio avrà tante parole per celebrarlo. Era il suo mondo. Tuttavia dallo sport era finito facilmente alla gastronomia e al vino. Dunque sport e trattorie, match per lo scudetto e bevute di vino. E scriveva magistralmente di tutte queste cose. Lo diranno in tanti. È stato il vero erede dell’altrettanto grande giornalista Gianni Brera. Riservato quanto basta ha sempre schivato il circo degli eventi legati al vino e al cibo per quanto fosse un attento appassionato del settore. Ma il suo approccio è stato sempre disincantato e divertito senza la saccenza del critico. Facendo emergere sempre il profilo umano sia che parlasse del centravanti, sia che descrivesse un vino e il suo vignaiolo. Adorava le trattorie. E i vini ricchi di personalità. Quando spuntava un suo articolo su Repubblica avente per oggetto la gastronomia era meglio ritagliarsi una piccola pausa e godersi la lettura del pezzo. Allo stesso modo, per causa sua, quando avevi tra le mani il Venerdì, il magazine di Repubblica, cominciavi a sfogliarlo dalle pagine centrali e mai dall’inizio, cercando la pagina in cui recensiva ogni settimana una trattoria (o un ristorante), un vino e un libro dedicato ai temi del cibo. Un piccolo appiglio di buona scrittura e di competenza scritto assieme alla moglie Paola. Ci mancherà.
C.d.G.