(L'assessore alle Attività Produttive del comune di Palermo, Giovanna Marano)
di Rosa Russo
Rappresenta un vera geografia delle emozioni in grado di disegnare un itinerario fatto di storia e di sapori d’altri tempi. Un piccolo scrigno delle meraviglie posto nel cuore del Mediterraneo, dove sorge Palermo, nata come caput regni di un’isola complessa.
Ed è proprio da qui che prenderà il via la prima edizione del Palermo Street Food Fest. Un viaggio gastronomico alla scoperta del cibo da strada, proveniente da tante parti del mondo. Perché lo street food è fatto di prestiti e di curiosità per tutto quello che viene da lontano. Lo sa bene la città tutto porto, da sempre vocata all’accoglienza, che ospiterà il Festival dal 15 al 18 Dicembre. Un evento, questo, fortemente voluto dal Comune a conferma dell’impegno dell’Amministrazione per il rilancio dell’attrattività commerciale e turistica del centro cittadino. “Lo street food – spiega Giovanna Marano, assessore al Lavoro e alle Attività Produttive del Comune di Palermo – è sicuramente una delle tradizioni gastronomiche più importanti della città che ha radici molto antiche. Le classifiche internazionali riconoscono a Palermo, a livello internazionale, un posto di rilievo per quanto riguarda il cibo da strada in grado di raccontare anche l’interculturalità della città”.
Perché il Comune di Palermo ha voluto il festival Internazionale del cibo da strada?
“Una manifestazione di questo tipo attrae e richiama molte persone, molti turisti. Come amministrazione ci aspettiamo di poter caratterizzare un evento gastronomico come questo per sottolineare il valore storico e culturale del cibo da strada. Ci auguriamo che questo tipo di manifestazione cittadina, possa consolidarsi nel tempo grazie anche all’offerta straordinaria e varia che la città di Palermo è in grado di offrire per quanto riguarda lo street food. Si tratta di un festival che pur parlando di cibo, è in grado di raccontare anche l’interculturalità della città. Poche città hanno la diffusione quotidiana del cibo da strada che c’è a Palermo e noi intendiamo sottolineare la sua valenza storica e culturale”.
Uno dei luoghi in cui si svolgerà il Festival è la via Roma. Una buona parte di quella che un tempo è stata una via importante per lo shopping cittadino, oggi appare – soprattutto nella prima parte – come una strada abbandonata a sé stessa e con un triste susseguirsi di negozi chiusi. Pensa che manifestazioni come questa possano aiutare a far risorgere la via Roma?
“Abbiamo deciso di scegliere la via Roma proprio per dare un segnale di rigenerazione urbana importante che intende rispondere ad una esigenza specifica della città. Ci sono tante iniziative, oltre al festival in programma, che intendono rispondere a questa esigenza. Tutte queste vetrine chiuse rappresentano una ferita per la città anche per il suo tessuto commerciale ed economico. In questo caso lo street food è certamente un richiamo temporaneo, ma dobbiamo ricordarci che moltissime attività legate al cibo da strada, un tempo erano presenti nello storico mercato della Vucciria. Anche questo può essere un input importante e produttivo per risanare il processo di impoverimento che ha subito in questi ultimi anni la via Roma. Si potrebbe, allora, suggerire una nuova identità anche ai suoi dintorni, proprio attraverso la valorizzazione culturale del cibo da strada. Penso anche al mercato di Ballarò che non è poi tanto distante dalla Vucciria”.
Storia, monumenti, turismo, cibo rappresentano un ideale paradigma intorno al quale ricostruire l’identità di Palermo e il suo futuro prossimo. Nonostante le grandi potenzialità perché Palermo non riesce ancora a spiccare il volo?
“Palermo ha certamente delle peculiarità straordinarie. Come dice sempre il nostro sindaco non possiamo paragonarla ad una città del Nord Europa, non possiamo pensare che diventi una città tedesca. La bellezza di Palermo va accettata così come è, con tutte le sue contraddizioni. Una città mediterranea piena di sapori e di odori differenti dalle altre città europee e molto apprezzata dai turisti. Dovremmo impegnarci a trovare tutti un fronte comune in grado valorizzare veramente la bellezza della città. Una bellezza che deve essere concepita come riforma per lo sviluppo: dovremmo, prima di tutto, imparare a diventare i migliori imprenditori di noi stessi, cominciando a riprogettare lo sviluppo locale, pensando che la bellezza della città è il punto di partenza. Una risorsa, questa, che va difesa, valorizzata, e proposta nel migliore dei modi. Molte città europee hanno potenziato la loro capacità di sapersi proporre e valorizzare, rimanendo impresse nella memoria del turista. E’ necessario attrezzarci ancora di più su questo fronte, per dare una grande svolta alla città, costruendo così anche un rinnovato senso civico”.
C’è un cibo da strada che ama di più?
“L’arancina, per me, rappresenta il cibo da strada per definizione. Si tratta di una vero e proprio rito. Sono di origine catanese ma per me l’arancina è di genere femminile e la mia preferita è al burro anche se mi piace pure quella alla carne. Non ho dei ricordi familiari legati alla preparazione delle arancine che è un piatto che amo anche perché è un cibo già cotto che devo consumare in piedi e non devo necessariamente prepararlo a casa”.