Fino al luglio 2010 in Sicilia sono risultati attivi 3.017 pescherecci, il cui tonnellaggio medio è di poco superiore alle 20 tonnellate
; la diminuzione dei natanti è stata costante: più del 75% degli oltre 1.500 pescherecci ritiratisi dall’attività negli ultimi 10 anni sono usciti nel periodo tra il 2000 e il 2005; i posti di lavori persi nella filiera nell’ultimo triennio sono stati 4.500; la riduzione del pescato siciliano dal 2009 ad oggi è stata di circa il 30%. A ciò bisogna aggiungere una paradossale diminuzione dei prezzi alla banchina di molte specie insieme all’aumento costante e vertiginoso dei costi di produzione. Sono alcuni dei dati che emergono dalla bozza del «Rapporto Annuale 2010 sulla Pesca e sull’Acquacoltura in Sicilia», secondo cui gli effetti della crescita del prezzo del gasolio da autotrazione hanno aumentato considerevolmente l’incidenza del costo del carburante sui costi totali di gestione. Inoltre, le previsioni di un trend ancora crescente del prezzo del carburante per il 2011, mettono nuovamente in allarme il settore già in sofferenza. Infine, secondo il rapporto, per pescare un chilogrammo di pesce si consuma il triplo del gasolio rispetto ai Paesi europei. I costi energetici in pratica incidono oltre il 50% rispetto alla media europea. Il «Rapporto Annuale 2010», redatto dal Comitato scientifico dell’Osservatorio Mediterraneo della Pesca, sarà reso pubblico e presentato agli organi di stampa il prossimo 13 maggio presso la sede della Presidenza della Regione Siciliana, a Palermo. È redatto in tre lingue: italiano, inglese e francese, affinchè possa essere strumento utile anche ai Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, con i quali «è necessario – si legge in una nota – costruire comuni strategie per la salvaguardia e la tutela del patrimonio ittico».
Lo studio