(Livio Felluga)
Il patriarca dell'enologia d'eccellenza del Friuli Venezia Giulia se n’è andato in punta di piedi. Livio Felluga è morto all' età di 102 anni nella casa di Brazzano, nella notte fra il 22 e il 23 dicembre.
Accanto a lui la moglie Bruna, i figli e i nipoti. Il rito funebre è stato celebrato, come rivela Il Piccolo, ieri nell' Abbazia di Rosazzo, in grande riservatezza e in forma strettamente privata. La storia di Livio Felluga e del suo vino si intreccia con la storia di quella particolare terra che circonda l'estremo nord est dell’Adriatico, il punto di contatto fra il Mediterraneo e l'Europa centrale. Storia di confini più volte cambiati, imperi scomparsi, guerre che sono passate, storie di genti che qui si sono fermate. E' la storia di una famiglia che è passata attraverso due guerre mondiali, è vissuta nell'Impero Austroungarico prima e nel giovane Regno d'Italia poi, ha abitato sulla costa rocciosa della penisola istriana e nella Grado lagunare, per stabilirsi quindi sui dolci contrafforti delle colline del Friuli. Il ritorno in Italia non fu facile per i reduci della Seconda Guerra Mondiale, soprattutto per chi aveva lasciato la famiglia in questo martoriato angolo dell'Adriatico.
Lo ritrovarono non più fiera testa di ponte dell'Europa: i confini fisici, politici ed etnici erano cambiati, stravolti per sempre, come lo stesso paesaggio agricolo e sociale della collina. La popolazione contadina se ne stava andando, impoverendo la terra e abbandonando colture, valori e tradizioni ad essa legati.
Livio Felluga dovette intraprendere una nuova battaglia per far risorgere la collina convinto che solo la rinascita della coltivazione di qualità poteva riportare la vita nella campagna friulana. Con grande coraggio cominciò a risistemare i vecchi vigneti e ad impiantarne di nuovi, introducendo idee e metodi innovativi.
Un lavoro duro fatto con grande caparbietà e passione che lo porterà nel corso degli anni a creare una delle più belle e significative realtà aziendali, acquisendo a pieno diritto il titolo unanimemente riconosciutogli di rifondatore della tradizione enoica friulana.
E’ stato definito un visionario, da sempre convinto che la terra e suoi frutti fossero fra i beni più preziosi. Proprio dalle colline di Rosazzo nel 1956 aveva iniziato la sua grande avventura di imprenditore, legando i suoi vini ai luoghi e alla loro cultura, scegliendo come logo delle sue etichette nel mondo, la carta geografica di queste terre. A chi si complimentava per i grandi successi, e ai tanti estimatori rispondeva in modo disarmante con la frase in dialetto istroveneto: Cossa go fato de grande? Amava ricordare le sue origini a Isola d' Istria, allora regno austriaco, dove il bisnonno e il nonno producevano refosco e malvasia. Il ricordo di quei vigneti terrazzati che guardavano il mare era ben vivo nella sua memoria e, forse proprio per un legame con queste sue origini, nel 1956 scelse, quando tutti abbandonavano la campagna, di affidare il suo destino di imprenditore alle colline che circondano la secolare Abbazia di Rosazzo, mettendo a dimora qui i primi venti ettari di vigneto, cresciuti di numero negli anni fino a raggiungere gli oltre 160 di proprietà. Dall' Istria alla fine della Grande Guerra con la famiglia approdò a Grado.
Dall' isola del sole alle terre del Friuli Venezia Giulia e poi nel mondo affidando a un'antica carta geografica, scoperta negli anni Settanta in una bottega di antiquariato, il compito di far riconoscere il suoi vini. Fu travolto dalla Seconda guerra mondiale. Quando tornò a casa dalla prigionia in pochi lo riconobbero. Ma gli stenti non fiaccarono la sua tempra. Era stato un autodidatta Livio Felluga, a causa delle vicende della Seconda guerra mondiale non aveva potuto seguire studi regolari: per questo con fierezza e commozione ricevette nel 2009 dall' università di Udine la laurea specialistica honoris causa in viticoltura, enologia e mercati vitivinicoli. La sua scomparsa lascia un grande vuoto, ma anche una ricchezza di umanità e capacità imprenditoriale. Oggi l'Azienda vanta un'estensione collinare nel Collio e nei Colli Orientali del Friuli di oltre 160 ettari di proprietà, di cui 155 a vigneto.
Maria Giulia Franco