(Filippo Mobrici)
È fissato per mercoledì 30 marzo, alle ore 17,30, presso il Polo Universitario Asti Studi Superiori, l’incontro conclusivo del progetto WildWine, dove sarà scelto il lievito autoctono di uve Barbera destinato alla commercializzazione, per giungere a una Barbera d’Asti Docg ancor più legata al proprio terroir, patrimonio universale dall’Unesco.
Partito nel 2012 grazie ai finanziamenti comunitari e capace di coinvolgere prestigiosi soggetti europei tra cui il Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, il progetto WildWine è nato con lo scopo di produrre vini maggiormente caratterizzati territorialmente per il tramite di lieviti autoctoni. Per giungere a questo risultato il gruppo di ricercatori del Disafa, Dipartimento Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, ha prima individuato dei ceppi dal potenziale enologico, e poi li ha sottoposti a una serie di ulteriori verifiche volte a valutare l’adeguatezza delle loro caratteristiche enologiche. È così che dopo quattro anni di lavoro si giunge aconfrontare, per il tramite di un’approfondita analisi sensoriale, i vini ottenuti dai due lieviti utilizzati in vinificazione, per stabilire quale sarà commercializzato da L’Enotecnica di Nizza Monferrato, anch’essa partner del progetto.
(Barbera d'Asti)
“Sono lieto di assistere alla conclusione di un progetto così importante per il nostro vino– dice il Presidente del Consorzio della Barbera d’Asti Filippo Mobrici -. La convinzione è che questo lievito autoctono, il primo a livello mondiale figlio di una zona vitivinicola patrimonio Unesco, sarà un ulteriore stimolo verso la caratterizzazione territoriale della Barbera, che, è bene ricordarlo, nasce sulle nostre colline prima di diventare testimone del Piemonte nel mondo intero”.
C.d.G.