Una bottiglia di vetro formato Magnum, che ha una capacità doppia rispetto alla consueta Bordolese da 0,75 litri, o ancora di più i formati particolari Jéroboam, pari a tre litri (4 bottiglie), e Mathusalem, che contiene sei litri di vino (8 litri), sono non solo di prestigio ma anche le migliori barriere contro il rischio ossidazione dei vini destinati a lunghi invecchiamento.
A studiare l'effetto-formato sulle bottiglie è una ricerca compiuta da Gianpaolo Andrich del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa e illustrata a Roma in occasione di un convegno di Assovetro. Dalle analisi emerge che nei quattro vini in esame (un bianco, un rosé, un rosso novello e un rosso strutturato) al diminuire del volume del contenitore utilizzato, tende ad aumentare il rapporto che intercorre tra la superficie esposta al trasferimento di materia (O2) e il volume del vino in questo contenuto. Nella Magnum, ha detto il ricercatore toscano, c'è il migliore rapporto tra volume e superficie esposta.
A far la parte del leone nelle forniture dell'industria del vetro alle aziende vitivinicole, precisa Marco Ravasi, presidente della sezione Contenitori in vetro di Assovetro, “restano comunque i formati Bordolese e Collio per spumanti. Il comparto vitivinicolo è un ottimo cliente: su 4 milioni di tonnellate di vetro prodotte l'anno sono destinate alla produzione di bottiglie in vetro 1,6 milioni di tonnellate e di queste circa 300mila vanno alle aziende spumantistiche, comparto in netta crescita e a forte vocazione all'export. Come lo è la produzione generale dei contenitori in vetro – conclude Ravasi – che nei primi dieci mesi del 2016 è cresciuta, rispetto allo stesso periodo del 2015, del 2,4%. La nostra sfida è renderle sempre meno fragili e al contempo più leggere per garantire trasporti e export del made in Italy abbattendo i costi per le imprese del vino”.
C.d.G.